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Ci mancava solo questa: la serie tv di Brewdog

f0d40efd94fdf6a945091c36e370a989_34483A pensarci bene è da parecchio tempo che non dedico un post a Brewdog, anzi per la precisione è addirittura un anno o poco più. Nel frattempo l’azienda scozzese non è certo rimasta con le mani in mano, piuttosto ha proseguito a sfornare continue nuove idee, insistendo in quella filosofia a tratti provocatoria che l’ha resa celebre nel mondo della birra artigianale. Il punto è che in questi dodici mesi mi sembrava superfluo parlare dell’ennesima apertura di un bar Brewdog o dell’inutile ricetta brassicola ideata su Twitter. Per riprendere il discorso sul birrificio di James Watt e Martin Dickie aspettavo allora una notizia davvero dirompente, che puntualmente è stata pubblicata negli scorsi giorni sul loro blog ufficiale. La novità si riferisce alla prima serie televisiva incentrata su Brewdog, che sarà trasmessa negli Stati Uniti entro la fine dell’anno.

L’emittente che ha prodotto la serie è completamente nuova e si chiama Esquire. Debutterà nel circuito americano a settembre, proponendo un palinsesto dedicato “agli interessi, le passioni e le aspirazioni degli uomini di oggi”. Tra i vari show previsti ci sarà dunque anche quello su Brewdog, composto da sei episodi della durata di un’ora ciascuno. Di cosa parlerà esattamente? Ce lo spiegano gli stessi brewdogghi:

Nella sua prima stagione la serie seguirà James e Martin nella loro sfida per elevare lo stato della birra artigianale in tutto il paese. Con fisso l’obiettivo di convertire un milione di neofiti, i nostri capitani di ventura saranno affiancati lungo la loro strada da colleghi del calibro di Stone, Anchor, Elysian, Victory, Oskar Blues e tanti altri!

Nonostante la notizia possa sembrare completamente inusuale per il nostro ambiente, in realtà non è la prima volta che i network televisivi americani flirtano con la birra artigianale. Il precedente più famoso è indubbiamente rappresentato da Brew Masters, mini serie prodotta da Discovery Channel, che aveva come protagonista Sam Calagione di Dogfish Head. Presumibilmente lo show di Brewdog seguirà lo stesso approccio, permettendo di calare il telespettatore nella vita quotidiana di un birrificio, anche se filtrata attraverso le vicende più eccentriche che si troverà ad affrontare – e che, possiamo esserne certi, non mancheranno.

Ma come accennato, quello su Dogfsh Head e questo su Brewdog non sono gli unici casi di prodotti televisivi dedicati alla birra. In questi ultimi anni si è assistito a un crescente interesse delle case di produzioni nei confronti del nostro ambiente. Da una parte sicuramente c’è la voglia di raccontare storie imprenditoriali di successo, che spesso si incastrano alla perfezione nell’intramontabile visione del classico sogno americano. Dall’altra c’è il desiderio di mostrare una professione – quella del birraio – che la gente comune non conosce e che nell’immaginario collettivo assume delle sfumature quasi esotiche. Insomma, tutti ottimi ingredienti per costruire sceneggiature avvincenti e coinvolgenti. Almeno sulla carta…

Per verificare la bontà della serie su Brewdog bisognerà chiaramente attendere la messa in onda definitiva. Certo è che se c’è una storia brassicola che merita di essere raccontata, è proprio quella del duo scozzese. Che il birrificio vi sia simpatico o meno, è indubbio infatti che la sua ascesa è stata impressionante: come si può leggere sul relativo sito web dal 2007 (anno di fondazione) al 2012 l’azienda è cresciuta fino a raggiungere oltre 36.000 hl di produzione annua, 135 dipendenti e 10 locali a marchio proprio. Tutto ciò in solo 5 anni e in un contesto (quello anglosassone) in cui la concorrenza è quantomeno agguerrita.

Tale scalata è stata possibile grazie al modo originale con il quale James e Martin si sono proposti, destabilizzando le convinzioni e le tradizioni di una delle culture brassicole più importanti del mondo. Queste prese di posizione non sono sempre piaciute agli appassionati (compreso il sottoscritto), ma hanno permesso a Brewdog di ottenere un’attenzione senza pari e di attrarre una fetta importante di popolazione. Si potrebbe quasi riconoscergli il pregio di aver riavvicinato nel Regno Unito il target di consumatori più giovani, che invece tende a snobbare la birra tradizionale a favore di prodotti industriali o di altre tipologie di bevanda alcoliche.

