Se non sbaglio gli organi di informazione specializzata hanno snobbato la notizia, tuttavia mi sembra giusto dedicare un post alle vicende che stanno interessando la Birra Triscele di Messina. In particolare da qualche tempo si paventa la chiusura dell’impianto che una volta produceva la storica Birra Messina, con il conseguente licenziamento dei 42 lavoratori attualmente impiegati presso l’azienda. Dalle informazioni reperibili in Rete la situazione appare poco chiara, perciò cercheremo di fare un po’ di ordine al riguardo, ben consci che gli eventi potrebbero decidere il futuro del lavoro di tante persone. Anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sul loro destino – ovviamente proporzionalmente alla “forza” che può avere un blog del genere – ho deciso di affrontare questo argomento. Partiamo dall’inizio…
Verso la fine dello scorso marzo alcuni media locali iniziarono a menzionare la Birra Triscele, in particolare citando il rischio di chiusura dell’impianto produttivo. La notizia era trapelata durante un incontro tra maestranze sindacali, ma tanto era bastato per arrivare alla dichiarazione dello stato di agitazione e alla convocazione dei rappresentanti dell’azienda. Al tempo non trovai spunti particolarmente interessanti da farne un post e “misi da parte” la notizia per riprenderla eventualmente in futuro.
Nel frattempo la vicenda andò avanti, finché qualche giorno fa ricevo una mail da parte del foodblogger Alessio, che sottopone la vicenda alla mia attenzione. Con un piccolo particolare aggiuntivo: la crisi della Birra Triscele sarebbe causata dall’accanita concorrenza di Heineken, che continua a vendere la Birra Messina sottraendo consumatori all’azienda locale. Ovviamente il dettaglio mi ha subito spinto a riprendere in mano la questione e a saperne di più: secondo questa interpretazione il lavoro di 42 persone sarebbe stato a rischio a causa del comportamento sleale di una “odiata” multinazionale.
Lo chiarisco subito: dalle informazioni reperibili sul web, non c’è alcuna ragione di ritenere che la crisi della Birra Triscele sia stata causata da Heineken. Tantomeno è ravvisabile un comportamento scorretto della multinazionale. Ecco, questo per onore di cronaca e per tranquillizzare gli avvocati di Heineken 😛 .
[EDIT] Dopo uno scambio di email, Alessio mi ha spiegato meglio cosa intendeva. Come avevo avuto modo di verificare, Heineken non ha nessuna colpa. Piuttosto Alessio rimane amareggiato nel vedere quanti consumatori continuino a bere Birra Messina (che non è più un prodotto locale), ignorando invece la vera birra della città , cioè la Birra Triscele.
Ma cosa c’entra Heineken con la Birra Triscele? Non è la prima volta che ne parliamo. Nel 1988 la multinazionale acquistò la Birra Messina, fondata nel 1923 come birrificio indipendente e trasformatasi col tempo uno dei marchi più conosciuti a livello nazionale. Birra Messina diventò uno dei brand più interessanti a livello locale per Heineken, che continuò a produrla con lo stesso nome anche quando la produzione venne spostata in altre zone d’Italia. Questo venir meno dell’associazione nome-luogo di produzione costò ad Heineken anche una condanna da parte dell’Antitrust, risalente alla scorsa estate. Ma questa è un’altra storia, di cui ho scritto dettagliatamente in passato.
In realtà molto prima della condanna dell’Antitrust, Heineken dovette affrontare altre grane con la Birra Messina. Nel 2006 infatti fu avviata una vertenza nei confronti della multinazionale, dopo che annunciò di voler chiudere lo stabilimento di Messina, spostando la produzione a Massafra e licenziando tutti i lavoratori. A seguito della notizia, la famiglia Faranda – che aveva posseduto precedentemente l’azienda – si propose di riacquistare da Heineken lo stabilimento, salvando il posto di lavoro a decine di persone. Tra gli accordi ce n’era uno riguardante il marchio Birra Messina, che sarebbe rimasto nelle mani del colosso birrario. La famiglia Faranda iniziò invece a commercializzare due nuovi prodotti, Birra del Sole e Patruni e Sutta, sotto il nome Birra Triscele.
