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L’ombra della ‘ndrangheta sulla birra artigianale

[Modifica del 15/03/13] Attenzione: le notizie citate in questa pagina, da cui è tratto il post che segue, sono state smentite in modo tassativo dalla proprietà del locale, che ha anche provveduto a querelare i loro autori. L’Officina della Birra risulta persona informati sui fatti (a proposito dell’operazione Redux) perché alcune delle persone arrestate frequentavano il locale con mogli e figli. Di conseguenza alcuni articoli pubblicati sui mezzi di comunicazione risultano totalmente sbagliati e infondati, avendo riportato i fatti in maniera da far credere che l’ndrangheta si fosse impadronita del locale. Non è stato  apposto alcun sigillo, non c’è stata alcuna grana giudiziaria.

Scordatevi pure il post leggero del venerdì, perché oggi l’argomento è piuttosto pesante. Molti di voi conosceranno – quantomeno di nome – l’Officina della Birra di Bresso (MI), uno dei primi birrifici italiani protagonisti della rinascita dei prodotti artigianali. Ebbene una recente operazione anti-‘ndrangheta, denominata Redux-Caposaldo, ha rivelato come dal 2008 gli esponenti del clan di Pepè Flachi abbiano messo gli occhi sul locale, riuscendo in breve ad ottenere il controllo completo dell’azienda. E’ forse il primo e più clamoroso caso di infiltrazioni della malavita nell’emergente settore della birra artigianale italiana.

Sul sito dell’Osservatorio Milanese sulla Criminaltà Organizzata al Nord è presente un servizio di Fabio Fimiani per Radio Popolare, nel quale si spiega dettagliatamente come il clan sia riuscito a penetrare nell’organigramma dell’Officina della Birra. Inizialmente tramite personale infedele, che spacciava cocaina, incontrando i clienti nel locale; poi decidendo di entrare direttamente nell’assetto societario. Una scelta strategia voluta dal boss in persona, che ha fiutato l’affare della birra artigianale e ha pensato di sfruttare il decennio di successi ottenuti dal birrificio.

L’Officina della Birra è stato il punto di partenza per una rete distributiva, che ha inizialmente coinvolto i locali tradizionalmente controllati dalla ‘ndrangheta, per poi allargarsi ai negozi bio e alla grande distribuzione. L’operazione Redux-Caposaldo si è conclusa solo recentemente, il 14 marzo 2011, con l’arresto di 35 persone in Lombardia, ritenute affiliate ai Barbaro, ai Di Stefano, ai Pesce e alle cosche di Africo. Come si può leggere su Wikipedia:

Sono accusati di estorsione agli esercizi pubblici delle stazioni della metropolitana, ai chioschi di panineria, alla gestione illecita del personale della sicurezza dei locali notturni, associazione mafiosa e spaccio di droga.

Che la malavita organizzata sia un cancro per la società italiana non è una novità, ma la notizia crea comunque scalpore, forse perché ci si sente lontani da certi discorsi, almeno finché non coinvolgono realtà particolarmente vicine. Come tutti i settori in espansione, purtroppo anche la birra artigianale può fare gola alle associazioni di stampo mafioso e l’Officina della Birra ne è un esempio lampante.

Rispetto a una notizia del genere è facile restare colpiti, così come è facile scordarsi tutto dopo cinque minuti, almeno fino a quando non ci toccherà leggere qualcosa di simile in futuro. E’ per questo motivo che mi piace rilanciare su queste pagine l’idea che ha avuto Stefano Ricci: creare una collaboration brew per sensibilizzare il settore sul problema. Si potrebbero coinvolgere diversi birrifici italiani e invitarli a brassare un’identica ricetta, ognuno sul suo impianto, per realizzare una birra contro le mafie. I ricavati potrebbero essere devoluti a qualche associazione che lotta contro la criminalità organizzata.

Il sasso è stato lanciato, la speranza è che venga raccolto da chi di dovere. Dai primi riscontri Unionbirrai si è detta interessata a proporre l’idea ai suoi associati. Da parte mia offro pieno sostegno al progetto.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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36 Commenti

  1. Filippo Garavaglia

    porco zio, avrei detto tutto tranne che la mafia, è il caso di disilludermi un attimino.