Per questa ragione non suona poi così clamorosa la notizia di una serie tv su Brewdog, sebbene la sua singolarità sia innegabile. Nell’attesa di vedere le prime immagini voi cosa ne pensate? Siete sinceramente incuriositi oppure il solo sentir nominare il nome Brewdog vi fa venire l’orticaria?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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34 Commenti

  1. Curiosità ed orticaria insieme.
    Calagione ha fatto scuola, è l’ennesima ottima furbata per fare breccia nei cuori dei beer enthusiasts.
    Accenderà altri riflettori sul loro modo di fare i birrai, non sull’essere birrai.
    Comunque visti dall’Italia, un paio d’anni fa sembravano pazzi scatenati, ora rientrano nella media, la trasgressione sta facendo meno effetto, per trasgredire ora si torna alle origini.

  2. son sia incuriosito sia affetto da orticaria al sentire Brewdog ^^

    fino a che si deve vedere uno show e non si devono bere va bene dai ^^’

  3. Alcuni leggono “brewdog” e fanno partire polemiche a prescindere, io leggo “Stone, Anchor, Elysian, Victory, Osker Blues e tanti altri” e ringrazio i brewdogghi.

    Secondo me il programma di Calagione conteneva molta più fuffa di quanto ne conterrà quello di brewdog.

    • dove le hai viste partire le polemiche nei commenti scusa?

      personalmente né orticaria né curiosità, fondamentalmente non me ne frega un tubo di ‘sto video e amen

    • Indastria, un minimo di onestà intellettuale!
      L’apologia a tutti i costi dei brewdogghi ti porta a scrivere cose non suffragate dalla realtà…
      “Secondo me il programma di Calagione conteneva molta più fuffa di quanto ne conterrà quello di brewdog”.
      Cos’hai, la sfera di cristallo?

      • gli avranno regalato un costume da pinguino per Natale. mica è fuffa quella

        • parlavo dei commenti al post? 2 quando ho scritto il mio… non so perché la gente reagisce così…
          Il senso cmq era “il programma di calagione faceva schifo”.

          E, forse non si capiva nell’articolo, ma il programma “dovrebbe” essere un viaggio on the road attraverso i birrifici elencati.

          • il senso sarà stato anche quello, ma hai scritto cose diverse

            se quello di Calagione faceva schifo, non scommetterei 5 euro sul fatto che quello dei due pinguini sia molto meglio

    • Sono d’accordo con Indastria anche se della cosa della serie tv, in se, non me ne impippa nulla.
      Se può diffondere informazione anche solo parzialmente corretta sulla realtà
      della birra artigianale nel mondo, va bene. E’ una cosa in più che non fa male.

  4. Nessuna orticaria, Brewdog è da paura!
    Speriamo di vederlo presto su Real Time…

  5. Io son incuriosito, la serie con Sam Calagione l ho guardata tutta e l ho trovata comunque piacevole.

  6. PatrickBateman

    Sottoscrivo le parole di INDASTRIA.
    Non ho guardato, all’epoca, tutta la serie di Brewmasters, ma quel paio di puntate contenevano non poca fuffa; e il programma di Brewdog pare (pare) molto più interessante.
    Aspettiamo un po’, prima di considerarla la nuova loro “cazzatona”… 😉

  7. Rauchbierlover

    “Che c”avete aaa panchipa????”

  8. boh a me le loro trovate di marchetting divertono perloppiu’. e poi evidentemente funzionano.

    piu’ che altro mi interessa la loro birra (la linea base) che bevo sempre volentieri. ultimamente 5 am saint e panchipa alla spina e dead pony in latta tutte in grandissima forma.

    poi questi sono riusciti ad arrivare persino nella bassa friulana! un miracolo!!!

  9. Che siano discutibili o meno sul modo di fare birra, e sulla qualità delle loro produzioni, è un altro paio di maniche. Per la loro straordinaria capacità di farsi pubblicità e marketing un plauso se lo meritano tutto, eccome! Sono dell’idea che anche molti micro italiani possano imparare qualcosa.

  10. SPOILER: alla fine della prima serie l’ermellino muore

  11. il progetto brewdog puo piacere o meno ma è bellissimo.
    sono stati bravissimi.
    passare da 1000 Hl a 36000 Hl in sei anni e da 2 ad oltre 200 dipendenti.
    chi avrebbe saputo fare di meglio?
    sono stati bravi.
    personalmente a me fa più rabbrividire chi nel 2013 produce birra ed ha cine argomentazioni di comunicazione la qualita delle materie prime, la passione bla bla bla e tutte le solite fregnacce.
    tra 5 anni BD sara ancora li e probabilmente anche molti dei loro dipendenti.
    chi altro ci sará ancora?

    • Applausi.

