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Pranzo di Pasqua: qualche consiglio per abbinarlo alla birra

Le tradizioni, si sa, sono affare importante e cosa c’è di più bello che giubilare le feste del nostro calendario mangiando e bevendo cose buone? Niente, a parte farlo assieme ad amici e affetti, impresa però complicata in questi tormentati tempi di pandemia. Ciò detto, vista la Pasqua in arrivo, posto che ci piace metterci alla prova e considerato che le possibilità di un parente sedicente esperto che brontola a tavola perché non stiamo bevendo quello che lui ritiene essere il meglio sono abbastanza ridotte, ecco l’idea per un pranzo di Risurrezione annaffiato con la birra. Consci di non inventare nulla, ad altre latitudini è la normalità, proponiamo un menu abbinato i cui spunti magari per qualcuno si concretizzeranno in piatti e calici: ne saremmo davvero felici.

L’antipasto della colazione

Una delle cose più belle della Pasqua è la colazione. Visto che sarà difficile invitare qualcuno a casa, abbiamo pensato di traslare avanti questa consuetudine, facendola diventare un generoso antipasto prandiale. Assaggi di corallina, torta di Pasqua al formaggio (accompagnata da profumate fette di capocollo), coratella con carciofi, uova sode, frittata con erbe di campo.

Per l’abbinamento optiamo per una Belgian Blond, scelta tra quelle meno alcoliche: stile che non vanta spiccata personalità aromatica, né ambisce a ruoli da protagonista, ma fa del bilanciamento tra le componenti il suo punto di forza, perfetta per un “abbinamento di servizio”. La rilevante base maltata le fa affrontare con disinvoltura cibi strutturati; con gasatura e alcol neutralizza grassezza e succulenza; la sua peculiare attitudine gregaria la rivela apprezzabile compagna per i variegati cibi in questione.

Primo: lasagna con asparagi

Senza timore di smentita: ci sono poche cose che influiscono più di un piatto di lasagna sul benessere degli umani. Qui la proponiamo in una versione “stagionale”, dotata di tendenza dolce, grassezza, succulenza, note lattiche e burrose, l’aromaticità “verde” dell’asparago: è di un’“invadenza accomodante”, con una certa propensione all’abbraccio gustativo.

Per l’abbinamento suggeriamo una Bière de Garde dorata. Questo particolare stile (francese), lontano parente delle vecchie Saison de provision, vanta una buona componente maltata, forza gustativa, corpo presente, grado alcolico (che aiuterà per asciugare la succulenza), apprezzabile (e mai esagerata) secchezza e chiusura lievissimamente amarognola, il tutto integrato da una certa cremosità: necessaria per ripulire le grassezze e richiamare sorso e boccone.

Secondo: abbacchio alla scottadito accompagnato da agretti

L’abbacchio, diffuso nome dialettale per indicare un giovane agnello (maschio, che dunque non servirà per produrre latte), è uno dei simboli più antichi del sacrificio rituale. Qui lo proponiamo nella versione scottadito (definizione che non abbisogna di particolari spiegazioni, ma di molta perizia nella cottura), accompagnato dagli agretti, verdura tipica delle raccolte primaverili.

Per l’abbinamento una Bock ambrata regalerà soddisfazione: c’è equipollenza di struttura; la rusticità aromatica sarà ben accolta dalle tendenze dolci e dallo spessore dei malti; la carbonazione aiuta a nettare il palato e la nota mielata si aggiungerà all’appuntamento.

Dolci: uovo di Pasqua e Colomba

Classicissimi e inossidabili. Già dai tempi delle religioni pagane le uova simboleggiano una nuova nascita; da qualche decennio, grazie ai miglioramenti dei procedimenti produttive, vengono realizzate anche col cioccolato. Le prime esecuzioni risalgono addirittura alla corte di Luigi XIV, ma si trattava di uova “piene”. Quelle “vuote”, come le conosciamo oggi, nascono nel 1925 grazie agli ingegnosi stampi creati da Casa Sartorio, cioccolateria di Torino, che ha anche l’idea di “riempirle” con una sorpresa.

La Colomba, invece, è il “dolce perfetto” della tradizione pasquale: un “pane arricchito” con gli ingredienti del bianco mangiare, dalla grande forza simbolica (di pace). Le origini vantano ricostruzioni storico-leggendarie, dall’incontro tra la regina longobarda Teodolinda e il futuro – e noto nell’ambito birrario – San Colombano, alle battaglie della Lega Lombarda contro Federico Barbarossa, ma la Colomba odierna nasce negli anni 1930, in casa Motta, per rispondere in maniera pragmatica a una necessità: utilizzare i macchinari per la produzione del panettone, che stavano fermi quasi un anno in attesa del Natale. Gli ingredienti sono semplici: farina, burro, uvetta, uova, zucchero, sale, vaniglia e arance candite; la glassa viene preparata con farina e amido di mais, albume, zucchero e mandorle. La preparazione, invece, è molto elaborata e necessità di manualità, reimpasti e tre lievitazioni.

Per un abbinamento in perfetto stile pasquale stappiamo una potente Doppelbock, stile creato dai monaci paolini proprio per celebrare la fine dell’astinenza quaresimale, dalle spiccate tendenze dolci e il grande carattere. Ma possiamo anche osare con proposte particolari, che facciano da irresistibili dame di compagnia alcoliche per il prosieguo del pomeriggio: la Miss Kriek di Pasturana, complessa e intrigante Imperial Stout, con aggiunta di vinacce di Nebbiolo e mosto di visciole; la Dieci di Bruton, vellutata meticcia anglo-belga, dalle affascinanti note liquorose e di frutta matura; oppure la Oak di Almond ’22, cabalisitica e mirabolante creatura ispirata ai Barley Wine.

L'autore: Roberto Muzi

Docente, degustatore e consulente di settore. Classe 1980, appassionato di fermentazioni e di tutto ciò che riguardo quello straordinario micromondo abitato da lieviti e batteri, è responsabile regionale per la Guida alle birre d’Italia di Slow Food Editore e giurato in alcuni concorsi nazionali. Ama leggere e bere birra mentre segue il calcio: una semplice scusa, sciocca e inossidabile, per foraggiare il consumo pro-capite italiano.

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