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Birrificio lombardo cede impianto completo con sala cottura, fermentatori e attrezzature

Birrificio attivo da 10 anni in Lombardia cede per...

Vendesi imbottigliatrice manuale a gravità

Vendesi riempitrice per bottiglie a gravità marca Polsinelli. Riempitrice...

Vendesi impianto completo da 10 hl (in alternativa affitto stabile + impianto)

Per motivi di spazi e gestione, vendo intero impianto...

Torniamo a dare un’occhiata alle nuove birre italiane

Finita la fase di rodaggio per questo nuovo 2013, torniamo a occuparci delle novità dei birrifici italiani. Partiamo allora dall’ultima nata in casa Birrificio del Forte, che andrà a rimpolpare la gamma delle produzioni base. Si tratta della Regina del Mare, una Belgian Ale  bruna e piuttosto alcolica (8%), con profumi di frutta candida e caramello e una nota speziata in sottofondo. Al palato emerge una morbida dolcezza di frutta secca e un lieve tocco agrumato. Si accompagna al meglio con pietanze ricche, ma si adatta molto bene anche in solitaria, come rilassante dopocena. La Regina del Mare è regolarmente disponibile dallo scorso lunedì.

Restiamo in Toscana perché a metà dicembre il TNT Pub di Bibbiano ha presentato la sua nuovissima linea di birre. Come raccontato da Alberto Laschi su In Birrerya, si tratta di una vera e propria beer firm: già da ora sono disponibili 3 birre a marchio Buonconvento, realizzate presso il birrificio Angel di Prato. La nazione di riferimento è il Belgio – difficile immaginare il contrario visto che l’idea nasce dagli stessi organizzatori del Villaggio della Birra – con un occhio di riguardo verso gli stili più classici.

La Buonconvento Blond (4,9% alc.) è una Golden Ale leggera e dissetante, con un buon equilibrio e una piacevole astringenza finale; la Buonconvento Ambrio è assimilabile a una Dubbel, morbida e rotonda, con aromi fruttati e tostati e un contenuto alcolico non indifferente (7,2%); la Buonconvento Tripel (8,5% alc.) infine è fedele allo stile, con corpo pieno, carattere speziato e fruttato e un finale con il luppolo in evidenza.

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Spostiamoci di qualche chilometro più a sud per raccontare l’ultima trovata della Birra del Borgo, annunciata negli scorsi giorni. Partendo dalla scoperta che vespe e calabroni sono vettori di microrganismi responsabili della fermentazione di birra, vino e pane, Leonardo Di Vincenzo ha deciso di lanciare una nuova serie di produzioni, appartenenti al cosiddetto “progetto Vespa”. Il prof. Duccio Cavalieri – tra i ricercatori che hanno compiuto la scoperta e già chiamato in causa per l’Etrusca – ha fornito al birrificio alcuni lieviti recuperati da stomaci e intestini dei suddetti insetti, utilizzati poi per la realizzazione di due birre inedite negli impianti delle Birrerie di Eataly Roma e New York.

La prima birra a vedere la luce è stata la Maia, realizzata con 40% di mosto di malto, 30% di miele e 30% di mosto di malvasia. È brassata con 3 ceppi di lievito selezionati in laboratorio e provenienti dagli stomaci delle vespe: i microrganismi hanno lavorato bene, lasciando la birra piacevolmente secca. La seconda birra è invece la Calabrone, realizzata con miele di castagne e millefiori, mosto di pinot nero e lieviti provenienti dagli intestini delle vespe. Se ne volete sapere di più, potete dare una letta al post di presentazione del progetto.

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Restiamo in quel di Borgorose perché è presso il Vecchio Birrificio di Birra del Borgo che ha visto recentemente la luce la Bermuda IPA, prima produzione di In3pid Brewing, realizzata in collaborazione con i ragazzi di Brewing Squad. Si tratta di una South Pacific IPA prodotta per i beershop romani Fermento e Santo Bevitore. La ricetta prevede grandi quantità di luppoli Galaxy e Nelson Sauvin e dry hopping di Citra, Galaxy e Bramling Cross. Gli aromi chiaramente sono quelli forniti da luppoli “esotici” di qual tipo: mango e frutta tropicale su tutto, con un finale discretamente amaro. La Bermuda è ovviamente disponibile presso i due suddetti beershop.

Sul finire dello scorso anno il birrificio BiRen ha lanciato la sua ultima creazione, molto interessante. Si chiama Sabine ed è un’alta fermentazione molto alcolica (9,5%) che prevede l’impiego di saba. La saba, o sapa, è il mosto di vino cotto, molto diffuso nelle tradizioni culinarie di Sardegna, Emilia-Romagna e Marche. Se non sbaglio l’unico birraio italiano che in passato si è cimentato con questo particolarissimo ingrediente è stato il sardo Nicola Perra del Barley, che l’ha utilizzato per le sue BB10, BB Evò e BB9. Ora è il momento di BiRen e sarà sicuramente avvincente verificarne il risultato finale.

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Infine nelle tante panoramiche sulle birre natalizie pubblicate a fine 2012 non sono riuscito a inserire quella inedita del birrificio Beer In. Si chiama Xmas Babi ed è una versione speciale della L Babi, in cui è stato utilizzato miele di rododendro al posto di quello d’erica e luppolo  (qualità Magnum) proveniente esclusivamente da un raccolto di proprietà. È stata prodotta solo in 400 esemplari numerati… chissà che qualche bottiglia non sia sopravvissuta alle passate festività natalizie!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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10 Commenti

  1. La Maia l’ ho assaggiata il 3 quando Brooks l’ ha presentata a Eataly, a me è piaciuta.
    Andrea prima che animalisti, vegetariani, vegani e altri diversamente onnivori ti facciano domande per loro lecite ma per me no, i lieviti sono estratti in maniera non violenta e coltivati in vetrino…
    Se amate le iperluppolate non fa per voi, visto che il miele e il malto pils troneggiano, per poi esser tagliati dal mosto di malvasia che bilancia non rendendo ‘sta birra stucchevolmente dolce e da una nota acidula ancora lieve ma che Brooks confida aumenti con la rifermentazione in fusto.
    Insomma merita l’ assaggio che io ho anche bissato, ma occhio che ha 7° e la dolcezza li nascondono bene, ma poi ariveno, ah se ariveno!
    Mo so’ curioso della Bermuda, le south pacific pale ale mi intrigano.

  2. che due palle guarda, come è uscito il mio pezzo sulla Maia mi hanno iniziato a fare ste domande, ho dovuto sentire Brooks per dare una risposta ufficiale.
    Nel mentre rispondevo “salva una pianta, mangia un vegano”

  3. Ho provato la Bermuda e devo dire che è una IPA davvero piacevole, molto equilibrata. Per chi è interessato fino a ieri era ancora disponibile da Birra +, oggi non saprei.

    P.S: La Maia e la Calabrone sono disponibili alla spina/pompa o in bottiglia?
    Grazie

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