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Annual Report di Assobirra: nel 2021 la birra è ripartita alla grande, ma il futuro è in chiaroscuro

Qualche ora fa è stata presentata a Roma l’edizione 2021 dell’Annual Report di Assobirra, il documento che misura l’andamento del mercato birrario italiano (qui disponibile in pdf). Il resoconto è sempre molto atteso nell’ambiente, ma negli ultimi anni l’attenzione è cresciuta esponenzialmente, soprattutto per capire l’impatto che ha avuto la pandemia sul settore e il modo in cui quest’ultimo è ripartito. Il 2021 è stato infatti l’anno del parziale ritorno alla normalità, sebbene – come ricordato in fase di presentazione – i primi mesi siano stati ancora caratterizzati da numerose restrizioni alle attività di pub e ristoranti. Dopo gli stravolgimenti del 2020, che per fortuna non hanno intaccato troppo pesantemente la salute del settore, i successivi dodici mesi hanno mostrato un ritorno su cifre non troppo distanti da quelle del 2019, confermando quindi un trend in decisa crescita e segnando addirittura qualche nuovo record. Ma come ha ricordato Alfredo Pratolongo, Presidente di Assobirra, i dati vanno interpretati nel giusto modo e contestualizzati all’interno di una visione globale del mercato. È corretto quindi essere soddisfatti dei numeri, ma non bisogna dimenticare le difficili sfide che si stagliano all’orizzonte.

È inutile però nascondere che alcune voci statistiche sono davvero molto confortanti. Una di quelle sulle quali poniamo maggiore attenzione riguarda i consumi pro capite e nel 2021 è stato raggiunto un nuovo primato: in Italia si bevono 35,2 litri di birra a testa, rispetto ai 31,7 del 2020 e soprattutto ai 34,9 del 2019 (record storico). In realtà i dati mostrano alcune incongruenze, perché l’Annual Report dello scorso anno riportava per il 2019 un dato diverso (35,2), che a sua volta era stato rivisto rispetto a quello di dodici mesi prima (34,6). Che quello del 2021 sia un ex aequo o un vero primato storico è questione di lana caprina, l’importante è aver verificato, con somma soddisfazione, che dopo solo un anno siamo tornati sui livelli pre-pandemia. La considerazione diventa ancora più rosea se consideriamo che, come accennato, le chiusure hanno caratterizzato i primi mesi dell’anno. Il traguardo è stato raggiunto sebbene i consumi totali (20.834.000 hl) siano stati leggermente più bassi del 2019: Pratolongo ha sottolineato che ciò è stato possibile perché il denominatore (cioè la base dei consumatori) è diminuita, ma a nostro parere questo aspetto non svaluta affatto il risultato ottenuto.

Ci sono altri dati che dimostrano come il settore sia tornato sui ritmi del 2019, o quantomeno del 2018. Le importazioni hanno superato quota 7 milioni di ettolitri, mentre l’export ha addirittura segnato un nuovo record assoluto – i due dati però sono provvisori in attesa di eventuale rettifica dell’Istat. L’occupazione è tornata a salire, seppure lentamente, così come la produzione di malto. A livello di segmentazione del mercato le birre speciali hanno compiuto un ulteriore impressionante balzo in avanti, raggiungendo il 17,28% del mercato (+2,76%) e sottraendo spazio alle Lager mainstream (passate dall’84,18% all’81,29%). Questo dato è molto interessante, perché in soli sette anni abbiamo assistito a una rivoluzione nella segmentazione del  mercato, con uno spostamento da una tipologia all’altra di quasi dieci punti percentuale. In termini di contenitori colpisce invece il calo delle lattine, dopo la crescita evidente dell’ultimo biennio: dietro probabilmente c’è qualche meccanismo legato alla pandemia che ci sfugge.

Da alcuni l’Annual Report presenta alcune infografiche dedicate anche alla birra artigianale. Anche in questo caso i dati sono tornati a mostrare una tendenza positiva superato il devastante 2020. I birrifici artigianali attivi (compresi i brewpub ed escluse le beer firm) sono 814: lo scorso anno erano 756 e prima ancora 841. Questa ampia variabilità dei dati si spiega probabilmente con il significato della voce statistica, che non misura le aperture e le chiusure, bensì le realtà effettivamente operanti – probabilmente quelle che hanno inviato dati all’Agenzia delle dogane. Insomma, anche in questo caso la ripartenza è avvenuta, ma rimanendo distante dai numeri del 2019. Lo stesso discorso infatti può essere esteso alla produzione totale (448.000 hl) e all’occupazione (2.800 addetti). Secondo l’Annual Report la fetta di mercato rappresentata dalla birra artigianale in termini di produzione si ferma ancora al 3%, a differenza delle percentuali più alte che ogni tanto si sentono ripetere nel nostro ambiente.

