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Il vademecum del bravo giudice BJCP

Dai tempi del mio primo esame BJCP – correva l’anno 2017 – ho partecipato a diverse giurie di concorsi, in Italia e all’estero. Ricordo come inizialmente mi sentissi un po’ spaesato, non sapendo bene quello che dovevo fare quando sedevo in giuria. In realtà, il BJCP spiega abbastanza bene come comportarsi in questi casi. Però, diciamoci la verità: chi li legge questi documenti? In pochi. Oltretutto, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, come si suol dire. Una cosa è la teoria, tutt’altra è la pratica. Con il passare del tempo e l’alternarsi delle giurie, ho iniziato a seguire alcune accortezze che mi aiutano ad arrivare con la giusta preparazione alla giornata della giuria e a non perdere la concentrazione durante l’assaggio delle birre.

Non sempre tutto funziona per il verso giusto, ma avere una routine e portarsi dietro piccoli accessori può aiutare a concentrarsi meglio. La concentrazione e la preparazione sono essenziali quando si partecipa a una giuria che, è bene ricordarlo, non è una festa di reunion per i giudici, ma un concorso di birre da valutare con la massima attenzione. La mia esperienza personale è relativa soprattutto ai concorsi per homebrewer, visto che ho partecipato solo a un paio di giurie di concorsi per birrifici. L’approccio è molto diverso tra le due tipologie di concorsi, molte delle cose che dirò nel seguito sono inapplicabili in contesti più grandi dove si valutano, spesso per diverse giornate, birre spedite da birrifici.

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Prima della giuria

Se lasciamo da parte la formazione continua (leggi anche bere con intelligenza esempi di stile e soprattutto viaggiare per assaggiare birre in loco), il giudice medio non si preoccupa troppo di prepararsi prima di un concorso per homebrewer. Di solito ci si mette in viaggio la mattina stessa o la sera precedente alla giuria, si arriva in loco, si scambiano quattro chiacchiere e si parte con la giuria. Nei concorsi a stile libero, dove non si sa quali stili capiteranno al proprio tavolo, non si può fare molto altro. Mettersi a ripassare l’intero manuale degli stili BJCP il giorno prima non avrebbe molto senso. Anche perché si possono tranquillamente consultare le linee guida durante il concorso – non siamo all’esame.

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Nei concorsi a tema, dove la scelta degli stili in cui iscrivere la birra viene ristretta, un ripasso veloce prima di sedersi al tavolo della giuria può invece tornare utile. Più che rileggere le linee guida la sera prima, può essere interessante muoversi per tempo per assaggiare nuovamente qualche esempio classico degli stili oggetto del concorso. Se so che devo andare a sedere nella giuria di un concorso dedicato agli stili del Belgio, ad esempio, preferisco fare un ripasso nei giorni antecedenti al concorso acquistando magari qualche esempio classico di stile di facile reperibilità come Westmalle, Duvel, St. Bernardus o Dupont.

Nel caso di concorsi dove il perimetro degli stili è ancora più ristretto, può aver senso fare una verticale su uno o due stili oggetto del concorso. Per esempio, in occasione dell’edizione di quest’anno del concorso Damned In Black che si è tenuta il 26 ottobre e che ha visto come stile ospite le Quadrupel, ho reperito una Chimay, una Rochefort, una Straffe Hendrix, una St. Bernardus e una Westvleteren 12. I occasioni del genere le assaggio a batterie di tre (di più non è fattibile), facendomi magari aiutare da qualcuno (di solito si immola mia moglie) per non doverle bere tutte in una serata e ovviamente per non buttarle nel lavandino. Trovo che questo approccio sia molto educativo e anche interessante.

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Per quanto riguarda la preparazione alla giuria dal punto di vista “fisico”, cerco sempre di non esagerare con il bere la sera precedente al concorso, e di mangiare leggero. Alcuni giudici addirittura sostengono l’approccio “no alcol” per la giornata prima del concorso. Ammetto che sarebbe l’ideale, ma non sempre è fattibile. Almeno per me, i concorsi per homebrewer rappresentano anche un’occasione per viaggiare, visitare posti nuovi (o tornare in posti del cuore) e incontrare nuovi e vecchi amici.

Se arrivo nella location del concorso la mattina stessa e la notte la passo a casa mia, non bere la sera prima è facile. Se invece arrivo la notte precedente, capita quasi sempre di passare una serata tra amici, sia in compagnia di altri giudici che di homebrewer. In questo caso, astenersi totalmente dall’alcol non è cosa facile. Quello che cerco di fare, però, è bere poco, una o due birre al massimo, possibilmente leggere. Evito di mangiare pesante, tipo piattoni di stinco di maiale con patatine fritte, e cerco di andare a letto a un’ora decente. C’ho pure un’età.

