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La birra (artigianale) in crescita come consumi e produzione: gli ultimi studi di settore

Qual è lo stato di salute della birra in Italia? E quello del segmento della birra artigianale in particolare? Rispondere a queste domande non è sempre facile, perché occorre tenere in considerazione diversi parametri. Innanzitutto ci sono i consumi, che per fortuna negli ultimi anni hanno mantenuto un trend decisamente positivo: i litri pro capite sono cresciuti in maniera costante e si sono moltiplicate le occasioni in cui bere birra. C’è lo sviluppo della filiera, dalla produzione delle materie prime alla loro trasformazione, fino alla vendita al dettaglio: anche in questo caso i dati sono assolutamente incoraggianti, soprattutto in riferimento alla prima parte del processo. Ci sono poi i costi di produzione, che sappiamo essere aumentati considerevolmente negli ultimi mesi, con ripercussioni negative in tutto il settore. E ancora c’è l’atteggiamento dei consumatori, la loro predisposizione nei confronti della bevanda, che può essere entusiastica, coscienziosa o fredda. Limitandoci alla birra artigianale, in questo momento probabilmente siamo nel mezzo. Insomma le variabili sono tante e diverse, quindi spesso è utile disporre di dati certi, capaci di restituire una dimensione oggettiva oltre le semplici sensazioni personali. Negli ultimi giorni ne sono stati pubblicati alcuni dai toni trionfalistici, che però è opportuno considerare con attenzione e ricollocare nel contesto da cui provengono.

La prima ricerca arriva da Osservatorio Birra, realtà espressione della Fondazione Birra Moretti che monitora costantemente il mercato birrario in Italia. Lo studio, sviluppato dall’Istituto Piepoli in collaborazione con Partesa, è partito dalle risposte di circa 200 gestori e proprietari di ristoranti, bar e locali, evidenziando come la birra sarà sempre più al centro della ripresa del settore. In particolare è sulla nostra bevanda che si concentrano le aspettative degli esercenti, secondo i quali nei prossimi 5 anni rappresenterà il 50% del business precedendo nell’ordine vino, cocktail e spumante. Nonostante le perdite accusate nel periodo più duro della pandemia, quasi il 60% dei locali sta investendo in ottica futura, con una spesa media di circa 20.000 euro. Il consumo fuori casa è destinato a cambiare, diventando più “liquido” e meno scandito da finestre temporali predefinite (colazione – pranzo – aperitivo – cena), con la birra sempre più protagonista grazie alla sua grande duttilità.

Massimo Reggiani, amministratore delegato di Partesa, ha così commentato i dati:

Dalla ricerca di Osservatorio Birra emerge molto chiaramente il grande sforzo umano e imprenditoriale che i gestori dei punti di consumo hanno dovuto affrontare in questi ultimi anni. Uno sforzo che Partesa, così come tutti i distributori, ha sostenuto durante la pandemia e che continua a sostenere oggi, garantendo flessibilità, maggiori servizi e consulenza, il tutto con il prezioso supporto dei birrifici. Ora, in questo scenario senza precedenti nella storia recente, è indispensabile lavorare uniti.

L’altro riferimento statistico veicolato negli scorsi giorni è tratto da diversi recenti studi, raccolti in un comunicato lanciato da Doppio Malto in occasione della Giornata Nazionale della Birra Artigianale, la ricorrenza istituita da Unionbirrai. Anche in questo caso i numeri sono molto confortanti, se non addirittura spumeggianti: secondo Marketwatch il segmento mondiale della birra artigianale è infatti destinato a crescere nei prossimi 5 anni del 14,1%, raggiungendo un valore di oltre 38 miliardi di dollari. A questi dati fa eco una ricerca di Technavio, che limitandosi all’Europa prevede una crescita della produzione della birra artigianale di 666 milioni di litri entro il 2025, con un incremento superiore al 6%. Cifre sicuramente importanti, che mostrano un trend positivo nonostante i problemi derivanti dalla pandemia e dalla situazione internazionale.

Come accennato in apertura, tuttavia, è bene non lasciarsi trascinare dai facili entusiasmi e valutare il contesto generale in tutte le sue sfaccettature. Un limite di queste comunicazioni è di restituire per loro stessa natura un panorama fin troppo positivo: i freddi numeri non sempre forniscono una visione completa della situazione, soprattutto quando si tralasciano gli aspetti negativi. Ad esempio nella ricerca di Osservatorio Birra si segnala l’evoluzione dei consumi fuori casa e della centralità della birra in questa trasformazioni, ma non si cita il dato più importante: da anni in Italia l’off trade è in forte crescita e in soli 10 anni (2007 – 2017) è passato dal 54,5% al 62,4%. Con la pandemia e il successo dei sistemi di delivery probabilmente questo dato ha toccato nuovi record ed è senza dubbio la voce statistica più preoccupante delle ultime edizioni dell’Annual Report di Assobirra.

Questa puntualizzazione chiaramente nulla toglie all’ottimo momento che sta vivendo il mercato della birra in Italia e nel resto del mondo, nonostante le tante difficoltà. Difficoltà che dureranno ancora per chissà quanto e che non ha senso ignorare. In altre parole è giusto valutare ogni momento da tutti i punti di vista, sottolineando l’incoraggiante stato di salute del settore ma senza cavalcare toni trionfalistici che sembrano poco attinenti alla realtà. O almeno aspettare una valutazione più ad ampio respiro per farlo. Domani sarà una giornata chiave da questo punto di vista, perché sarà presentata proprio l’edizione 2021 dell’Annual Report. Personalmente la attendo con grandi speranze e aspettative, perché sono convinto che nell’ultimo anno il mercato ha risposto alla grande alle difficoltà degli ultimi tempi. Ma aspettiamo ancora ventiquattro ore per gli eventuali brindisi.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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