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Le migliori birre del 2019 (secondo noi)

Solitamente gli ultimi giorni dell’anno sono dedicati ai bilanci di quanto avvenuto nei dodici mesi precedenti. Su Cronache di Birra non ci tiriamo indietro nei confronti di questa consuetudine, ma ovviamente le valutazioni tendono a concentrarsi con quanto bevuto nel corso dell’anno. Come sempre evitiamo classifiche e graduatorie, ma proponiamo le cinque migliori birre dell’anno secondo i nostri collaboratori presentate in ordine casuale, eccetto la prima considerata “medaglia d’oro” e corredata da una breve descrizione. Gli elenchi sono presentati in ordine alfabetico e preceduti dal mio. Com’è giusto che sia, a contare non è solo la qualità intrinseca di quanto bevuto, ma anche il contesto e il momento specifico in cui l’assaggio è avvenuto. Il risultato è una lista corposa, variegata e interessante, che potete integrare con le vostre Top 5 del 2019 nello spazio destinato ai commenti. Non mi rimane che augurarvi un buon 2020: che sia un anno di grandi bevute per tutti!

Andrea Turco

  1. A Night To End All DawnsKane (USA)

Il 2019 è stato per me, come per molti, l’anno delle Pastry Stout e delle birre scure in generale. Oltre alle bevute occasionali, alcuni eventi italiani hanno permesso di assaggiare ottime interpretazioni della tipologia e la mia bevuta migliore è stata senza dubbio la A Night To End All Dawns del birrificio americano Kane, chicca presente nell’ottima selezione del Villaggio della Birra 2019. Un’Imperial Stout passata in botti di Bourbon che lascia di stucco per la complessità e la pulizia degli aromi, l’intensità e l’eleganza, il corpo pieno e la persistenza infinita. Un esempio straordinario di come dovrebbero essere realizzate birre di questo tipo: che sia di buon auspicio per ciò che ci riserverà il 2020 in termini di produzioni scure.

Alessandra Agrestini

  1. BlondDe Poes (Belgio)

Giornata di primavera, terrazza romana con affaccio sui Fori Imperiali, un gruppo di amici vecchi e nuovi con cui condividere il tramonto e un manipolo di birrifici del Belgio da poter assaggiare liberamente. La vista mozzafiato ha di sicuro aiutato, ma questa birra mi ha davvero colpito per eleganza, equilibrio e per una beva davvero facile, nonostante il tenore alcolico (8%).

Francesco Antonelli

  1. Solitude, Silence & Darkness Brasseria della Fonte (Italia)

Non sono un assaggiatore seriale di “Pastry Stout”, anzi, spesso mi trovo a criticarne con forza gli eccessi organolettici scandendo parole da vecchio trombone tipo “questa non è birra!”. Poi mi arriva nel bicchiere questo blend di Brasseria Della Fonte, con la firma di Samuele Cesaroni, il birraio, scritta piccola in fondo all’etichetta. Ricordo quando ci siamo conosciuti al mio primo esame BJCP, qualche anno fa. Aveva iniziato a produrre da poco, dopo una manciata di anni è arrivato a questo livello: equilibrio, eccesso perfettamente controllato ed eleganza in solo bicchiere. Chapeau.

Andrea Bedini

  1. Scapa SpecialSwannay Brewery (Scozia)

Un inno alla semplicità. Scapa Special è una Pale Ale in cui Maris Otter, Crystal e frumento sposano una miscela di luppoli europei e statunitensi. Il risultato è una birra estremamente beverina che al naso mostra un sottile profilo esteri. In bocca il malto è tenue ma continuo, insieme al lievito dona sensazioni di pane; a fine sorso, il contributo latente dei luppoli fornisce freschezza e un delicato amaro di supporto. Schiuma bianca e persistente. Il suo motto? “Goes down better than the German Fleet”.

Salvatore Cosenza

  1. Tiburtina BitterPork’n’Roll + Eternal City Brewing (Italia)

Sarà che quest’anno ho raggiunto la fatidica soglia dei 40, ma avverto come l’esigenza di rifugiarmi nelle certezze. Tendo dunque a confermare i miei gusti che, in ambito birrario, da sempre sono orientati verso il Regno Unito. La birra che più mi ha conquistato nel 2019 è la Tiburtina Bitter realizzata da Valentino Roccia per il suo Pork’n’Roll Pub presso Eternal City Brewing. Nessuna sorpresa: una bitter inglese molto tradizionale, corretta ed elegante, senza bizzarrie a livello di ingredienti. Grande equilibrio tra la rotondità dei malti e la parte amara. Infustata in cask, con il luppolo inglese in fiore aggiunto direttamente nello stesso cask. Da berne a ettolitri!

  • Laura 2016 FarmhousePenyllan (Danimarca)
  • Knuckle PilsBonavena (Italia)
  • Nor’HopMoor (Inghilterra)
  • Christmas Morning MildHilltop (Italia)

Alessandra Di Dio

  1. Vincent – barriC (Italia)

Non è mai facile questo esercizio di fine anno per chi, come me, ha poca memoria e non usa app con stellette e pallini. Ma la Vincent di barriCil progetto cantina sour di Carrobiolo – si ricorda con estrema facilità. Per il contesto in cui nasce, innanzitutto, cioè una barricaia che propone birre intelligenti, non estreme, dall’acidità ben dosata. E per la natura di questa birra: una Tripel classica passata in piccole botti di vin santo che conserva la rotondità dello stile e aggiunge aromaticità. Il tutto senza squilli di trombe e rullo di tamburi, nel tipico savoir faire del Carrobiolo e delle persone che ci collaborano.

  • Reuss 2014Kerkom + Boon (Belgio)
  • Dark Island Reserve (best before 2019) – Orkney (Scozia)
  • Wild Side 2018Rethia (Italia)
  • Avec Les Bons VoeuxDupont (Belgio)

Pierluigi Nacci

  1. Three Matt’sFremont Brewing (USA)

Dopo diversi tentativi falliti, sono riuscito a mettere le mani su questo blend di varie Imperial Stout, Winter Ale e Strong Ale. La fatica è stata ampiamente ripagata dalla bevuta. Birra potente ed elegante, che scaldandosi appena rivela tutto il suo bouquet di frutta secca, mela cotogna, un pizzico di cannella, cioccolato. Adatta per essere sorseggiata e condivisa con un amico, cosa che ho fatto.

Niccolò Querci

  1. El CedroJester King (USA)

Degustata in una strepitosa serata dedicata a Jester King al Beergium, nuova mecca dei beernerd nel sud di Bruxelles. Si tratta di una Farmhouse Ale invecchiata in botti di cedro spagnolo.  Si presenta con un colore giallo acceso e un soffice cappello di schiuma. Il Brettanomyces e le note floreali e di pino si bilanciano alla perfezione sia nell’aroma che nel gusto, il retrogusto leggermente piccante ne stimola la bevibilità. Molto rinfrescante, da riprovare!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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Un commento

  1. tutto molto interessante, ma queste delizie non sono disponibili nei suprmercati … e se lo fossero avrebbero dei prezzi impossibili

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