  2. Raffaele Battista

    Problema brutto e spinoso, ma c’era da aspettarselo, quando qualcosa inizia a diventare business chi il business lo muove vuole metterci il becco a tutti i costi.
    La collaboration brew è una bella e nobile idea, ma la cultura della denuncia, del rischio anche personale, del non “tirare a campare” forse sarebbero anche meglio, ma mi rendo perfettamente conto che non si può pretendere da tutti di essere degli eroi.
    Tra l’altro quando poi certe pressioni ti colpiscono personalmente capisco che è difficile restare lucidi, ma chiedere aiuto si può, soprattutto (oltre che alle forze dell’ordine) a chi lavora nello stesso settore e che dovrebbe avere il comune interesse a preservare l’ambiente da scomode infiltrazioni (oggi a te e domani a chi?).
    Infine ricordiamo che la mafia non ha alcun interesse alla qualità ed alla salute (basta vedere gli scempi fatti in una terra ricca di specificità alimentari come la Campania), cerca solo guadagno non importa il modo in cui ottenerlo.

  3. Mai avrei pensato una cosa del genere.. L’idea della birra contro la mafia è interessante, ma non è forse un pò precoce? Magari sbaglio, ma questo è l’unico caso di un’organizzazione criminale entrata nel buisness della birra artigianale. Non voglio dire di stare fermi ad aspettare che la stessa cosa accada anche ad altri birrifici, per carità, ma in questo caso l’interesse del mafioso è nato da un locale molto frequentato nel quale sarebbe stato facile spacciare coca. Questo poteva capitare, e capita, anche negli altri 8mila locali in giro per l’Italia che servono solo Heinekein ecc..
    In ogni modo, massima solidarietà per quei birrai che si sono visti inquinare il proprio progetto.

    • l’idea non è quella di denunciare quella che è stata (si spera) un’infiltrazione occasionale. di sicuro nessuno pensa che la criminalità organizzata abbia in mano il mondo della birra artigianale italiana

      credo però sia utile dare un segnale di civiltà da parte di un settore che si distingue (o dovrebbe… :-)) per la qualità del proprio lavoro. e la civiltà è qualità. una testimonianza che provenga da un settore produttivo sano e vitale, a nome di tutti i settori che lavorano in modo analogo. un richiamo al fatto che il mafioso può sedersi davanti a voi nel posto di lavoro, anche a Milano, anche se non ha la coppola in testa. un aiuto concreto a chi si adopera per scongiurare la definitiva colonizzazione mafiosa del cuore produttivo del paese

      per inciso: so di analoghi tentativi di infiltrazione ‘ndranghetista (probabilmente di calibro inferiore) in altro locale che si occupa di artigianale. per fortuna, con danni, la cosa si è risolta. meglio stare in campana e non pensare che siano casi poi troppo isolati

      • Ok per il segnale che si da, ma tutto va dimensionato ai fatti successi. Se la cura è più clamorosa del male, si rischia di ridurre il tutto ad uno spot di non si sa bene cosa.
        Qualche bottiglia con un’etichetta “contro le mafie” non fa neanche da pagliativo. L’unica soluzione davvero efficace è in questo caso anche la più difficile: denuciare SUBITO tutto alle forze dell’ordine. Senza aspettare che dai 4 pezzi di coca spacciati nel tuo locale questi pezzi di merda si impossessino della tua produzione. Non credo sia avvenuto tutto in 2 giorni..

        • Frizz, ma che diavolo c’entra? credi che qualcuno sia a favore dell’omertà e della collusione? credi che una birra possa sostituire la magistrature e le forze dell’ordine?

          sono due cose diverse. non sono due cose in contrapposizione. l’iniziativa parte dall’officina della birra, ma non riguarda l’officina della birra. e sensibilizzare penso sia utile. o quantomeno di danni non ne fa

          e per inciso non credo ci sia un bel niente da ridimensionare. la cosa successa è grave, gravissima. ed è un tassello di puzzle ben più grande. nella mia provincia il direttore dell’ASL “giocava” a fare il mafioso. è in gabbia. la centrale operativa della ‘ndrangheta a sud di milano stava a 500 mt da dove abitualmente vado ad acquistare birre (ovviamente nessun collegamento). tutti in gabbia. compreso uno che veniva a scuola con me. in una città che negli anni ’70 è stata fra le prime ad essere violentata dalla criminalità ‘ndranghetista. credimi, sensibilizzare serve, anche solo con una birra. è la corruzione dei costumi sociali che permette a questa gente di distruggere territorio e civiltà

          • Ma hai letto quello che ho scritto?? Pensi che io stia smerdando questa iniziativa? Vorrei semplicemente puntare l’attenzione ANCHE e soprattutto sul fatto che è proprio l’omertà la prima causa dello sviluppo di questi comportamenti mafiosi. Mi dispiace davvero per quello che è successo a quei ragazzi, e sono convinto che di mafia più se ne parla meglio è, ma che noi ne parliamo così serve davvero a poco. Chi deve parlare più forte è chi subisce questi soprusi, cosa che in questo caso purtroppo non è avvenuta. Stop.

