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Nuove birre da Ritual Lab + Alder, Extraomnes + De Lab, Rebel’s + War e altri

Uno dei tanti aspetti del periodo di semi-normalità che stiamo vivendo è rappresentato dal ritorno delle birre collaborative, che per ovvie ragioni erano quasi scomparse nella fase più dura di contrasto alla pandemia. Ora invece queste iniziative sono tornate a essere un fattore, coinvolgendo spesso nomi molto importanti del panorama brassicolo nazionale. Come nel caso dell’attesissima Lawn Five (8,2%), una New England IPA “corazzata” nata dall’incontro tra i birrifici Ritual Lab (sito web) e Alder (sito web). Lo stile di riferimento è quello delle Double IPA, reinterpretato però in chiave “hazy”: aspetto decisamente opalescente, intenso profilo aromatico con note di agrumi (arancia) e frutta tropicale (passion fruit), mouthfeel morbido e cremoso ma anche grande bevibilità priva di astringenze. Una birra dunque che gioca su delicati equilibri, per realizzare la quale Giovanni Faenza e Marco Valeriani avranno sicuramente dato fondo a tutte le loro conoscenze nell’ambito delle produzioni luppolate.

In realtà nelle ultime settimane Ritual Lab ha sfornato altre novità, che sono passate un po’ sottotraccia. Lo scorso 22 ottobre è stata presentata la Mandanga (5,2%), una India Pale Lager creata per il progetto Buskers. Qualche giorno prima è stata lanciata la Kush (6,5%), una American IPA brassata con luppoli Citra e Mosaic. Infine nello stesso periodo si è resa disponibile la Blanche (5%), ispirata ovviamente alle classiche birre di frumento del Belgio, con cui il birrificio di Formello ha confermato il suo interesse per le storiche tipologie europee.

Lasciamo Formello, in provincia di Roma, per dirigerci a Marnate, in Lombardia. Qui il birrificio Extraomnes (sito web) ha in serbo una novità decisamente interessante, perché segna il suo debutto nell’affascinante mondo delle Italian Grape Ale. Il pretesto è arrivato grazie alla collaborazione con la giovane (e momentanea) beer firm De Lab Fermentazioni e con la l’azienda vitivinicola Cascina Ca’ Rossa, che ha fornito il mosto di Arneis con cui è stata realizzata la birra. Lo stile di base è quello delle Tripel, impreziosito ovviamente dal prezioso ingrediente: una ricetta che fonde le passioni di Schigi per la cultura brassicola belga e per il vino. Il nome Druiven (8%) non è infatti casuale, perché identifica le antiche birre del Belgio prodotte con l’aggiunta di uva, che in qualche modo possiamo considerare antesignane delle moderne IGA. Nota di merito per l’etichetta vagamente surrealista, in linea con la splendida identità visiva di De Lab Fermentazioni.

Continuiamo sulla scia delle collaborazioni di un certo livello per introdurre la Stardust Cookie (9,5%), una creazione nuova di zecca nata dall’incontro tra il romano Rebel’s (sito web) e il milanese War (sito web). La birra è una interpretazione in chiave “pastry” delle Imperial Stout, poiché la ricetta prevede l’aggiunta di alcuni ingredienti da pasticceria: grue di cacao provenienti dal Perù, baccelli di vaniglia e soprattutto biscotti. I biscotti in questione sono quelli disponibili in tutti i supermercati e che l’etichetta della Stardust Cookie (nonché il suo nome) dovrebbe suggerirvi. Il risultato è una birra densa, morbida e intensa, volutamente sbilanciata sulla componente dolce. Perfetta per le colazioni alcoliche del prossimo inverno, è comunque disponibile sin da ora per cominciare a entrare nel giusto clima.

Qualche giorno fa il Birrificio Italiano (sito web) ha invece annunciato una novità dal grande valore simbolico, battezzata 7000 (10%). Il nome si riferisce al raggiungimento del limite produttivo dell’azienda (7.000 hl annui) che sarà raggiunto nel corso del 2021. Un traguardo oltre il quale il birrificio non intende spingersi, per poter garantire sempre la stessa attenzione al dettaglio in ogni cotta. Una sorta di autolimitazione, dunque, che assume un grande significato per il produttore comasco, tanto da scegliere di lanciare per l’occasione una birra celebrativa. Birra che peraltro è tutt’altro che scontata, appartenendo allo stile delle Eisbock: per realizzarla è stata presa la Nigredo della casa, concentrata a freddo e poi arricchita con una quintessenza di anice stellato dell’azienda abruzzese Scuppoz Liquori. La 7000 è disponibile esclusivamente in bottiglia e si avvale di una bella etichetta in stile vintage.

E concludiamo come avevamo aperto, cioè con una New England IPA. Si chiama Situa (6,4%) ed è l’ultima new entry del birrificio Malaspina (sito web) di Milano San Felice (MI), chiaramente ispirata alle IPA della East Coast americana. Grandi protagonisti sono ovviamente i luppoli, utilizzati nelle varietà Mosaic, Ekuanot, Centennial e Talus e in diversi momenti del processo produttivo, al fine di ottimizzarne la resa aromatica. Al palato risulta morbida, con un corpo comunque scorrevole, e si distingue per una chiusura equilibrata e una corsa pulita e coerente. Insomma, le New England non sono più la moda totalizzante di qualche anno fa, ma continuano a essere prodotte con costanza dai birrifici italiani.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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