È un progetto da retrobottega fatto di microlotti e che lavora in parallelo su botti e anfore quello appena presentato da Pietro Fontana del Birrificio Carrobiolo, Gianriccardo Corbo e Stefano Andretta con il nome BarriC. Di fatto, è un nuovo marchio del birrificio monzese «non è una società esterna, ma un gruppo di lavoro interno al Carrobiolo», ci dice Pietro, che ha messo insieme sensibilità e competenze trasversali dentro e fuori il birrificio. La suddivisione dei compiti è la più naturale possibile: Pietro insieme a Matteo Bonfanti (birraio del Carrobiolo) gestisce la produzione delle basi, Gianriccardo ci mette «il naso, la competenza e la bocca fine», mentre Stefano si occupa di grafica e comunicazione. Gianriccardo e Stefano, inoltre, si sono rimboccati le maniche per ampliare la barricaia già esistente al Carrobiolo, con tonneau di rum, barrique di vin santo, anfore e altro. Tra assaggi incrociati e blend il gruppo ha inaugurato questo progetto sour attorno a un concetto chiave: usare botti e anfore per arricchire la birra di sfumature che malti, luppoli e lieviti non riuscirebbero a darle.
Se ai blocchi di partenza BarriC può sembrare scontato e già visto, all’arrivo taglia un traguardo piuttosto interessante: quattro birre sui generis, ottime, che tutto sembrano tranne che le primissime release di una barricaia sour.
Senatrix
Senatrix – Blanche à l’ancienne è una variazione della blanche Senatrice Cappelli, una delle birre più amate del Carrobiolo. Una parte di mosto non bollito è stato prelevato e fatto fermentare in un’anfora da 750 litri con il Lactobacillus plantarum, ceppo poco aggressivo e molto piacevole, che non sfocia in acidità violente. Questa base lattica è stata poi blendata con la Senatrice Cappelli (aromatizzata con bucce di limone, non di arancia) e rimessa in anfora per 15 giorni. È molto beverina e rinfrescante, un’interpretazione storica di come potevano essere le vecchie Blanche. Curioso notare come la prima birra di BarriC, che ha come logo una botte in viaggio verso l’ignoto, sia invece frutto di un’anfora.
Raspbarrel
Raspbarrel – Stout ai lamponi in barriques di ciliegiolo è una birra che ha avuto una storia travagliata ma con un finale roseo. La Stout base è una ricetta di Carrobiolo fatta per conto di una beerfirm che per alcune difficoltà ha ritirato solo metà lotto. Il resto, ancora di proprietà del birrificio, è stato messo in botte di Morellino e aggiunto poi al letto di lamponi e lievito già usato dalla Berliner Weisse estiva del Carrobiolo. Ha un aroma forte di cacao, di cioccolatino al lampone, ha molte sfumature ed è equilibrata. Anche qui l’acidità, nonostante la gran quantità di lamponi, è tenuta a bada. È la prima birra col bollino circular economy, che sottolinea il recupero di “scarti” di altre lavorazioni del birrificio, per evitare sprechi.
Reloaded
Reloaded – Sour orange IGA di ripasso rivela che il target a cui si rivolge BarriC è ampio. Al gusto infatti è la più ricercata, quella per i palati più allenati alle complessità che il sour propone. È una tripel barricata per quattro anni in botti di Barolo che, a detta di Pietro, si era «mummificata». In nome della circular economy (di cui porta l’effigie) è stata travasata in anfora con le bucce dell’IGA appena svinate, speziata con noce moscata e lasciata riposare per un mese. Dopodiché è stata blendata con una Keller barricata per alleggerire la bevuta e rinvigorita con un 7% di 1111, il grande barley wine torbato del Carrobiolo. Il risultato è un inconsueto incrocio tra una Oud Bruin e un Vermouth.
Vincent
Vincent – Tripel maturata in botti di [VɛnSant] è la Tripel gioiello del progetto BarriC, fermentata in acciaio e passata in botti piccole di vin santo. Non è stato facile recuperare le botti, né trovare la quadra giusta per questo blend, che ha visto le quattro botti prendere strade tutte diverse. Ma è il bello di lavorare con il legno. La componente sour è minima, giusto un cenno per pulire la bocca dal panettone, che è l’abbinamento sempreverde e assolutamente perfetto.
Questo BarriC è davvero un microprogetto (si va dai 750 litri delle Senatrix ai 250 della Raspbarrel), curato e ben concepito. Non ci sono Imperial Stout, né gradazioni alcoliche troppo importanti, gira tutto intorno alla botte e all’anfora usate con grande intelligenza. Le birre sono già disponibili sul mercato.