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Il progetto Resist: una “anti-Imperial Stout” a sostegno della popolazione ucraina

Sebbene non occupi più perennemente le prime pagine dei giornali, la guerra ucraina sta andando avanti con la sua terribile regolarità, di cui ormai ci rendiamo conto solo quando qualche notizia particolarmente tragica torna in evidenza – l’ultima è relativa al raid missilistico di sabato nella città di Chasovy Yar, che ha causato la morte di almeno 24 persone, per lo più civili. L’emergenza non è finita e a nostro avviso è sbagliato abbassare la guardia nei confronti di una vicenda di una gravità inenarrabile. Come raccontato in passato, la comunità internazionale della birra artigianale è stata tra le prime a muoversi per aiutare la popolazione ucraina, grazie a diverse iniziative. A lungo andare quella che ha prevalso è stata la creazione di birre ad hoc, il cui ricavato è stato totalmente o in parte destinato a progetti benefici: è senza dubbio la soluzione più efficace, perché semplice da capire anche per il consumatore finale. Un’iniziativa che si è rapidamente diffusa tra i birrifici di tutto il mondo è quella chiamata Resist, che prevede la realizzazione di una “anti-Imperial Stout” partendo da una ricetta condivisa.

L’iniziativa gioca chiaramente sull’espressione Imperial Stout, che nella sua versione completa e originale è Russian Imperial Stout. Questa definizione identifica versioni particolarmente muscolari delle Stout, prodotte intorno al XVIII secolo dai birrifici inglesi per essere esportate nell’area del Baltico e della Russia imperiale. La leggenda vuole che gli zar dell’Impero russo apprezzassero particolarmente questa specialità brassicola, tanto da assumere il nome che conosciamo oggigiorno. Con lo scoppio della guerra in Ucraina qualcuno ha allora pensato di recuperare il concetto in senso anti-imperialistico, proponendo di realizzare delle Imperial Stout per sostenere la campagna di resistenza nei confronti delle velleità espansionistiche della Russia. Come accennato, l’idea ha preso velocemente piede e ha coinvolto birrifici di tutto il mondo: Cile, Svizzera, Belgio, Romania, Germania, Irlanda e Stati Uniti solo per citarne alcuni, senza dimenticare la partecipazione di alcuni produttori ucraini.

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Tutte le birre appartenenti al progetto condividono lo stesso nome Resist e rientrano nella campagna Drinkers for Ukraine. Sul sito è possibile trovare la ricetta messa a punto da alcuni birrai ucraini, che tuttavia può essere personalizzata a piacimento. A eccezione della parte riguardante la composizione del grist, per la verità molto approfondita, il resto delle regole rimane volutamente vago. Ad esempio riguardo al lievito si suggerisce l’uso un ceppo di stampo britannico piuttosto attenuante, mentre per il luppolo non si indicano varietà precise, ma solo di ricorrere a tipologie neutre da amaro a inizio bollitura per raggiungere alla fine 45-50 IBU. Non esistono direttive circa la gradazione alcolica (che per coerenza con lo stile sarà comunque elevata), mentre si chiede l’impiego di barbabietole come ingrediente caratteristico dell’Ucraina. Dicevamo del grist: la ricetta propone che la metà della base fermentescibile sia costituita da malto Pale o 2-Row, mentre il resto da Vienna (14%), fiocchi di avena (11%), 60L Crystal (7%), 120L Crystal (7%), Chocolate (4%) e Black decorticato (7%).

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Il birrificio irlandese Jump Ship (sito web) ha creato la sua Resist con barbabietola arrostita, devolvendo tutti i proventi delle vendite alla Croce Rossa. Identica dinamica per il birrificio inglese The First & Last Brewery (sito web), che ha usato barbabietole coltivate nella contea del Northumberland, dove ha sede. In Australia i birrifici Heroes and Villains (sito web) e Impi Brewers (sito web) hanno collaborato con l’associazione di homebrewer Phat Brew Club per realizzare la loro Resist (8%) con 25 kg di barbabietole, destinando tutti gli introiti alla Croce Rossa. Sempre in Australia il marchio brassicolo Wheaty Brewing Corps (sito web) ha presentato una Resist da 7,5%, spillata in tre modi diversi: classica (CO2), a carboazoto e tramite handpump. E ancora possiamo citare le Resist dei birrifici Eastern Market (sito web) di Detroit (incassi devoluti a Unicef), Ballykilcavan (sito web) in Irlanda e Deep Creek (sito web) in Australia.

C’è anche chi ha deciso di rivedere profondamente la ricetta di Drinkers for Ukraine, magari per renderla più coerente con la propria filosofia produttiva. In Belgio il birrificio Brussels Beer Project (sito web) ha realizzato la Resist prendendo ispirazione dalla Kyiv Cake, tipico dolce della città di Kiev. Partendo allora da una potente Imperial Stout (12%), l’azienda belga ha aggiunto nocciole, caffè, cacao, vaniglia, sciroppo d’acero e melassa, ottenendo una classica scura di stampo “pastry”. L’americano Sierra Nevada (sito web) ha invece puntato su una tipologia luppolata, potendo però continuare a giocare con il nome dello stile. La sua Resist (7%) è infatti una anti-Imperial IPA realizzata sul modello della West Coast, che in alcuni locali di Sierra Nevada è stata abbinata a un menu ispirato al patrimonio gastronomico dell’Ucraina. Anche in questo caso il 100% dei ricavi è destinato alla Croce Rossa.

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Quelle riportate sono solo alcune della tantissime adesioni arrivate al progetto Resist da tutto il mondo. La partecipazione è stata tale che il concorso U.S. Open Beer Championship ha aggiunto una categoria speciale dedicata a tutte le birre Resist, dalle iscrizioni delle quali è stato ottenuta una somma di denaro devoluta interamente in beneficienza. Un’ulteriore dimostrazione della diffusione che ha avuto questo progetto, che – ricordiamolo sempre – si prefigge un obiettivo serio e importante. C’è però un’assenza che non può passare inosservata, quella cioè del nostro paese: sebbene alcune lodevoli iniziative, come quelle di Baladin, Vetra, Birrificio 79 e Oxiana, a oggi ci risulta che nessun birrificio italiano abbia ancora aderito al progetto Resist (felici di essere smentiti). C’è ancora tempo: per attività di questo genere non esiste una scadenza, anzi forse ce n’è bisogno ora più che mai. Birrai italiani datevi da fare!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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