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Nuove birre da South Soul, Opperbacco, Degged, Chianti Brew Fighters e altri

La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane comincia dalla Campania e più precisamente dal birrificio South Soul (sito web), che di recente ha annunciato due interessanti novità, molto diverse tra loro. La prima si chiama Koso (6%) ed è un crossover stilistico senza mezzi termini, tanto da essere definita in etichetta “Farmhouse IPA”. C’è innanzitutto una percentuale non irrilevante di frumento nella base fermentescibile, nonché l’impiego di scorze d’arancia in bollitura. C’è poi un uso generoso di luppoli americani, sia a caldo che in dry hopping (doppio), ma soprattutto c’è un blend di due lieviti diversi: un ceppo belga e uno autoctono. Il risultato è una birra a cavallo tra le Farmhouse Ale, le White IPA e le Blanche. La seconda novità di South Soul è invece una classica Vienna Lager battezzata Vargiu (5,3%), facile da bere e con un bel profilo maltato di biscotto. Entrambe le birre sono state presentate ufficialmente in tutta Italia qualche giorno fa, quindi dovreste trovarle ancora alla spina in molti locali.

I birrifici italiani continuano a mostrare un certo interesse per gli stili tradizionali del Regno Unito e la sensazione è che molte birre inedite del 2023 si siano concentrate su queste tipologie. Per verificare con i dati tale impressione dovremo aspettare il report di fine anno del nostro portale Whatabeer, ma intanto a corroborare l’ipotesi c’è l’ultima nata in casa Opperbacco (sito web). La birra si chiama London Calling (6,4%) ed è una classicissima English IPA, come ormai se ne trovano pochissime in giro. Aspettiamoci dunque una birra con un carattere maltato non indifferente, accompagnato dal contributo aromatico e amaricante del luppolo, appartenente rigorosamente a varietà inglesi (Fuggle e Challenger). Una birra da bancone, dunque, tanto da essere disponibile esclusivamente in fusto e, immaginiamo, particolarmente adatta alla spillatura a pompa. Proprio come avviene nei tradizionali pub dell’area britannica.

Da una IPA vecchio stampo passiamo alla prima IPA del birrificio Degged (pagina Facebook) di Livorno, che questa sera sarà protagonista – il birrificio, non la birra – di una degustazione gratuita presso il Mercato Centrale di Firenze. In questo caso la ricetta è influenzata dalla matrice statunitense dello stile, con un corpo scorrevole e un profilo aromatico dominato da note tropicali, agrumate e speziate. I luppoli utilizzati sono i top seller Mosaic, Citra e Chinook, che conferiscono anche un amaro deciso ma morbido che bilancia la bevuta. Il nome della birra? Racecar (6%), immancabilmente palindromo, suggerito dal cartone animato Wacky Races, meglio conosciuto in Italia come La corsa più pazza del mondo. Insomma, dopo tante basse fermentazioni anche Degged schiera sulla griglia di partenza la sua IPA.

Restiamo in Toscana per annunciare l’ultima novità del birrificio Chianti Brew Fighters (sito web), nata da un’importante collaborazione internazionale. Lo scorso agosto, infatti, i “Fighters” sono stati invitati al prestigioso Brewskival (unico produttore italiano oltre a Ritual Lab e La Diana) e lì hanno gettato le basi per una collaboration brew con il birrificio portoghese Dois Corvos (sito web) di Lisbona. In una successiva call con i lusitani è stata elaborata la ricetta, da cui è scaturita l’Online Dating (6%), una Hazy IPA di stampo moderno luppolata con varietà Strata, Citra ed Ekuanot e fermentata con lievito Verdant. L’aspetto è ovviamente molto opalescente, ma il corpo rimane snello e scorrevole, con una chiusura “ripulente” che invita subito a un nuovo assaggio.

Continuiamo sul tema delle birre luppolate per introdurre la Very Ape (7,5%), Double IPA annunciata di recente dal birrificio Malcantone (sito web). Fedele per lungo tempo alle basse fermentazioni e agli stili più old-fashioned, recentemente anche il produttore emiliano ha arricchito la sua gamma con tipologie più – scusate il termine, ma rende l’idea – trendy. Qui siamo al cospetto di una luppolata massiccia, complessa e intensa, con una base maltata solida ma non opprimente e una luppolatura che gioca sui toni agrumati e resinosi, grazie all’impiego delle varietà Cascade, Amarillo, Citra e Simcoe. Una birra perfetta per chi non vuole rinunciare al luppolo, ma che desidera scaldarsi con qualcosa di più alcolico ora che è arrivato un po’ di freddo.

Concludiamo la panoramica odierna con tre birre inedite provenienti da un marchio che è stato rilanciato recentemente. Si tratta di White Tree (sito web), ex beer firm del birraio Sergio Landolfi, oggi socio e responsabile di produzione del birrificio 082Tre. Grazie all’impulso del distributore Partenocraft, ora White Tree è tornato sul mercato, presentandosi con tre creazioni completamente nuove. La Pale Ale (4,7%) è in tipico stile inglese e prevede solo ingredienti britannici: malti Pale, Cornish Gold e Light Crystal e luppolo Fuggle. La Scottish Ale (6,5%) è una versione leggermente più forte – ma non al punto di arrivare a essere una Wee Hravy – delle tipiche birre quotidiane della Scozia, luppolata anche in questo caso con varietà Fuggle. La Stout (4,7%) è invece una tradizionalissima interpretazione delle scure d’Irlanda, carbonata con carboazoto. Tre birre molto fedeli alla cultura brassicola del Regno Unito, ma che traggono ispirazione da tre nazioni diverse.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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