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Etichette esaustive: MoBI presenta "Birra chiara"

birrachiaraTra le iniziative presentate al recente Pianeta Birra merita sicuramente menzione il progetto di MoBI (Movimento Birrario Italiano) denominato Birra chiara. Si tratta di una serie di linee guida destinate a disciplinare il contenuto delle etichette di birra, al fine di fornire all’utente finale un insieme di informazioni trasparenti, esaustive e di supporto all’acquisto e al consumo. Come molti sapranno, MoBI è il movimento di consumatori di birra artigianale: nell’ottica della giusta diffusione della cultura birraria in Italia, l’etichetta è vista – giustamente – come uno strumento fondamentale, anche perché spesso rappresenta l’unica fonte di informazioni per l’acquirente.

Diciamolo subito: questo progetto Birra chiara è davvero un ottimo lavoro, sia per l’idea di partenza, sia per come è stato sviluppato. Come suggeriva Maurizio Maestrelli, la proposta meriterebbe persino l’attenzione dei media generalisti; l’augurio e la speranza è che prima o poi si arrivi a questo obiettivo.

Nel dettaglio, le linee guida prevedono che le etichette di birra riportino una serie di informazioni, suddivise per categoria. La prima categoria si riferisce ai dati che devono essere riportati per legge: per questo motivo il disciplinare non li prende in considerazione perché ritenuti presenti a priori (anche se non sempre è scontato). La seconda categoria riguarda le informazioni essenziali, quelle cioè che non devono assolutamente mancare sulle etichette. La terza categoria contempla i dati importanti, cioè che hanno una certa rilevanza, anche se non sono considerati indispensabili. L’ultima categoria è quella delle indicazioni accessorie, cioé ancora meno rilevanti, che possono essere considerate come corollario a tutte le altre.

Di seguito l’immagine che riporta le varie voci divise per categoria, con il relativo punteggio:

Birra-Chiara-8

La presenza di queste informazioni e il modo in cui sono esplicitate permette di stabilire se un’etichetta è “promossa” o “bocciata” e qual è il suo “punteggio di qualità”. Perché sia promossa, un’etichetta deve riportare tutte le informazioni definite fondamentali, con un margine di massimo due mancanze. Inoltre deve raggiungere un punteggio minimo di 50/100, valore che in futuro sarà alzato a 60/100. La presenza delle altre informazioni contribuisce a creare il punteggio finale in diverso modo: ad esempio, le informazioni importanti hanno un punteggio più alto, mentre in tutti i casi la leggibilità è un parametro da tenere in considerazione.

Le informazioni importanti e accessorie possono in alternativa essere presenti sul sito web del produttore. Tuttavia, mentre per le seconde questa soluzione è non influisce sul calcolo finale (la loro presenza sull’etichetta o sul sito web è considerata indifferente), per le prime l’assenza in etichetta comporta comunque una riduzione di punteggio del 50% per ogni voce presa in esame.

Questo meccanismo risulta molto convincente e permette di assicurare vantaggi per il consumatore da diversi punti di vista. Oltre a uno scopo meramente informativo, infatti, alcuni dati consentono di perseguire scopi di diversa natura: la segnalazione delle spezie impiegate in una birra, ad esempio, è un dato fondamentale per la tutela della salute di quelle persone che soffrono di intolleranze a determinate sostanze. Questi dettagli rendono il progetto Birra chiara ancora più encomiabile.

Inoltre, MoBI non si è limitata a dettare queste linee guida, ma ha anche iniziato ad utilizzarle per valutare la qualità delle etichette attualmente presenti sul mercato. I dati, resi pubblici a Pianeta Birra, non sono molto confortanti: su 25 esemplari, solo l’8% risulta avere un punteggio superiore a 50/100, che è la soglia minima per la “promozione”. Interessante è anche la frequenza di presenza delle varie informazioni: molto diffuse sono quelle relative alla rifermentazione in bottiglia e, in misura minore, alle spezie impiegate e alle note organolettiche. Tra quelle poco rintracciabili, fanno riflettere la diffusa mancanza di indicazioni sulla salute, sulla data di imbottigliamento, sull’uso di agenti chiarificanti.

Per concludere vi segnalo alcune risorse. Innanzitutto il documento riassuntivo (formato pdf) presentato a Rimini, molto interessante, in cui sono riportati alcuni esempi illuminanti. In secondo luogo un articolo pubblicato sul numero 0 della rivista dell’associazione (formato pdf), anch’essa presentata durante Pianeta Birra (su cui torneremo in futuro). La speranza è che il disciplinare sia preso in considerazione da un numero sempre maggiore di produttori.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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8 Commenti

  1. Ma ad esempio pubblicita’ di “birra pasturana” pubblicata sulla rivista dice che la Filo e’ “Triple trappista”. A me pare ingannevole come messaggio (sono sicuro fatto senza malizia) anche se non so cosa c’e’ scritto nell’etichetta della filo. Un po’ di educazione alla chiarezza anche sugli inserzionisti forse non guasta per chi vuole salire in cattedra.

  2. l’idea non è male, ma non basterebbe per il momento creare delle “mini-etichette” con riportate giusto le caratteristiche base delle birra da applicare anche successivamente sulle bottiglie o addirittura fornirne una per ogni tipologia di birra a chi le vende così che possa crearne un catalogo!?

  3. bè, forse qualche piccola differenza c’è…

  4. Ottimo, bravi!
    Un commento: personalmente l’indicazione “modalità di conservazione” la ritengo piuttosto “fondamentale”.

  5. force fed broken glass

    @ W W : sicuramente sarà come dici, per tamponare etichette “vecchio conio” già stampate e/o incollate impossibili da rimuovere e/o buttare. Come presso molta grande distribuzione accade per wetmalle duvel orval etc con il generico adesivo ” birra doppio malto rifermentata in bottiglia grado x,y° importata da.. “.. qui per legislazione non ci vedo molto l’indicazione per stile..

  6. Una grande iniziativa. Sono d’accordo con Leo che la modalità di conservazione sia fondamentale (o almeno più importante di quanto è stato deciso) per non rischiare di rovinare la birra. Nulla da obiettare sul resto (al massimo dare qualche importanza in più all’indicazione in braille…).

  7. Encomiabile iniziativa,
    che mi lascia però qualche perplessità l’ indicazione della presenza delle spezie tra le informazini fondamentali ma non un elenco completo degli ingredienti, inclusi i conservanti, gli stabilizzanti della schiuma, i chiarificanti tipo la colla di pesce.
    vabbe che se parliamo di birra artigianale pensiamo a prodotti fatti con solo 3 ingredienti:aqua, malto, luppolo…..però dovrebbero comunque tenerne conto.
    e poi una cosa secondo me molto importante è l’origine dei prodotti utilizzati e magari se prodotti da aglicoltura biologica (cioè mi farebbe piacere leggere “orzo prodotto in italia da agricoltura biologica)….
    comunque ripeto, iniziativa molto importante.
    più informazioni si hanno meglio è

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