In generale dunque i dati dell’Annual Report mostrano una situazione rincuorante, con persino alcune statistiche molto positive. Come spiegato ieri, l’unica voce statistica preoccupante è relativa ai canali distributivi. Il fuori casa, tanto decantato recentemente, è ancora in contrazione (32,6%): per ovvi motivi è cresciuto rispetto al 2020 (27,1%), ma rimane molto lontano dai dati del 2019 (36,1%), che già mostravano una tendenza al ribasso. È vero che una parte del 2021 è stato contraddistinto da chiusure e limitazioni, ma il divario rispetto al periodo pre-pandemico è tale da suggerire una conferma del trend.

A parte l’ultima osservazione, l’Annual Report mostra dati davvero incoraggianti. Tuttavia la sua presentazione si è accompagnati a toni dimessi e preoccupati. Pratolongo ha infatti spiegato che l’ottimismo è pesantemente mitigato dall’aumento dei prezzi che sta investendo ogni aspetto della nostra vita, comprese ovviamente le attività coinvolte nella filiera brassicola. Il registro del Presidente di Assobirra è sembrato quasi dissonante rispetto alle buone notizie provenienti dal documento dell’associazione, ma è stato sicuramente influenzato da una riduzione di marginalità che è destinata a influenzare l’evoluzione del mercato nei prossimi mesi. Pratolongo è tornato a battere sul tema delle accise, chiedendone una riduzione con la quale si potrebbe evitare un incremento dei prezzi per il consumatore finale. Questo ultimo stadio del processo, infatti, potrebbe compromettere la crescita del settore e rendere vani i passi avanti compiuti negli ultimi anni. Per questa ragione Assobirra è pronta a lanciare una nuova campagna promozionale, la prima dopo quella del 2015, di cui parleremo diffusamente nei prossimi giorni.

Queste le sue parole:

La fotografia del 2021 della birra in Italia può essere visto come un bicchiere mezzo pieno che racchiude fatti, opinioni e numeri di un comparto che può ma soprattutto vuole crescere nonostante la complessità e l’incertezza. Anche nel 2022, il mercato sembra in ripresa sul fronte dei volumi. La realtà effettiva, però, è un po’ più complessa. L’attuale tempesta dei costi non sembra essere episodica e può generare effetti inflattivi, perdite di competitività, compromettere la ripresa e fermare gli investimenti da parte dei birrifici, nella distribuzione e nei canali di vendita, cioè lungo tutta la filiera brassicola. In ambito agricolo, da tempo il comparto birrario sta investendo per aumentare la quota di orzo prodotto in Italia con l’obiettivo di portarla dall’attuale 40% al 60%.  Tuttavia, è un percorso che richiede tempo e che rischia di venire rallentato dalla situazione attuale.

Durante la presentazione un ampio spazio è stato dedicato al tema della transizione ecologica, di cui in Assobirra ha la delega il Vice Presidente Federico Sannella:

La transizione ecologica è un pilastro fondamentale della strategia associativa, un terreno sul quale confrontarsi apertamente con tutti i player di settore. AssoBirra pone un focus inequivocabile sull’esigenza di far progredire il comparto verso la transizione ecologica ed energetica richiesta non solo dalla società civile ma, ora, anche dalla congiuntura di mercato. Tematiche che fino a ieri erano per lo più affidate ad azioni di singoli oggi necessitano di un approccio collettivo e collegiale.

Il momento complicato che stiamo vivendo si riflette anche sull’analisi dell’Annual Report. In condizioni “normali”, nel caso in cui l’unica variabile fuori standard fosse stata la pandemia, staremmo brindando una nuova ripartenza piena di speranze. Negli ultimi mesi invece la situazione si è molto ingarbugliata e le incognite per il futuro non solo sono molte, ma lasciano poco spazio a previsioni precise. In tutto questo entrano in gioco nuove e vecchie sfide, che possono portare a grandi successi, ma anche a cocenti sconfitte. Mentre commentiamo i dati del 2021, ci accorgiamo che già ci troviamo immersi in dinamiche completamente diverse, tanto da far apparire alcune considerazioni quasi anacronistiche. L’aspetto positivo però è che il settore si mantiene in salute: affronteremo i prossimi mesi partendo da una posizione di crescita e questo non è un aspetto da trascurare.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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