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Nuove birre da Podere La Berta, Sieman, Radiocraft + Rebel’s e altri

Uno dei birrifici italiani più celebrati nell’ultima edizione di Acido Acida è stato Podere La Berta (sito web). Il produttore toscano era presente con birre di ottimo livello, ma soprattutto con un paio di maturazioni in legno da lasciare a bocca aperta. Una di queste, presente in super anteprima, era la Doga (9,5%), che è stata annunciata ufficialmente poco meno di ventiquattro ore fa. La ricetta si ispira alle tradizionali Old Ale di stampo britannico, brassata con una solida base di malti chiari, caramellati e torrefatti tale da sostenere il lunghissimo affinamento in botte, durato la bellezza di 18 mesi. Il risultato è una birra di colore bruno intenso con riflessi rossi, che si contraddistingue per il complesso contrappunto tra le note dolci e torrefatte dei malti e l’accenno vinoso e acido derivante dal lungo passaggio in legno. La complessità si ritrova al palato, dove il corpo pieno e la nota etilica sostengono un’elegante acidità finale e i toni ossidativi e di frutta secca. Una produzione di gran livello, valorizzata dall’uso di botti di ottima qualità.

Rimaniamo in tema di birre acide introducendo l’ultima nata in casa Sièman. La birra si chiama Istà Rose (5,1%) e rientra di diritto nel novero delle Italian Grape Ale, sebbene il suo processo produttivo sia molto articolato e piuttosto peculiare. La Istà Rose è infatti un blend di due birre maturate rispettivamente in acciaio e in botti di rovere con i lieviti indigeni presenti nella cantina di Sièman. Il prodotto di questa miscelazione è poi sottoposto all’aggiunta di uve Tai Rosso e a una gentile luppolatura a freddo che restituisce note agrumate. Il risultato è quella che il birrificio definisce una Hoppy Farmhouse Ale, arricchita ovviamente dall’aggiunta di uve. Come forse saprete nella gamma di Sièman c’è una produzione battezzata Istà: in quel caso si tratta di una Farmhouse Ale maturata per 5-6 mesi in botti di rovere, dunque senza blending e senza aggiunta di uva.

Continuiamo a parlare di birre passate in legno, restando nel regno delle Farmhouse Ale, per presentare la Sinfonia n°6 (6,5%). Si tratta di una collaborazione tra due birrifici di Roma e dintorni: da una parte il giovane Radiocraft (pagina Facebook) – che se non andiamo errati è alla sua prima creazione a quattro mani – dall’altra Rebel’s (sito web), sempre pronto a sfornare novità. L’idea alla base della ricetta è replicare in chiave moderna le Farmhouse Ale del passato, affidandosi a una fermentazione mista ottenuta con un affinamento di cinque mesi in botti ex-Montepulciano. Ne è scaturita una birra con un’acidità non molto marcata e un’impronta aromatica caratterizzata dalla convivenza tra le sfumature legnose e vanigliate e quelle della frutta a polpa gialla. In bocca chiude con un tocco fenolico e con l’inconfondibile contributo dei tannini.

Altro giro, altra affinità. È infatti il frutto di una collaborazione anche l’ultima creazione del birrificio campano Loop – Officina della Birra (sito web), realizzata in partnership con il molisano La Fucina (sito web). La birra si chiama Green Pass (4,7%) – se il nome vi ricorda qualcosa, sappiate che questa sembra essere nata prima – ed è una Session IPA leggera e molto facile da bere, che si avvale di una luppolatura a freddo con varietà americane capaci di restituire note agrumate e di frutta tropicale. Sembra quasi ridicolo scriverlo, ma possiamo definirla una Session IPA vecchio stile che apparentemente non prevede sconfinamenti nel campo delle “juicy”: base costituita da solo malto d’orzo, corpo scorrevole e amaro piuttosto deciso, ma non invadente. Una birra perfetta per le ultime incursioni d’estate in questo 2021.

E concludiamo la panoramica odierna con il Birrificio Bari, che con la sua ultima novità si iscrive nel sempre più ampio novero dei birrifici italiani che producono birre con pane. La Pan (5,7%) è realizzata con il patrocinio del Consorzio di tutela del Pane di Altamura DOP ed in collaborazione con l’altamurana Biscò di Gino Picerno. L’ingrediente speciale è utilizzato a integrazione del malto d’orzo e fornisce al palato una sensazione piacevolmente morbida con un sapore equilibrato e secco. L’etichetta riproduce la figura mitologica del Dio della vita agreste che danza sulle “mura megalitiche” ancora oggi visibili nella cinta muraria della città, mentre è sovrastato da una “scanata” (nome dialettale della classica forma di pane) di pane di Altamura DOP con la tradizionale forma a cuore. A differenza di molti altri Kvass, quello del Birrificio Bari non è realizzato con pane di scarto: l’azienda acquista direttamente la materia prima dal forno coinvolto nel progetto.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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