A metà dello scorso febbraio riportammo due notizie provenienti dagli USA, una delle quali riguardava il birrificio californiano Modern Times. L’azienda, piuttosto apprezzata nell’ambiente e diventata il produttore craft con la crescita più rapida di tutti gli Stati Uniti, aveva infatti annunciato la chiusura della metà dei suoi locali (quattro su otto), tra cui il prestigioso Belmont Fermentorium di Portland, in Oregon. Inevitabilmente la vicenda aveva rialimentato le voci sullo stato di salute di Modern Times, che a partire dal 2019 aveva cominciato a mostrare qualche problema, amplificato poi con l’arrivo della pandemia. In molti dubitavano che la chiusura dei quattro locali avrebbe risollevato le sorti della società : una lettura evidentemente corretta, poiché il birrificio californiano sembra essere destinato a finire sotto il controllo di Maui Brewing, produttore con sede nelle Hawaii. La notizia è riportata con dovizia di particolari da Good Beer Hunting.
Tecnicamente Maui Brewing ha avanzato un’offerta che in linguaggio tecnico è definita “stalking horse”. Ha cioè sottoscritto con Modern Times un contratto che definisce un prezzo minimo di acquisto, il quale tuttavia è considerabile valido solo dopo la relativa asta. La base d’asta corrisponde all’ammontare dell’offerta del proponente e si considera vincente di default se non vengono presentate offerte migliori. I dettagli economici non sono stati svelati, ma l’operazione permetterebbe all’azienda hawaiana di raggiungere i 120.000 ettolitri potenziali di birra prodotta all’anno, con un incremento immediato di circa 44.000 hl. Sono cifre impressionanti per il mondo craft americano, che consentirebbero una crescita mai registrata prima nel mercato statunitense.
Come avrete notato finora abbiamo parlato sempre di birra craft. È infatti importante sottolineare che l’operazione riguarda due birrifici artigianali secondo la definizione adottata dalla Brewers Association. A differenza di molti casi analoghi, dunque, non siamo al cospetto di una multinazionale che acquista un produttore indipendente, ma di un birrificio craft – comunque di dimensioni ragguardevoli – che ottiene il controllo di un suo “collega”, seppure in difficoltà . È una situazione abbastanza inusuale per la scena statunitense, ma non unica nel suo genere: in passato ad esempio avevamo scritto dell’acquisizione di Cigar City da parte di Osker Blues e del clamoroso passaggio di proprietà di Ballast Point, ceduto da Corona a un piccolo birrificio di Chicago. Queste situazioni potrebbero aumentare in futuro, a causa di due dinamiche parallele: da una parte il crescente disinteresse dell’industria per la birra artigianale (acuita dalla pandemia), dall’altro il continuo ampliamento dei birrifici craft più grandi, destinati presumibilmente a incorporare quelli più piccoli.
L’accordo permetterebbe a Modern Times di sopravvivere come marchio, mantenendo (almeno sulla carta) una certa autonomia decisionale e produttiva. Maui Brewing invece si ritroverebbe improvvisamente in grado sfruttare la rete commerciale e produttiva del birrificio californiano, consolidando la propria presenza in uno stato americano che oggi rappresenta il secondo mercato domestico per l’azienda.
Garrett Marrero, fondatore di Maui Brewing, ha così commentato l’operazione:
Semmai l’operazione dovesse andare a buon fine, allora ci prenderemo tutto il tempo necessario per realizzare l’integrazione. Ciò che conta però è che abbiamo compiuto questa mossa perché vediamo un enorme valore nel marchio Modern Times.
Meno scontate invece le dichiarazioni di Scott Metzger, direttore operativo di Maui Brewing, circa eventuali discontinuità con l’attuale gestione:
Sicuramente la nostra intenzione è di mantenere le cose come stanno, ma a essere sinceri bisogna sottolineare che loro (Modern Times ndr) non si troverebbero in questa situazione se avessero avuto una forza lavoro più sostenibile. C’è parecchio lavoro da fare per trovare punti di sinergia.
Parole che possono indubbiamente suonare sinistre per i circa 160 dipendenti di Modern Times.
Inutile sottolineare che l’affare ancora non è concluso, ma secondo alcuni osservatori l’esito dell’operazione è già segnato. L’offerta “stalking horse” è infatti spesso utilizzata per preparare il campo e cominciare a sondare il terreno con fornitori e clienti prima di entrare operativamente nel controllo dell’azienda. Per sua stessa ammissione, Modern Times ha sempre rifiutato di vendere alle multinazionali del settore o di affidarsi a gruppi di investimento privato, quindi l’accordo con Maui Brewing appare perfettamente coerente con quanto dichiarato fino a oggi. Diverso è il discorso se spostiamo l’attenzione sull’autonomia: quella ormai sembra destinata a terminare, in maniera anche normale per una società in gravi situazioni economiche.