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Great American Beer Festival: i vincitori

Come abitudine, nel corso del GABF (Great American Beer Festival) conclusosi sabato scorso, sono stati assegnati i premi della giuria per i migliori birrifici dell’anno e i migliori prodotti suddivisi nella miriade di stili presenti. I premi più importanti sono assegnati ai migliori birrifici e ai migliori brewpub dell’anno, divisi in base alle dimensioni dell’azienda.

Ecco quindi che tra i grandi birrifici viene premiata una multinazionale come l’Anheuser-Busch, risultato che stride un po’ con la forte impronta artigianale del festival, ma che evidentemente è funzionale all’organizzazione della manifestazione. Per quanto riguarda invece i birrifici di medie e piccole dimensioni – per noi ben più interessanti – si sono aggiudicate il premio rispettivamente Pyramid ed AleSmith.

La Pyramid è un birrificio che ha la propria sede centrale a Seattle, ma con filiali sparse in tutti gli Stati Uniti. Rispetto a produttori americani ben conosciuti da noi, presenta una linea di birre che non meraviglia per la quantità e che strizza l’occhio alle weizen: ne vengono prodotte ben 3 (su un’offerta totale di 6 birre), di cui una all’albicocca. La AleSmith è invece un birrificio della California, discretamente conosciuto anche alle nostre latitudini, che ha una produzione più vasta e caratterizzata dall’ottima qualità delle birre.

Per quel che concerne i brewpub, anche qui c’è una divisione tra grandi e piccole aziende: tra le prime ha vinto RockBottom, tra le seconde Redwood. Il GABF poi assegna anche tre premi giornalistici, che portano il nome del compianto Micheal Jackson, e tre premi per la competizione Pro-Am. Per i dettagli vi rimando al pdf redatto dallo staff del festival.

Tra i vincitori tra le varie categorie troviamo anche nomi piuttosto conosciuti in Italia, come Dogfish Head (dominatrice tra le birre speciali), Rogue (soprattutto per le American-Style Amber/Red Ale), Left Hand, Great Divide, Flying Dog, ecc. A differenza delle mie aspettative la New Belgium ha portato a casa solo una medaglia d’oro nelle witbier belghe, mentre interessanti sono stati i piazzamenti nelle birre invecchiate: solo terza la costosissima Utopias (annata 2003) di Samuel Adams, seconda la Vintage Speedway Stout di AleSmith e infine prima la Alaskan Smoked Porter del birrificio Alaskan.

Per concludere spicca il grande numero di birre prodotte da multinazionali premiate nelle varie categorie. Nomi quali MillerCoors, Michelob e Anheuser-Busch tornano spesso, con quest’ultima che addirittura riesce a monopolizzare lo stile “American-Style Specialty Lager”. Contenti loro…

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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