    • ti sembrerà strano ma nel 2013 c’è chi ancora beve birra per gli ingredienti e la passione del birraio, e non perché due pirla si mettono davanti ad una telecamera vestiti da pinguini

      “il progetto può piacere o meno ma è bellissimo” è un ossimoro degno del qualunquismo d’accatto di peggiore specie. se a me non piace come faccio a trovarlo bellissimo? è un po’ come dire: voi pensatela come vi pare, ma le cose stanno come dico io. potrei risponderti con un’analoga banalità “il progetto di Brewdog è una puttanata orrenda però può anche piacere”

      tu confondi la bellezza col successo. non credo nessuno dotato di cervello possa mettere in discussione il loro successo

      fare l’apologia delle comunicazione birraria vincente come qualcosa totalmente slegata al prodotto ma efficace in termini di comunicazione è qualcosa di aberrante a mio giudizio, detta da un “appassionato”. qualcuno mi spieghi la differenza con la comunicazione fatta di tettone bionde birrarie (io peraltro preferisco quelle ai due pinguini se proprio devo scegliere a livello di comunicazione). come diceva qualcuno (e almeno lo diceva chiaro e tondo) per questi la birra è un “di cui”

      contenti voi

      • Voglio almeno sperare che abbiano acquistato qualcuna delle quote societarie messe in vendita dai birrai-tassidermisti. In caso contrario, la loro maniacale attenzione per ettolitri prodotti e numero di dipendenti non riuscirei proprio a spiegarmela 😀

      • Siamo un po’ alle solite, cioè a me sta benissimo il discorso di fondo, per carità, ma qui sembra che chi fa birra sia un’artista incompreso.
        Ora che l’arte non debba rispondere alle regole del mercato e che chi vende non è necessariamente il più bravo è scontato.
        Com’è scontato che anche nella produzione artigiana vale lo stesso ragionamento. Epperò poi se nicchia vogliamo essere, nicchia restiamo.
        Senza lamentele.
        Vuoi essere il birraio che se ne frega di tutto? Benissimo, ma non lamentiamoci perché altri nuotano meglio nelle correnti, non lamentiamoci che il “buon bere” sia confinato in un elitarismo che non può uscire perché spesso non vuole uscire e che uno ti venda una birra da 6 / 6,5 meglio di quanto la tua da 8.
        Insomma non si può pretendere che i migliori siano anche coloro che resteranno se un minimo (e lo ripeterò all’infinito) non si sporcano le mani con un approccio diverso.

        Poi che i due Haggis esagerino, l’ho sempre detto.

  12. fare un progetto imprenditoriale non ha nulla a che fare con il prodotto.
    e questo perchè il prodotto DEVE essere buono altrimenti il mercato ti spazza via prima o poi.
    sopratutto in un mercato di nicchia.
    io non discuto se le birre di BD siano buone o meno.
    Trovo però che sia riduttivo limitarsi a criticarli perchè si vestono da pinguini o fanno delle cose strane.
    I fatti sono quelli che ho citato.
    E per quanto riguarda le puttanate la maggior parte dei birrifici italiani raccontano puttanate: i birrai non sono preparati e non sanno nemmeno cosa vuol dire qualità.
    e per quanto riguarda voi sceriffi temo che non possiate essere considerati un gran che: dove eravate quando BD pastorizzava? e quando farinetto si fotteva il mercato della birra artigianale in italia?
    vi siete bevuti (letteralmente) tutte le cazzate che vi hanno raccontato Teo e Leo.
    La Xuayou che trovo un prodotto meraviglioso, viene realizzata come? vi/ci hanno raccontato balle? mi par di ricordare di si.
    E di Sam Calagione vogliamo parlare?
    e di Eataly birreria?
    e della birra in omaggio di quel poveretto di Tonino “ottimismo” guerra?
    Quindi adesso non scandalizzatevi per BD.
    Sono sempre balle, sopratutto quelle di chi parla di passione e scelta delle materie prime: in Italia i malti e i luppoli arrivano da due aziende e la maggior parte dei birrifici compra da MrMalt.
    Di cosa cazzo stiamo parlando?
    ho conosciuto birrai che facevano birra acida giustificandola con il fatto che a settembre la vendemmia portava nell’aria muffe che facevano inacidire la birra (vero nicola?) o che lavavano con la soda a freddo senza santificare.
    Ho visto birrai brianzoli che rifermentano dimenticandosi il priming o che tengono birra in cella calda a 28°C per due mesi (DUE).
    e tutti questi nei loro siti parlano di passione e qualità.
    Ma che andassero tutti a farsi benedire.
    Viva BD.
    Loro sono stati capaci di fare impresa.
    Hanno svecchiato il mondo della birra.
    dicono calzate? probabilmente si, ma credo che sappiano come si lavora (lo so per certo) sappiano cosa significhi fare qualità.
    Sicuramente sono dei banditi quando si muovono al limite della correttezza, ma giocano la partita con coraggio e fantasia, oltre che con competenza.
    quindi non prendiamoci per il culo: la birra artigianale in italia è prodotta in maggior parte da persone che non sanno nemmeno di cosa stanno parlando.
    prova ad andare ad un corso UB per l’avvio di un microbirrificio, trovi persone che parlano di bionda, ambrata e weizen.
    Ovviamente fatte con passione e con materie prime scelte….
    E tutti che si aspettano che l’azienda guadagni subito.
    Apriamo gli occhi.
    i brewdogghi sono banditi?
    probabilmente è vero. ma sono di gran lunga i migliori.

