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Questione di pinte: la mia recensione

Uno dei limiti che la birra artigianale italiana ha mostrato sin dalla sua nascita è stata una certa difficoltà a uscire da una dimensione autoreferenziale. Da un punto di vista comunicativo, infatti, è riuscita solo sporadicamente a raggiungere il grande pubblico, preferendo invece rivolgersi continuamente alla “setta” degli appassionati. Una strategia più facile da mettere in atto e di certo più confortevole, ma che ha frenato drasticamente le potenzialità del nostro settore. Una delle sfide per i prossimi anni sarà perciò la realizzazione di un cambio di registro: sforzarsi di uscire dalle dinamiche stabilite in più di 20 anni di birra artigianale e provare ad abbracciare una platea più ampia, senza rinunciare a fare cultura birraria in maniera corretta. Un esempio di ciò che intendo è incarnato nel libro Questione di pinte di Daniele Cogliati, novità editoriale di inizio luglio che ho avuto occasione di leggere negli scorsi giorni.

Come spiegato in sede di presentazione, Questione di pinte è una sorta di manuale leggero rivolto a un pubblico composto essenzialmente da neofiti. L’errore che commettiamo spesso è di pensare che la birra sia un argomento interessante a priori, nel quale chiunque può trovarsi a suo agio dopo qualche rapida spiegazione. In realtà, come accade in tutti i settori “specialistici”, un approccio del genere può spaventare il curioso alle prime armi: se ci si prende troppo sul serio e si cominciano a utilizzare termini tecnici senza il necessario rodaggio, si finirà per allontanare il lettore anziché avvicinarlo alla materia. Questione di pinte sembra tenere in mente questa regola sin da subito: il sottotitolo chiarisce immediatamente l’impostazione dell’opera (“Libretto in 4 sorsi”), mentre i titoli dei capitoli sfruttano con arguzia divertenti giochi di parole e un linguaggio diretto ed esilarante. I primi ingredienti sono perfetti per mettere a proprio agio chi di birra sa poco o nulla.

Anche la struttura del libro è piuttosto leggera, benché rincorra il non facile obiettivo di riassumere tutto lo scibile birrario (o almeno quello di “primo livello”) in poco più di 150 pagine. I capitoli affrontano nell’ordine la storia della bevanda, le materia prime, le tecniche di degustazione, il concetto di stile birrario, le principali tipologie brassicole e le evoluzioni della birra in Italia. L’ultimo capitolo, intitolato Tips & tricks, si occupa di fornire alcuni suggerimenti preziosi (servizio, conservazione, ecc.) e di confutare gli immancabili falsi miti sulla bevanda. Inutile specificare che, a parte qualche digressione più approfondita, l’esposizione rimane su un livello abbastanza superficiale: non è una critica, sia chiaro, ma un’ulteriore conferma dell’impostazione del libro. In questo senso risulta decisamente apprezzabile il lavoro di sintesi compiuto da Daniele Cogliati, peraltro arricchito da nozioni sempre precise e puntuali che denotano la sua ottima preparazione sull’argomento.

Sin dalle prime righe Questione di pinte ricorre a un linguaggio divertente e leggero, aspetto quasi mai presente nelle pubblicazioni italiane a tema birrario. Riuscire a far convivere questo registro con le finalità divulgative dell’opera non è impresa facile e fisiologicamente alcuni capitoli tendono a diventare in parte più didascalici. In termini generali però il libro risulta pienamente coerente con le sue premesse: offrire uno spaccato dell’intera cultura birraria internazionale, esponendo i concetti in maniera agile e brillante così da abbracciare un pubblico ampio e alle primissime armi. La lettura scorre in maniera piacevole e veloce e vi ritroverete a finire il libro nei proverbiali “quattro sorsi” annunciati dal sottotitolo. Proprio per questa ragione si avverte forse la mancanza di elementi grafici utili a fissare la memoria, come specchietti per riassumere i principali stili birrari del mondo. Questa soluzione avrebbe parzialmente violato l’impostazione generale, ma di contro sarebbe risultata utile per ricapitolare i concetti più importanti.

Questione di pinte è un esperimento molto interessante, che cerca di percorrere strade mai affrontate prima dall’editoria di settore in Italia. Sono molto curioso di capire come sarà accolto dal mercato, perché le sue potenzialità sono decisamente ampie. Daniele Cogliati ha compiuto un ottimo lavoro, riuscendo a sfatare il mito per cui i contenuti rivolti a un pubblico più ampio sono necessariamente di bassa qualità: Questione di pinte, invece, riesce a unire un’impostazione leggera a una precisa esposizione dei concetti birrari. In tal senso il libro traccia una strada che mi auguro molti cercheranno di percorrere nei prossimi anni.

Questione di pinte è un’ottima pubblicazione e ne consiglio l’acquisto, chiaramente subordinandolo però al vostro personale grado di preparazione in termini birrari. Se siete completi neofiti e cercate un libro che vi introduca con leggerezza al fantastico mondo della birra, tenetelo in seria considerazione. Se invece possedete già diverse conoscenze sull’argomento e siete interessati a un manuale sulla bevanda, vi conviene orientarvi verso pubblicazioni più tecniche in base al vostro livello di conoscenza. Questione di pinte è comunque un libro valido anche per l’appassionato che vuole dedicarsi a una lettura rapida e leggera: non aggiungerà nulla o quasi a nozioni già acquisite in precedenza, ma risulterà piacevole e defaticante. Senza considerare che è un ottimo regalo per l’amico alle prime armi che volete convertire alla straordinaria bevanda di Cerere.

Questioni di pinte è disponibile sul sito di Teka Edizioni.

Questioni di pinte
di Daniele Cogliati
Teka Edizioni
Pagine: 176
Prezzo: € 12

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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