Ecco, credo che questo sia molto importante. Ammetto di provare un certo fastidio quando vedo sui vari profili social foto di giudici che sembrano trascorrere la serata – o intere giornate – precedenti al concorso a bere dalla mattina alla sera. Alzo le mani prima che qualcuno vada a cercare sui miei profili social: è capitato anche a me di comportarmi in questo modo, ma proprio per questo – per averlo vissuto in prima persona – cerco di non farlo più e lo sconsiglio vivamente.

In primo luogo, come forma di rispetto verso gli homebrewer che partecipano al concorso. A me non farebbe piacere constatare che chi valuta la mia birra arriva al tavolo in hangover dai bagordi della sera precedente. Anzi, mi darebbe alquanto fastidio. Ma la motivazione per evitare bagordi la sera prima è anche, banalmente, fisiologica. Giudicare birre con lo stomaco sottosopra e il cerchio alla testa non porta buoni risultati. Per carità, ciascuno regge l’alcol in modo diverso, ma in ogni caso bere eccessivamente la sera prima della giuria influisce negativamente sulle prestazioni del giorno seguente. Se ci associamo poche ore di sonno perché magari abbiamo fatto pure tardi con gli amici e una sveglia la mattina presto per arrivare puntuali alla giuria, il pasticcio è presto fatto.

Cosa portarsi dietro per la giuria

Teoricamente, non servirebbe portare nulla. Gli organizzatori del concorso fornisco in genere tutto l’occorrente: le schede (ormai, sempre più spesso, sono già compilate con nome, cognome, ID ed email del giudice), penne/matite, acqua e cracker. Tuttavia, io preferisco portare sempre con me alcune cose che mi fanno sentire a più a mio agio e mi facilitano il lavoro. Nello specifico:

  • Le linee guida BJCP nell’ultima versione. Anche se ne esiste una comoda versione digitale integrata in una App, preferisco portare la mia storica copia cartacea. Anzitutto, per evitare di usare il cellulare che mi può distrarre con notifiche e messaggi. Preferisco tenerlo in modalità silenziosa, lontano dalla vista. Ma, soprattutto, le mie linee guida cartacee sono ormai ampiamente sottolineate e piene di appunti. Quando apro la descrizione di un determinato stile, in due secondi ne recupero i tratti essenziali senza dovermi leggere l’intera descrizione.
  • La mia matita a mine. Scrivere è faticoso, specialmente quando si deve scrivere tanto e si è poco abituati a farlo. Con il tempo ho capito che la matita con mina HB è quella con cui mi trovo più a mio agio e che mi fa sforzare meno il polso. È quella con cui scrivo in modo più chiaro. La porto sempre con me, insieme a una gomma e alle mine di riserva.
  • Un foglio con una tabellina per appuntare i voti assegnati alle birre. Ormai anche questo viene fornito spesso dagli organizzatori, ma è comodo averlo a portata di mano. Man mano che il flight di birre va avanti, è utile avere come riferimento i voti assegnati alle birre già assaggiate, in modo da valutare a colpo d’occhio se la birra che abbiamo nel bicchiere, nel caso di voto alto, possa prendere il posto di una precedente per passare al Best Of Show (BOS). Altrimenti, si rischia poi di mandare al BOS una birra che merita meno, solamente perché non ci ricordavamo che ad un’altra avevamo dato un voto più alto, magari perché era la prima del flight.
  • Una calcolatrice. Lo so, può sembrare ridicolo, ma nella foga della giuria mi è capitato di sbagliare la somma dei voti sulla scheda. E mi è anche capitato di ricevere schede con la somma errata. Spesso chi raccoglie le schede fa un controllo, ma non sempre è così. Mi sento più tranquillo facendo un controllo da solo con la calcolatrice, prima di consegnare la scheda compilata.

Durante la giuria

Nel corso della valutazione delle birre è bene comportarsi correttamente. Per non disturbare gli altri, per rispetto verso gli homebrewer che partecipano alla gara ma soprattutto per non compromettere il processo di valutazione. Per quanto si tratti di norme comportamentali ben note e riportate anche nel già citato manuale BJCP, tante – troppe – volte mi è capitato di trovarmi in giurie dove prevalgono comportamenti irrispettosi o quantomeno fastidiosi per chi è al tavolo a giudicare le birre.

