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Gli impressionanti numeri del mercato del luppolo negli Stati Uniti

Come avrete notato nelle ultime settimane abbiamo spesso trattato il tema “luppolo”, declinato in diversi modi. Lo abbiamo fatto non per un capriccio personale, ma perché era necessario coprire alcuni argomenti che, in un modo o nell’altro, erano diventati di interesse generale per il nostro ambiente. Ciò conferma quanto il luppolo rimanga centrale non solo nella narrazione della birra artigianale, ma anche nelle scelte dei birrifici e nelle dinamiche del mercato internazionale. Nonostante la riscoperta delle Lager, nonostante il successo delle birre affinate in legno, le birre luppolate continuano a dominare l’offerta dei pub di tutto il mondo. Il luppolo è stato l’ingrediente che ha guidato la rivoluzione craft e, a distanza di decenni, è ancora qui a rivestire il ruolo di protagonista assoluto. Ma come è evoluto il settore della coltivazione in questi anni? Quali sono le varietà più disponibili sul mercato? A queste domande risponde, almeno per quanto riguarda il contesto statunitense, l’associazione Hop Growers of America, che ogni anno pubblica un report molto interessante e dettagliato.

L’ultima edizione del report, relativo all’anno 2021, è disponibile da qualche settimana sul sito dell’associazione nella sezione Statistics (è consultabile qui in formato pdf). In passato il documento si concentrava esclusivamente sul Pacific-Northwest, l’area cioè tradizionalmente legata alla coltivazione del luppolo, ma da quest’anno raccoglie anche i dati di altri 26 stati americani. Per gli USA il 2021 è stato un anno record, nonostante le difficoltà collegate alle condizioni climatiche: sono stati prodotti 116,5 milioni di libbre di luppolo (circa 53.000 tonnellate) per un incremento di quasi il 12% rispetto al raccolto del 2020, sfruttando peraltro un’area di coltivazione aumentata del 4% negli ultimi dodici mesi. Il dato non solo dimostra la continua crescita del comparto, ma rappresenta una sorta di premio ai coltivatori che, con accorgimenti mirati, sono riusciti a evitare i problemi di caldo occorsi nel mese di giugno, quando sulla costa pacifica il termometro ha superato i 45 °C.

Non è un caso che il documento si concentri sull’area del Pacific-Northwest, poiché la produzione di luppolo negli Stati Uniti arriva praticamente tutta da quella zona. Se infatti escludiamo dal computo gli stati di Washington, Oregon e Idaho, i restanti non arrivano neanche all’1% di tutta la produzione di luppolo del paese. Tra i tre menzionati prima, la parte del leone spetta a Washington, che il 73% di tutti i luppoli del Pacific-Northwest, con un incremento del 14% rispetto al 2020. A proposito di incrementi, la serie storica ci dice che negli ultimi 10 anni la superficie di terreno degli Stati Uniti destinata alla coltivazione del luppolo è più che raddoppiata. Anche questo è un dato impressionante, perché parliamo di un periodo in cui il mercato della birra craft aveva già raggiunto una certa maturità. È allora possibile – ma questa è una supposizione del tutto personale – che la crescita sia stata alimentata, almeno in parte, dall’interesse che l’industria ha mostrato per le moderne varietà di luppolo negli ultimi anni.

Una delle parti più interessanti del report riguarda le varietà più coltivate negli Stati Uniti. Anche nel 2021 il Citra si è confermata la cultivar principe, ottenendo il primato per il quarto anno consecutivo. Per la prima volta nella storia il Mosaic si è piazzato in seconda posizione, precedendo il luppolo denominato CTZ, un acronimo costituito dai nomi (praticamente intercambiabili) con cui è conosciuta questa varietà: Columbus, Tomahawk e Zeus. Da notare che il Citra e il Mosaic sono risultati i luppoli più utilizzati dai birrifici italiani per le loro birre inedite nel corso del 2021, come rilevato dalle statistiche che abbiamo prodotto grazie al nostro portale Beer Zone. Secondo l’associazione Hop Growers of America queste due varietà insieme rappresentano più del 27% di tutto il luppolo coltivato negli Stati Uniti, con il Citra che copre una quota quasi doppia rispetto al Mosaic.

L’analisi sulle cultivar presenta anche una serie storica molto interessante per capire l’evoluzione delle varietà negli anni. Confrontando i dati a partire dal 2016 ci si accorge infatti di una “mobilità” molto alta nelle prime 10 posizioni. Il Citra è sempre stato uno dei best seller: nel 2016 era al quarto posto, nel 2017 al terzo, poi a partire dal 2018 raggiunse la vetta che detiene tuttora. Il Mosaic ha mostrato un balzo in avanti solo negli ultimi tre anni, dopo essere rimasto stabile a metà classifica dal 2016 al 2018. Nel 2021 il Cascade ha dato forti segnali di ripartenza, riconquistando un podio perso nel 2020 dopo un lento declino (fino al 2017 era ancora la cultivar leader in America). CTZ e Simcoe sono rimasti piuttosto stabili negli ultimi anni, mentre sono in declino il Centennial, il Chinook e il Summit. Da notare come le prime 10 varietà coprano il 69,3% di tutta la produzione di luppoli: un dato che negli ultimi anni ha ballato tra due estremi (72,65% e 66,4%).

Interessanti sono anche le tabelle relative all’import/export. Incredibilmente (o forse no) l’Italia non compare nella lista dei 40 principali mercati per l’esportazione dei luppoli americani. In testa c’è il Belgio, seguito nell’ordine da Brasile e Germania, quindi Regno Unito e Canada. In tal senso le variazioni negli ultimi cinque anni sono state piuttosto marcate: il Belgio e la Germania ad esempio hanno raddoppiato le quantità importate dagli USA, mentre il Regno Unito le ha ridotte di circa il 30%; il Brasile le ha triplicate rispetto al 2017, mentre nell’ultimo anno il Canada le ha decurtate di un quinto. Se il nostro paese è assente nella tabella dell’export, compare invece in quella dell’import: qui è all’undicesimo posto, prima di nazioni come Francia e Polonia. I dati sono molto curiosi, tanto da lasciar pensare che si tratti di uno scambio di tabelle, ma in realtà le rilevazioni del 2020 confermano questo trend.

In definitiva il report dell’associazione Hop Growers of America fotografa un mercato in grandissima salute, ben oltre ciò che si potrebbe pensare considerando le recenti tendenze della birra artigianale e le difficoltà legate al Covid e all’aumento del costo dell’energia. Tra dodici mesi sarà interessante capire se la crescita sarà proseguita con gli stessi ritmi e quali varietà si saranno avvicendate nelle prime posizioni della classifica a loro dedicata. Spesso affermiamo che il luppolo è il protagonista assoluto del mercato internazionale della birra artigianale, ma i numeri raccontano una realtà ancor più perentoria.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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