          • credo siamo tutti d’accordo. sapere che il contesto in cui sei inserito ti supporta ed è sensibile rende questa cosa più semplice, io credo

  4. lo sanno anche i sassi che in lombardia l’andrangheta…..c’e!. punto

  5. non solo la fabbrica…..e’ dentro …qualcosa gia’ alle cronache era emerso di locali che producevano birra erano purtroppo con la mafia….male male….!

  6. roberto amari(llo)

    Visto che le cotte andate a male le riciclavano come “sour edition”, fanno lo stesso coi soldi della mala.

  7. Sono uno dei proprietari dell’officinadella birra abbiamo gia’ querelato chi di dovere perche’ nessun esponente della ndrangheta e’ od era infiltrato nella nostra organizzazione,auguro a tutti voi di non trovarvi mai in questo problema perche’ le diffamazioni distruggono famiglie e persone ,spero che presto questa sporca situazione si risolva un saluto a tutti ROBERTO

  8. Ke skifo !!!

  9. Roberto nell’articolo originale veniva ben specificato che i fatti si verificavano PRE gestione attuale.. oltre quello è solo gioco del telefono senza fili, per cui a ciascun passaggio si aggiunge o toglie un particolare. Auguro tutto il bene possibile alla tua impresa, ma spero altrettanto che queste internet querele finiscano un po’ in un buco nell’acqua.

  10. Cioè?? E’ tutta una cazzata?

  11. La cosa che più mi preoccupa è che, come scrive Andrea, certi problemi salgono a galla solo quando la cosa tocca livelli preoccupanti…
    Restare sensibili a questa tematica, parlarne, favorire iniziative come quelle proposte da Ricci,di certo non sconfigge la malavita ma sono di vitale importanza per lanciare segnali e mantenere un’alta soglia di vigilanza. Posso dire che parodassalmente c’è più ‘ndrangheta viva e attiva al nord che in calabria, probabilmente per una maggiore appetibilità di risorse, certo, ma soprattutto perchè adesso in calabria di ‘ndrangheta se ne parla e la si affronta. A Reggio se sgonfi una gomma, rischi di essere sbattuto dentro per associazione a delinquere, ma questo solo per il mastodontico lavoro che sta portando avanti una coraggiosa e dura magistratura negli ultimi 2 anni. Al nord purtroppo ancora c’è chi pensa che la malavita sia un fenomeno del sud per il quale il sud debba rispondere e farsene carico. Ma questo atteggiamento non fa che abbassare la soglia… la lotta alla criminalità organizzata è ormai una questione che interessa tutti.

  12. Come gia’detto e’ un grosso errore giornalistico io sono il fondatore assieme al mio socio di questa azienda e la gestione del locale e’ sempre stata mia tre anni fa abbiamo solamente acquistato una quota dal terzo socio e siamo rimasti in due quelli che come ho detto prima hanno fondato l’officina,ma l’invidia e la cattiveria di molti ci ha fatto del male,ma non c’e problema andremo avanti comunque come ho sempre fatto lavorando 15 ore al giorno e rinunciando anche alla mia famiglia per portare avanti un nobile progetto un saluto atutti ROBERTO

  13. ciao Roberto, puoi chiarire una cosa che dal tuo intervento non ci capisce? l’Officina della Birra non è mai stata toccata da questa inchiesta e quindi la storia è stata montata da qualche diffamatore o giornalista incompetente, è stata toccata ma ne è uscita senza conseguenza o è coinvolta nell’inchiesta ma voi ritenete che la notizia riporti notizie false e/o che la tesi degli inquirenti sia infondata? ho provato a cercare sul web gli atti dell’inchiesta ma senza successo

    certo, se la notizia fosse totalmente inesistente sarebbe una cosa gravissima. e in tal caso dovreste forse essere i capofila dell’iniziativa proposta sopra. grazie delle precisazioni

  14. No noi in termine legale siamo informati sui fatti perche’ alcune delle persone arrestate frequentavano il mio locale con mogli e figli,quindi alcuni articoli pubblicati sui giornali sono totalmente sbagliati e infondati e sono stati riportati fatti in maniera da far credere che l’ndrangheta si era impadronita del locale e come gia’ detto molta gente invidiosa ci ha marciato sopra saluti roberto

