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Nuove birre da Dr. Barbanera, Lambrate + Alder, Bellazzi + Vulture, Shire e altri

Quello che stiamo vivendo sembra un periodo piuttosto prolifico per le collaborazioni trasversali. La settimana scorsa abbiamo presentato la birra realizzata da Elav in collaborazione con il collettivo Metempsicosi (per capirci quello di Franchino e compagnia), ora invece apriamo la nostra consueta panoramica sulle novità italiane con la birra ufficiale di Sturmtruppen, prodotta dal birrificio Dr. Barbanera (sito web) di Cavallirio (NO). Stiamo ovviamente parlando del celebre fumetto satirico ideato e disegnato da Bonvi, che esordì nel 1968 su Paese Sera per poi assumere una dimensione indipendente e ottenere straordinaria fama sia in Italia che all’estero – fu addirittura il primo fumetto straniero pubblicato in Unione Sovietica. I protagonisti dell’opera sono sconclusionati soldati tedeschi della Seconda Guerra Mondiale, le cui “gesta” sono rievocate sia dalla grafica dell’etichetta, sia da altri elementi della birra: il nome è Nein5 (5,4%) e lo stile di riferimento è quello delle Dunkelweizen. Un connubio molto interessante, che dimostra come la birra artigianale può prestarsi molto bene a operazioni del genere.

Se invece parliamo di collaborazioni tra birrifici, vale la pena citare la recentissima Ring of Fire (4,8%), una Session IPA nata dell’incontro tra due rinomatissimi produttori lombardi: il Birrificio Lambrate (sito web) di Milano e Alder (sito web) di Seregno (MB). Il nome si riferisce non solo alla canzone di Johnny Cash, ma anche alla Cintura di fuoco del Pacifico, cioè la zona vagamente circolare che corrisponde ai confini del rispettivo oceano e che è caratterizzata da frequenti terremoti ed eruzioni vulcaniche. Il riferimento è al mix di luppoli utilizzati, originari di Nuova Zelanda (Motueka, Nelson Sauvin), Australia (Galaxy) e costa occidentale degli Stati Uniti (Citra, Mosaic). Il risultato è una birra leggera e setosa, con un profilo fruttato decisamente spostato sulle note tropicali e una chiusura erbacea e poco amara. Il grist prevede una percentuale di avena in fiocchi in aggiunta ai malti inglesi e tedeschi, mentre la fermentazione è a opera di un lievito del Vermont. Come avrete capito siamo al cospetto di una Session IPA declinata in chiave New England, se così si può dire.

E già che ci siamo introduciamo anche la collaborazione tra l’emiliano Birra Bellazzi (sito web) e il potentino Birrificio del Vulture (sito web), che hanno voluto reinterpretare l’antico stile delle Gose utilizzando ingredienti locali e un’aromatizzazione leggermente diversa da quella prevista dalla tipologia. È comunque una birra salata, poiché la ricetta prevede l’impiego di sale marino integrale di Cervia, ma oltre al classico coriandolo c’è anche un pizzico di pepe di Sichuan che aggiunge una nota intrigante alla componente speziata del bouquet. Interessante anche la composizione della base fermentescibile, perché oltre ai prevedibili malti di orzo e di frumento è prevista una percentuale di farro biologico lucano. E qui veniamo al nome della birra, che è stata ingegnosamente battezzata Mia Farro (4,5%) come si può leggere sulla splendida etichetta. Se siete curiosi di assaggiarla dovrete aspettare il 23 luglio, quando sarà ufficialmente presentata in contemporanea nelle tap room dei due birrifici, in altri 5 locali italiani e nel corso dell’Oops Beer Festival.

Tra i giovani marchi brassicoli in grado di attirare l’attenzione degli appassionati c’è sicuramente Shire Brewing, che è partito proponendo stili britannici interpretati in maniera molto fedele ai modelli di ispirazione. Dopo aver debuttato con una Mild e una Bitter, ha da poco rilasciato la sua terza birra, che non poteva non appartenere alla tipologie delle Irish Stout. La Spancil Hill (4,2%) è l’evoluzione di una ricetta che il duo di Shire Brewing ha perfezionato nei tanti anni di homebrewing e alla quale dunque sono particolarmente legati. Le materie prime sono state selezionate secondo un criterio rigorosamente tradizionale: i luppoli sono i nobili East Kent Golding e Fuggle, responsabile della fermentazione è un classico lievito inglese e per la base fermentescibile è stato usato un mix di Maris Otter e malti scuri (Roasted, Chocolate e Pale Chocolate), tutti provenienti dall’antica malteria Fawcett del West Yorkshire. Il grist è completato da fiocchi d’orzo e avena maltata. Per descriverla non c’è modo migliore che affidarsi alle parole del produttore:

Da sorseggiare sul legno unto di un bancone, le storie di amici e viandanti ed un sottofondo musicale adatto. Spancil Hill è dedicata all’omonima ballata folk irlandese composta da Michael Considine, interpretata in una meravigliosa canzone dai The Dubliners. In etichetta un vecchio fienile e splendido scorcio “irish” regalatoci da un tramonto invernale nella nostra Porciano.

Sono invece due le novità annunciate recentemente dal Birrificio Civale (sito web), che rappresentano le prime incarnazioni di una line di sei birre one shot dedicate alla musica rock. La prima si chiama Hop of Reality (5,5%) ed è una DDH (Double Dry Hopping) Pale Ale realizzata con luppoli Cascade, Chinook, Citra e Mosaic. Ovviamente sono loro i protagonisti della ricetta, utilizzati sia in bollitura, sia a freddo grazie a un dry hopping molto generoso (“double”, per l’appunto). Il ventaglio aromatico è dunque dominato da sfumature agrumate, resinose e di frutta esotica. La seconda novità si chiama invece Sweet Hop (6,2%) ed è una Sour Fruit IPA realizzata con l’aggiunta di frutto della passione in fase di maturazione. È una birra acidula, ma anche dolce e amara allo stesso tempo, con un profilo in cui si ritrova non solo il passion fruit, ma anche il tocco distintivo dei luppoli Ekuanot e Nelson Sauvin. Entrambe le birre sono confezionate in lattina e nella grafica ricordano due album fondamentali per la storia del rock. Li riconoscete, giusto?

E chiudiamo con la RoseHope (4,5%), realizzata dal Birrificio Rhodense (sito web) in collaborazione con il Birrificio Castagnero (sito web). In realtà sono diversi i soggetti che in qualche modo hanno contribuito alla nascita di questa birra, perché tutto partì dal webinar sulle botaniche nella produzione brassicola organizzato in passato dall’Associazione Le Donne della Birra, a cui seguì il coinvolgimento della società agricola Verdebionatura. L’idea di creare una ricetta con una pianta particolarmente adatta allo scopo si concretizzò con l’individuazione della rosa canina, che è stata impiegata in bacche insieme all’orzo maltato coltivato direttamente dal Birrificio Castagnero (varietà Pils) e a luppoli Hallertau Blanc. Se ricordate anche il birrificio Crak recentemente ha lanciato una Botanical Beer (è stata impiegata la rosa), segno che probabilmente questa nicchia produttiva è destinata a trovare altre incarnazioni nei prossimi mesi. L’obiettivo, infatti, è di proporre nuove sfumature aromatiche per attrarre il consumatore in un mercato sempre più competitivo – e spesso, purtroppo, omologato.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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