Anzitutto, è bene evitare di esplicitare con l’espressione del viso cosa si pensa della birra che si sta assaggiando. Questo perché tra i presenti (magari proprio tra chi serve le birre ai tavoli) potrebbe esserci il produttore della birra, che potrebbe rimanerci male se l’espressione che si dipinge sul nostro viso non è delle più lusinghiere. Ma questo capita di rado. Capita invece più frequentemente che la nostra espressione vada a influenzare la valutazione del giudice che ci troviamo davanti. In generale, è meglio non interagire con l’altro giudice fino a quando non si è deciso il voto da dare alla birra, magari avendo cura di appuntarlo su un foglio a parte prima di discuterne, in modo da poterlo cambiare senza pasticciare con la scheda. Un’espressione facciale contrariata è una forma di comunicazione. Meglio evitare.

A volte, per stili di birra difficili da valutare – come quelle con aggiunta di spezie o frutta, o anche le IGA, dove lo stile è piuttosto ampio – si può decidere, d’accordo con l’altro giudice, di discutere della birra dopo aver compilato tutti i campi tranne la sezione overall, avendo però assegnato il voto. Nel caso in cui, discutendo, si cambi parzialmente idea variando significativamente il punteggio (magari perché si decide, di comune accordo, di premiare maggiormente la creatività rispetto allo stile base in una birra alle erbe), si eviterà di avere un voto numerico non allineato al commento finale.

Attenzione alla prima birra del flight: questo voto – specialmente se la birra è buona – influenzerà anche la valutazione numerica delle birre successive. Se si dà un voto troppo alto alla prima birra, magari presi dall’entusiasmo iniziale, si rischia poi di dover alzare eccessivamente i voti successivi per far passare un’altra birra al BOS. Viceversa, se si assegna un voto troppo basso alla prima birra, magari perché non ci si vuole sbilanciare da subito, si rischia poi di far passare altre birre al BOS anche se meno valide, solo perché sulla prima non ci siamo voluti sbilanciare. Per queste ragioni è importante tenere bene in vista i voti dati a tutte le birre durante il flight, in modo da regolarsi strada facendo. Alla fine dei conti, la cosa più importante è che si portino al BOS le birre migliori; il voto assoluto, in sé, conta meno. Ma è bene comunque farci attenzione.

Rimanere aperti sempre alla discussione con l’altro giudice è importante. Bisogna sempre essere disposti a tornare sui propri passi se le argomentazioni dell’altro giudice ci sembrano convincenti. Allo stesso tempo, però, è anche importante non farsi condizionare eccessivamente, magari solamente perché siamo di fronte a qualcuno che ha più esperienza di noi. Mantenere un tono calmo è essenziale, mentre si argomentano le proprie posizioni. In caso di divergenze drastiche, è bene chiamare un terzo giudice per avere un parere. Sembra pleonastico scriverlo, ma evitiamo di passare il tempo a fare foto per postarle sui social. Va bene una foto all’inizio, quando ancora non ci sono birre sul tavolo, o alla fine. Ma ho visto postare foto durante la giuria, a volte anche con i numeri delle birre in bella vista. Questo no, ecco. Cerchiamo di evitarlo.

Dopo la giuria

Una volta chiusa la giuria e proclamato il podio, possiamo rilassarci. A questo punto ci si può dirigere al banco spine, se il concorso si tiene in un birrificio (come accade spesso) e assaggiare qualcosa. Oppure, meglio ancora, farsi una chiacchierata con gli altri giudici e – sperabilmente – anche con qualche homebrewer. A me piace chiedere all’organizzazione di recuperare le ultime bottiglie – se sono avanzate – delle birre in concorso che altri giudici hanno reputato interessanti. Oppure assaggiare le birre degli homebrewer che sono presenti, se ne hanno portate. Personalmente, il dopo-concorso è il momento che mi piace di più, motivo per cui cerco sempre di non scappare di corsa alla fine della giuria. Ovviamente, manco a dirlo, è bene fare attenzione a bere responsabilmente e fermarsi presto con le bevute se si va via in macchina.

Un’ultima parola sui post social dopo il concorso, che mi capita di leggere spesso, condivisi dai vari giudici. Posso dirlo? Sono tutti uguali: bell’ambiente, fantastico concorso, grandi amici, grande organizzazione. Li ho condivisi anche io, lo ammetto. Ma mi sono stufato di scriverli e di leggerli. Il mio impegno per il futuro è parlare più delle birre del concorso, raccontando magari quale mi hanno colpito di più e perché. Oppure, non scrivere nulla. Promesso. Perché alla fine, non dimentichiamolo, il centro dei concorsi per gli homebrewer sono le birre, non i giudici.

Francesco Antonelli
Francesco Antonellihttp://www.brewingbad.com/
Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Tra i fondatori del blog Brewing Bad, produce birra in casa a ciclo continuo. Insegna tecniche di degustazione e produzione casalinga. Divoratore di libri di storia e cultura birraria. È giudice certificato BJCP (Beer Judge Certification Program).

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