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Decreto Ristori bis e nuovi codici ATECO: qualche spiraglio per i birrifici italiani

In un periodo in cui il settore della birra artigianale è forzatamente fermo, bisogna guardare al mondo della politica per cercare le notizie più importanti. È un momento difficile per tutti gli operatori attivi nella filiera e dunque eventuali sostegni economici statali possono rappresentare una boccata d’ossigeno non indifferente. Negli scorsi giorni abbiamo riportato le dichiarazioni di alcune associazioni di categoria, concentrandoci in parte sul Decreto Ristori dello scorso 27 ottobre. Un decreto che non solo ha sollevato diverse perplessità da parte dei diretti interessati (pub e locali), ma che ha escluso totalmente i birrifici. Sebbene la ratio alla base di questa decisione sia comprensibile – l’industria birraria non è stata costretta a chiudere neanche durante lo scorso lockdown – è chiaro che l’analisi non prende in considerazione il particolarissimo status in cui operano i microbirrifici italiani, la maggior parte dei quali dipende quasi esclusivamente dal canale horeca. In questo momento di grande emergenza bisogna ammettere che le cose cambiano velocemente, anche a seguito di repentini aggiustamenti, e oggi possiamo affermare che per i birrifici italiani c’è qualche spiraglio in più.

Nella notte tra venerdì e sabato scorsi è stato approvato il Decreto Ristori bis, un provvedimento da 2,8 miliardi che prevede nuovi aiuti alle aziende operanti nelle zone più colpite dall’emergenza sanitaria (regioni arancioni e rosse). In realtà il decreto prevede anche lo stanziamento di 340 milioni di euro per garantire l’esonero del versamento dei contributi previdenziali a favore dei birrifici. Queste le dichiarazioni del Ministro Teresa Bellanova:

Nel consiglio dei ministri di questa notte col Decreto Ristori 2 abbiamo stanziato ulteriori 340 milioni di euro per garantire, anche per il mese di dicembre, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali delle imprese, operanti su tutto il territorio nazionale e appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, comprese le aziende produttrici di vino e birra.
In questa fase così difficile il sostegno alla filiera della vita, alle imprese, alle lavoratrici ed ai lavoratori che vi sono impegnati è imprescindibile.

Nel frattempo Unionbirrai si sta muovendo per spiegare alle istituzioni la particolare situazione che stanno vivendo i birrifici artigianali. Come accennato in apertura, è un’operazione complessa ma imprescindibile se si vuole auspicare che i sostegni previsti al canale horeca siano estesi anche ai produttori. Tuttavia sembra che ci siano margini per sperare che l’azione di Unionbirrai sortisca l’effetto sperato, come annunciato su Facebook dalla stessa associazione:

Dopo una settimana di intenso lavoro presso i Ministeri interessati, al fine di rappresentare le istanze dei Piccoli Produttori Indipendenti di Birra Artigianale, oggi possiamo comunicare l’apertura di un tavolo di discussione propositivo circa l’inserimento del codice Ateco 11.05.00, ovvero produzione birra, fra le attività beneficiarie del contributo a fondo perduto previsto all’art.1 del D.L. 28/10/2020 n. 137 “Decreto Ristori”.

Non è escluso che la vicenda viri in positivo in tempi relativamente brevi, poiché, come sottolineato da La Pinta Medicea, l’articolo 1 del Decreto Ristori prevede espressamente che possano essere individuati ulteriori codici ATECO rispetto a quelli stabiliti in prima istanza, a condizione che appartengano a categorie danneggiare dalle restrizioni applicate di recente. Sarebbe un altro piccolo aiuto al settore, non certo decisivo ma comunque importante.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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