La crisi mondiale e quello del mercato della birra industriale nello specifico hanno tarpato le ali alle nuove birre, al punto che la Birra Triscele non è mai riuscita a spiccare il volo. A detta delle voci diffuse nell’ambiente, l’azienda sarebbe quindi pronta a sospendere qualunque attività a causa delle numerose difficoltà economiche incontrate. Un scelta che non è piaciuta ai sindacati, come spiega il segretario della Flai Messina, Mastroeni:
Attraverso l’incontro presso l’Ufficio del lavoro si vuole contrastare la decisione della proprietà e costruire una prospettiva di superamento della situazione di difficoltà senza che questo determini il blocco dell’attività produttiva o il licenziamento dei lavoratori.
In realtà , a distanza di qualche giorno sono arrivate le precisazioni dell’amministratore unico di Birra Triscele, che, pur smentendo la notizia, ha confermato le pesanti nubi sul futuro dell’azienda:
In merito alle notizie apparse su diversi organi di stampa relativamente ad una paventata cessazione dell’attività aziendale ed alla messa in mobilità del personale in forza, riteniamo doveroso chiarire come tali affermazioni non rispecchino, in alcun modo, decisioni assunte dalla società .
Infatti pur non negando una situazione di difficoltà congiunturale, determinata da molteplici fattori ed avente reso necessario il ricorso ad un contratto di solidarietà (già conclusosi per il primo anno ed in attesa di approvazione da parte del Ministero per il secondo), possiamo soltanto affermare come, in realtà , risulti da tempo avviato soltanto un momento di confronto sereno e costruttivo con il sindacato. Indirizzato a valutare ed individuare, di concerto appunto con le parti sociali e nell’ambito di un indispensabile processo di riorganizzazione aziendale, tutti gli opportuni strumenti finalizzati ad una complessiva gestione sia della delicata situazione occupazionale, che del sostegno al reddito.
La questione dunque rimane in evoluzione e al momento non è chiaro come evolverà . La chiusura dell’attività sarebbe un duro colpo per i lavoratori impiegati presso l’azienda e segnerebbe la scomparsa di un marchio storico che, quantunque industriale, ha scritto la storia del mercato birrario in Italia.
Dispiace per i lavoratori ma dovrebbero migliorare il prodotto perché assolutamente non concorrenziale nemmeno rispetto alla messina attuale fatta a massafra.
Concordo con Indastria: la dirigenza ha considerato la possibilità di cambiare ricette? Con 42 dipendenti le potenzialità sono enormi e va analizzato il fatto che ci sono pochi microbirrifici in Sicilia.
Più che cambiare ricette, ci vorrebbe un cambiamento globale della loro filosofia produttiva. Anche in Sicilia ormai lo sfruttamento del solo nome non abbindola più nessuno. Il mercato è ormai saturo di lager industriali omologate.
Mi dispiace tanto per i lavoratori.
Anche io sono del parere che se le cose non vanno prima sarebbe meglio provare a rinnovarsi piuttosto che chiudere direttamente baracca e burattini.
Le mie origini messinesi mi portano ad intevenire, soprattutto per dare una visione realistica della vicenda, da chi ha vissuto e vive Messina quasi quotidianamente.
Sostengo lo stesso pensiero di Alessio, il messinese da quando è esplosa la questione dovrebbe bere solo Patruni e sutta e Birra del Sole.
Tuttavia, pur essendo i marchi di Faranda ben distribuiti in città e anche sull’altra sponda dello stretto, il marchio birra Messina, da sempre ben radicato, continua a spopolare, più che altro suppongo per una scarsa informazione nei confronti del consumatore medio, che magari, sensibilizzato sull’argomento, sceglierebbe diversamente.
La stampa locale a certi livelli ne da poco risalto e ho quasi la sensazione che se ne parli sempre con una certa superficialità . Perchè?
Sempre di prodotto industriale si tratta, quindi l’osservazione di Indastria sulla migliorabilità del prodotto, lascia il tempo che trova a mio parere 😉
I tarantini che bevono Raffo, i sardi che bevono ichnusa e i messinesi che bevono patruni e sutta non cercano l’eccellenza del prodotto, cercano l’identificazione.
