Le Isole Faroe (Fær Øer) sono un arcipelago di 18 isole vulcaniche situato nell’Oceano Atlantico settentrionale, tra l’Islanda e la Norvegia e a nord della Scozia. Fanno parte del Regno di Danimarca, ma la politica interna è regolata da un governo autonomo che ha deciso di tenere le Isole al di fuori dell’Unione Europea, soprattutto per questioni legate alla politica nel settore della pesca e dall’area Schengen. È possibile raggiungerle in aereo, presso l’aeroporto di Vágar, con voli da Danimarca, Norvegia, Regno Unito, Islanda e Francia, oppure via mare da Islanda e Danimarca.
Le Isole Faroe sono la meta ideale per chi ama fare trekking e offrono paesaggi semplicemente magnifici. Ci sono percorsi per tutti i livelli di difficoltà. Per muoversi è consigliato il noleggio di un’automobile, che permette di vsitare agilmente le varie isole dell’arcipelago. Le più grandi, infatti, sono collegate fra loro da avveniristici tunnel sottomarini. È caldamente consigliato acquistare una scheda sim locale: essendo al di fuori dell’UE, il roaming è molto caro. Premettendo che il trekking era il motivo della mia quattro giorni in loco, da buon “beer hunter” ne ho approfittato per scoprire la particolare scena birraria locale.
Gli abitanti delle Isole Faroe sono grandi amanti della nostra bevanda e hanno deciso di evitare il più possibile di bere birra che deve essere trasportata per 2.000 chilometri prima di essere bevuta. Per questa ragione, nell’arcipelago, che conta poco più di 50.000 abitanti, sono attivi ben 4 birrifici.
Quello storico, nonché il più grande e importante, è Föroya Bjór (sito web), il cui nome significa “La birra delle Faroe” e che ha nel logo una pecora, animale onnipresente nell’arcipelago. Si tratta di un birrificio industriale che ha aperto nel lontano 1888 e che oggi produce all’incirca 20.000 ettolitri l’anno, distribuiti in una ventina di tipi di birra differenti (soprattutto Pilsner, Lager e IPA). Nel tempo la produzione si è allargata all’acqua minerale e alle bevande analcoliche. Il birrificio ha sede a Klaksvik, seconda città per importanza delle Faroe, ma le loro birre si trovano un po’ ovunque. Le più diffuse sono la Veðr (Pilsner) e la Gull Export (una Export Lager). Tenendo presente che hanno un livello qualitativo medio-basso, ho trovato più interessante la Sluppol (Amber Ale).
Föroya Bjór è stato l’unico produttore delle Isole Faroe fino al 2006, anno di nascita del primo produttore di birra artigianale dell’arcipelago, Okkara (sito web). Il grande interesse suscitato da questo nuovo marchio ha però fatto sì che nel 2020 fosse rilevato proprio da Föroya Bjór. Il microbirrificio Okkara è situato nell’isola di Stremoy, a una ventina minuti di auto dalla capitale Tórshavn, e produce una decina di birre di stile diverso (Pilsner, Lager, Porter, Stout and IPA). Porter e Stout sono di buon livello.
Ma il monopolio della Föroya Bjór era comunque destinato a finire. Nel 2020, quando Okkara è stata acquisita, un gruppo di imprenditori di Tórshavn, insieme a Petur Petersen, ex Chief Executive proprio di Okkara, ha fondato OY Brewing (sito web), un brewpub che ha aperto un locale nella capitale e che al momento produce prevalentemente Pilsner e IPA (OY significa “isola”).
L’ultimo birrificio, infine, è dislocato nell’isola più meridionale dell’arcipelago, Suðuroy. Si tratta del nano birrificio Biskupskelda (sito web), fondato da un gruppo di amici appassionati di birra nel 2020. Nella lingua del luogo “biskupskelda” significa “la fontana del vescovo” e si ispira al nome di una delle fonti della città di Vagur dove ha sede l’azienda. Al momento la linea di produzione prevede una sola birra “fissa”, la Huldugentan (NEIPA), mentre altre birre vengono prodotte stagionalmente per eventi particolari.
Dal punto di vista dei locali, a parte le tap room dei birrifici già citati, nella capitale Tórshavn segnalo due pub interessanti. Il primo è il Mikkeller Tórshavn (sito web), l’avamposto più a nord del discusso birrificio danese. Situato nel pittoresco centro storico della capitale, il locale con le sue 16 spine, tutte adibite a produzioni di Mikkeller, offre la scelta più ampia e qualitativamente alta dell’intero arcipelago. A prezzi stellari sono presenti anche svariate bottiglie di Mikkeller Baghaven, la linea, purtroppo ormai in dismissione, di fermentazioni spontanee e blend di Mikkeller.
L’altro locale è il Sirkus Bar (sito web), situato nella zona del porto turistico di Tórshavn. È un locale a due piani e a quello inferiore ospita Bjorkovin, cioè la tap room del birrificio islandese Borg Brugghús (sito web) che propone le proprie referenze sia alla spina, sia in bottiglia. Di buona fattura la loro sour fruttata Helga N69, non eccezionali gli altri prodotti. Il piano superiore è invece dedicato alle birre locali, con larga prevalenza dei prodotti di Föroya Bjór, e vi è possibile anche cenare.
Per gli amanti delle birre artigianali, le isole Faroe offrono quindi una discreta scelta e varietà, almeno in rapporto alle aspettative. La qualità non è eccelsa e i prezzi nei locali sono piuttosto elevati (9-10 euro a birra, come nei paesi scandinavi), per non parlare di quelli dei ristoranti. Si risparmia qualcosa, soprattutto sulle birre in lattina dei birrifici locali, se si acquista nei Rúsdrekkasøla Landsins (conosciuti colloquialmente in loco come “rúsan”), spacci statali dove vengono venduti gli alcolici (nelle Isole Faroe è vietata la vendita di alcol nei supermercati). Consigliatissimo, soprattutto se si noleggia un’automobile all’aeroporto, rifornirsi direttamente al duty free dell’aeroporto come fanno i locali – e i piloti degli aerei! – dato che i prezzi sono molto vantaggiosi. Skol!