    • Raffaele Battista

      Messa così la notizia si ridimensiona parecchio e fa piacere sapere che i gestori del locale non c’entrino nulla con sporchi affari mafiosi (anche se non si deve comunque mai abbassare la guardia).
      Auguri Roberto per la vostra attività e se passo dalle vostre parti vengo di sicuro a trovarvi (senza lupara eh 😉 ).
      Il commento verso chi parla alle spalle o, peggio, calunnia è di estrema pietà: sono vigliacchi che si commentano da soli, diceva il Poeta “non ti curar di lor, ma guarda e passa” (ovviamente, però, fai benissimo a sporgere querela).

  15. Ti auguro di vincere la causa contro questi diffamatori.

  16. grazie a tutti quelli che ci vogliono bene

  17. spero qualcuno, una terza parte, faccia chiarezza. documenti ufficiali non se ne trovano, qui http://www.ntacalabria.it/38795/ndrangheta-dettagli-su-operazione-redux%E2%80%93caposaldo-a-milano/ parlano addirittura di sigilli, spero non sia vero e che roberto smentisca (ed in tal caso sarebbe bello capire chi è che ha messo in giro tutte queste fandonie, se sono fandonie), non ho nessun dubbio sul fatto che i fondatori dell’Officina non siano dei malavitosi, quel che mi pare di capire è che nessuno, nessun settore, è immune da questo virus che si infila subdolamente nel tessuto economico. sono cose, come dicevo sopra, che ho già sentito, anche in locali birrari ma non solo, ed estirparli crea poi enormi danni ai proprietari dell’attività spesso ignari

  18. Frequento l’Officina della Birra dal primo giorno in cui ha aperto, con amici o con la mia famiglia.
    Per motivi che preferisco non elencare, mi sarei sicuramente accorto di strani giri e credo che nella loro attività non ci sia nulla di losco. Riguardo alla frequentazione da parte di soggetti non raccomandabili, credo che per chi ospita ogni sera un centinaio di persone o più sia del tutto impossibile selezionare la clientela in base alla fedina penale. Vorrei vedere quale “addetto ai lavori” si sognerebbe di farlo e in base a quale parametro di giudizio: ladri di auto si e spacciatori no, evasori fiscali ammessi solo se accompagnati dai genitori e rapinatori di banche rei confessi respinti dalla selezione all’ingresso., ma fatemi il piacere, quanta ipocrisia.
    Mi spiace per Roberto e penso che andrò presto a cena da loro, anche per esprimergli la mia solidarietà.

  19. comunque..vorrei fare presente che al Birrificio Parsifal, provincia di Torino, gli hanno portato via 1500 litri di birra, fusti, bottiglie, per un ammontare di 35000 euro!!!

    P.S. la Avalon bohemian Pils è forse la migliore in Italia…Tipo Pils a parte che è in stile tedesco

    • Hanno subito una rapina o cosa?

    • 1500 litri 35000 euro mi sembrano eccessivi…

      • Raffaele Battista

        € 2,33 al litro, si sa in Belgio costa meno 😉
        Forse nei danni sono compresi anche quelli fatti dallo scasso…
        Al di là della battuta, non ho capito se il furto è fine a se stesso, o se è una ritorsione per qualche diniego fatto a qualcuno.
        Purtroppo di furti ne succedono tutti i giorni, altra cosa sono le motivazioni, che possono sottendere altro, ma spero non sia questo il caso.

      • Certo non è solo birra, ci sono fusti vuoti, bottiglie piene e vuote, tipo quelle a macchinetta da 1,5 l., soldi etc. comunque non hanno fatto atti vandalici, quindi sono andati li con un fine ben preciso e resta il fatto che il danno ammonta a quella cifra e gli ha tirato una botta tremenda…

  20. per 2,33€/l sarebbero 3500, non 35mila. Gli altri sono forse in bottiglie, fusti e attrezzatura varia.. ma mi sembrano comunque parecchi..

    • Raffaele Battista

      sorry mi è saltata una virgola, volevo scrivere € 23,3 /l capita….

      • 23 euro al litro???? sicuro che sia un birrificio e non una distilleria delle Islay?

        • Raffaele Battista

          se il danno è di 35000 euro e son stati portati via 1500 litri di birra il conto è quello…ma ovviamente sono stati calcolati anche altri danni non solo i litri di birra, che di per sè son poca cosa, poi i conti li han fatti loro non io 😉

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