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Nuove birre da Extraomnes + Fantôme, Ritual Lab, Mc-77, Orso Verde e altri

Non di rado le nostre panoramiche sulle nuove birre italiane si aprono con collaborazioni illustri che coinvolgono importanti produttori stranieri. La creazione che introduce la rassegna di oggi rientra di diritto in questa tipologia, essendo il frutto dell’incontro tra due grandi interpreti della scuola belga. Da una parte c’è l’italiano Extraomnes (sito web), probabilmente il birrificio che più di tutti al mondo è riuscito a incarnare l’anima brassicola del Belgio fuori dai rispettivi confini nazionali; dall’altra la Brasserie Fantôme (sito web), leggendaria azienda vallone conosciuta per le sue birre straordinariamente folli, croce e delizia degli appassionati. Il risultato è la Fantôme Negroni (7,5%), una Saison decisamente sui generis che realizza la fusione tra l’esperienza di Dany Prignon (Fantôme) e la passione per i miscelati di Luigi D’Amelio (Extraomnes). Come racconta Malto Gradimento, la birra in effetti trae ispirazione del celebre cocktail e per questa ragione prevede l’aggiunta di diverse spezie, tra cui bacche di ginepro, artemisia e assenzio. Inoltre il ricorso al luppolo Cascade è un trick per richiamare l’arancia usata come decorazione. Assolutamente da provare.

 

Rientra tra le partnership internazionali anche la prima delle due novità a firma Ritual Lab. La Four Brothers (7%) è infatti realizzata insieme al birrificio olandese De Moersleutel (sito web) e appartiene alla gamma del produttore romano dedicata alle collaborazioni. È un Baltic Porter, quindi aspettiamoci una birra ben strutturata e caratterizzata dall’impiego dei malti scuri, ma anche molto facile da bere. Per assaggiarla dovremo aspettare ancora qualche giorno. La seconda novità di Ritual Lab è la Rituals Ville Vol. 3 (6,5%), terza incarnazione della linea dedicata a raccontare la storia dell’azienda. Qui siamo al cospetto di una Black IPA che tende a valorizzare l’intensità aromatica dei luppoli Simcoe e Amarillo, accompagnata dalle delicate sfumature dei malti scuri (più cioccolato che caffè). Dalla descrizione sembrerebbe una perfetta reinterpretazione della tipologia – nella quale la parte tostata deve essere appena percettibile – quindi non resta che assaggiarla.

Si chiama Italian Farmer (5%) l’ultima nata in casa MC-77 (sito web), birrificio marchigiano sempre molto attivo. Lo stile di riferimento è quello tedesco delle Kölsch, alte fermentazioni originarie della città di Colonia. In realtà Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani si sono riservati la possibilità di deviare dai dettami della tipologia, avendo impiegato solo luppolo Cascade (coltivato in Italia), anche in dry hopping. Interessante l’idea di valorizzare questo ingrediente non con le solite IPA – che in realtà riescono solo in parte in questo intento – ma con uno stile che ha un profilo maltato molto leggero e che permette al luppolo (così come al particolare lievito) di esprimersi al massimo.

Un articolo di oggi comparso sul sito dell’Ansa racconta come con l’arrivo del caldo i consumi si stiano spostando verso birre leggere spesso aromatizzate con frutta. Sarà anche per questo che le Gose “fruttizzate” continuano a comparire con una curiosa costanza sia in Italia che all’estero. L’ultimo birrificio nostrano a essersi confrontato con questa particolarissima variazione sul tema è lo storico Orso Verde (sito web), che recentemente ha annunciato l’inedita Gos’è (4,5%). In ossequio alle caratteristiche del tipico stile di Lipsia, la ricetta prevede l’aggiunta di sale marino e coriandolo, ma non solo: in questo caso abbiamo anche fiori d’ibisco, che conferiscono alla birra un affascinante colore rosa antico. Come da copione è minerale, sapida e leggermente acidula, mentre a livello aromatico emergono note di coriandolo e fragolina di bosco. Birra dissetante e decisamente estiva, perfetta per dissetarsi durante queste afose giornate di metà Giugno.

Non ha pochi punti in comune con la Gos’è la nuovissima creazione del birrificio Geco (sito web), battezzata Cherry Wave (5,1%). Anche in questo caso siamo al cospetto di una birra acidula e tendenzialmente leggera, pensata per rinfrescarsi durante il periodo estivo. Il processo di produzione è stato piuttosto lungo e articolato: dapprima è stato creato un mosto spiccatamente acido, poi è stato fatto fermentare usando un lievito canonico da birra, infine è stato aggiunto succo di amarene dopo la prima fase di fermentazione vigorosa. Di colore rosso rubino, la Cherry Wave si contraddistingue per un potente aroma di amarena e per una netta acidità, che ne facilita la bevuta. Ulteriori informazioni sul sito del birrificio.

E concludiamo con la prima bassa fermentazione di Malspina Brewing (sito web). La Sanfe (5,2%) è una reinterpretazione dello stile delle Bohemian Pilsner, perché oltre al classico luppolo Saaz prevede anche l’aggiunta della varietà neozelandese Motueka, capace di conferire toni aromatici speziati, floreali e lievemente agrumati. Per il resto non si discosta molto dal modello di riferimento: è di colore dorato, con un corpo medio e un buon equilibrio tra la dolcezza del malto e l’amaro del luppolo. Si lascia bere molto facilmente, ma non per questo risulta priva di carattere. È stata presentata ufficialmente il passato weekend a Birre Vive sotto la Torre.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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