Ad ogni modo, la Patruni e sutta attuale è molto vicina alla vecchia Birra Messina (quella periodo pre-heinek.) e questo ha in un certo senso riempito i cuori dei vecchi bevitori locali.
Purtroppo non basta! Quello che vogliamo è che Heinek. tolga il nome Messina dall’etichetta.
Heineken dovrà modificare a breve il nome della birra
@francesco donato forse ti sfugge perché ho detto quello che ho detto:
le birre della trisciele sono APPUNTO addirittura peggiori di un prodotto industriale e mediocre. Il campanilismo è una bella cosa ma fino ad un certo punto ed anche la questione del nome mi sembra trascurabile.
L’impianto di messina è indubbiamente troppo grande per essere considerato artigianale ma quantomeno potrebbero sforsarsi di più seguendo quanto fatto da menabre e padevena in passato.
Conosco bene la vicenda come conosco benissimo messina.
@INDASTRIA
Capisco quello che vuoi dire ma qui non si parla di campanilismo bensì di tutela di marchio d’origine, e la legge è abbastanza chiara in merito, tant’è che come replicato da Andrea, Heink. dovrà modificare il nome della birra (sul breve ho le mie riserve).
Conosci benissimo Messina quindi saprai anche che di cultura birraria vera nemmeno a parlarne e che, a parte qualche cattedrale nel deserto sulla tirrenica, è purtroppo la provincia siciliana messa peggio di tutte in quanto a risorse birrarie artiginali (pub, beershop, ecc.).
I miei amici messinesi sanno cosa bere e dove andare a cercare birra artiginale, per carità , ma il resto? Al resto non interessa che il prodotto migliori, a loro va bene così, non sono pretenziosi in quanto a qualità , ne come comunque hai sottolineato tu stesso, l’impianto di Gazzi è tarato per la produzione artigianale.
C’è da dire, inoltre che con la Birra del sole cruda hanno provato a percorrere altre strade, ma facendo purtroppo un buco nell’acqua, con un prodotto difficilmente collocabile su un mercato in bilico tra pregiudizi legati al nome e scarsa cultura birraria.
Guarda, trovo che la loro iniziativa riguardo la birra cruda fosse interessante e lodevole. Devo anche dire che quella birra ha anche problemi evidenti a meno di non berla appena messa sullo scaffale.
Riguardo il marchio penso che l’h. dovrà smettere di chiamare la loro birra in quel modo semplicemente per un problema di tutela del consumatore. Non credo che messina riavrà il suo marchio però (attendo Turco per conferme o smentite)
La condanna contro Heineken risale a luglio 2010 e affermava che la multinazionale avrebbe dovuto cambiare nome e simboli nel giro di sei mesi. Cosa che a quanto pare non è avvenuta… quindi sì, forse i tempi non saranno tanti brevi, siamo in Italia.
Come dice Indastria il marchio non può essere utilizzato da Heineken perché “confonde” il consumatore. Non credo che questo significhi che torni in mano alla famiglia Faranda, almeno non senza qualche operazione economica.
Resta comunque il fatto che se voglio darsi una scrollata dovrebbero tentare la strada della qualità , proponendo birre semplici e buone che non siano le classiche birre industriali.
Io non sono un produttore di birra artigianale (ho fatto si e no 2 cotte a casa) ma se assumi uno pratico(…come si dice) (o meglio 3 o 4) con un impianto cosi penso che si possano fare delle ottime birre senza grandi stravolgimenti dell’impianto.
E poi se fai un po di marketing vero vedi che la gente la beve la tua birra se è buona….
Ci sono un molti appassionati di birra di origine messinese qui…
Perchè non crearla una cultura?
Non è mai tardi iniziare un progetto…
se vabbè…. immaginate che in questo momento sia ubriaco di birra del sole.
ok. Adesso giustificherete gli errori scritti sopra…
spero abbiate capito il senso di ciò che volevo dire.
Alessio se fai un salto sull’altra sponda fammelo sapere e ne parliamo davanti ad una bella birra (il 27 c’è una bella serata con Raffaele Longo del B94 ad esempio…), per qualsiasi cosa che può far crescere Messina sono sempre disponibile!
Volentieri!
Conto di tornare entro maggio!
quando c’è qualcosa da fare, sono sempre disponibile!
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