    • quante idee confuse…

      a me interessa il prodotto, che non è affatto eccellente come tu dici, io lo trovo spesso mediocre e non esente da problemi, e come viene comunicato, ed è comunicato esattamente come un orologio, un cellulare e qualsiasi altro prodotto di massa “cool”. tu mi ripeti che sono grandi imprenditori, e non è necessario perché lo so da 5 anni e credo lo sappiano TUTTI. io ti dico una cosa diversa: per loro, come Bottoni ci insegna, la birra è un DI CUI. tramite la birra veicolano un messaggio pubblicitario molto efficace su una certa tipologia di giovani. il prodotto è decente, questi giovani non hanno esattamente un palato da esperti e sono estremamente omologati nel gusto, esattamente come avviene nelle industriali, sono poco curiosi e molto seriali (lattine a manetta) e tutto funziona = soldi a palate. la birra, il prodotto, non è certamente al centro: è al centro l’immagine che hanno costruito attorno. sono bravi imprenditorialmente? ovvio. fanno grandi prodotti? mica tanto. stanno creando una nuova generazione di bevitori migliore? direi di no, è solo una nuova omologazione di gusto e un rispolverare regole di marketing dell’industria: lavorare sull’immagine, le bionde, la festa, i pinguini, le teste di cervo, le marmotte con dentro la boccia, la birra più alcolica della galassia, ecc. le bevi per l’immagine che hai di te stesso nel berla. mi piace tutto questo? no. trovo che oscurino realtà ben più meritevoli di successo? sì, e questo mi preme. qualcuno fra le folle adoranti potrà dirlo? sparar cazzate per sparar cazzate, preferisco chi mette la birra al centro, non le fregnacce. e il mondo è pieno di birrai serissimi, checche tu ne pensi. e si può fare successo anche lavorando così: spero che il nome Sierra Nevada ti basti come esempio

      poi mi fai una sfilza di esempi. BD pastorizza. ed io che prove ho per dirlo, di fronte alla negazione dei diretti interessati? Farinetti vende birra, e quindi? Teo spara cazzate (io non me le sono mai bevute peraltro, solo che prima di accusare bisognerebbe anche sapere di ciò di cui si parla), e quindi? ciò sdogana i BD? oltretutto fai una generalizzazione mentre l’unico che parla male di BD mi pare di essere io, a meno che tu non voglia darmi del voi. e porti difetti di un mondo per giustificare la loro politica commerciale: io preferisco criticare gli uni e gli altri. non è che se non sei in fondo alla scala quello peggio di te ti sdogana

      poi alla fine gli dai pure dei banditi. cosa che io non penso. sono solo dei furbastri. basta saperlo e decidere se il nostro sistema di valori ci sta bene: a quel punto lattine a manetta e se esce un po’ di formaggioso o del diacetile poco male

      • “il prodotto è decente, questi giovani non hanno esattamente un palato da esperti e sono estremamente omologati nel gusto”

        Esatto.
        La maggioranza non può avere un palato da esperti.
        La maggioranza avrà sempre un gusto omologato.
        Se vuoi rosicchiare un po’ di maggioranza a BD (o chi per loro) non puoi fare
        i pistolotti alle maggioranze, ma devi parlare alle maggioranze come se parlassi ad un sottosviluppato (sto esagerando, ma per far capire).

      • Quindi per concludere, problemi economico-istituzionali a parte, se BD oscura le realtà più meritevoli è anche colpa delle realtà più meritevoli. Punto.

        Che poi non saranno cmq oscurate per chi fa della birra il suo hobby principale, che tanto si informa sempre, ma sicuramente in un mercato globale o anche locale, la loro scelta commerciale non è premiante.

        Scelte. Ma se poi rosicano è triste.

    • Effettivamente a volte per pulire la santificazione funziona meglio del peracetico.

    • Applausi e due, ma a te veramente tanti.

  13. Che siano stati bravissimi a fare impresa? OVVIO! se mi date qualche milioncino di euro a breve divento come loro 😉

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