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Nuove birre da Altotevere, Birrificio della Granda (con Mikkeller), Alder, Nama e altri

La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane si apre con due novità a firma Birrificio Altotevere (sito web). La prima si chiama Ius (7,9%) e segna l’ingresso del produttore umbro nel mondo delle Italian Grape Ale. Per questo debutto è stata stretta una collaborazione con la vicina Casa Vinicola La Fornace, che ha fornito le uve Sangiovese utilizzate per la birra, integrate da varietà internazionali e uve Teinturier. Il mosto ottenuto è stato fermentato da due diversi ceppi di lievito: uno neutro da birra, l’altro specifico per l’enologia. All’assaggio il vitigno principale è riconoscibile da note di frutta rossa e una fresca acidità, mentre la ricchezza dei malti accompagna e stempera la mineralità, aggiungendo croccantezza. Nonostante la gradazione alcolica, la bevuta risulta estremamente agile. La Ius è confezionata in lattina e disponibile in due vesti: quella con l’etichetta bianca è a marchio La Fornace e troverà posto accanto ai vini della casa; quella con l’etichetta nera, invece, riporta il logo di Altotevere ed entrerà nella gamma stagionale del birrificio.

Inizialmente però abbiamo citato due novità per Altotevere. La seconda, infatti, si chiama Ronin (5,6%) ed è una Pale Ale aromatizzata allo yuzu nata dalla collaborazione con il Buskers Pub di Roma. Per chi non lo sapesse, lo yuzu è un agrume tipico giapponese dall’aroma molto intenso, di cui è stata impiegata la buccia e il succo. Il risultato è una birra decisamente rinfrescante, con una base maltata piuttosto leggera (malti Pils e Carapils) e un dry hopping di Cascade, luppolo che ben si sposa con il carattere spiccatamente agrumato dello yuzu.

A proposito di collaborazioni, il progetto più interessante dell’anno è stato senza dubbio quello di Birrificio della Granda (sito web), battezzato Be Grapeful. Come forse saprete, il produttore piemontese ha chiesto a importanti birrifici stranieri di reinterpretare lo stile Italian Grape Ale secondo la loro sensibilità, creando birre a quattro mani. A conferma del peso dei nomi coinvolti, l’ultima produzione Be Grapeful è stata realizzata nientemeno che con Mikkel Borg Bjergsø, fondatore di Mikkeller (sito web). Insieme a Ivano Astesana del Birrificio della Granda è stata messa a punto una Brut IPA con un generoso dry hopping, arricchita poi dall’aggiunta di mosto di uve moscato. L’idea era quindi di partire da una birra totalmente attenuata e senza residuo zuccherino per esaltare al massimo l’aromaticità del moscato, impiegato a fine bollitura ma dopo aver portato la temperatura del mosto a 75 °C per preservare i profumi dell’uva. I contributi del luppolo e del vitigno si fondono in maniera armonica, mente in bocca l’estrema secchezza ricorda un vino spumante. Anche la Be Grapeful with Mikkeller (7,5%) è confezionata in lattina, come le altre cinque birre del progetto.

Anche nel 2023 il birrificio Alder (sito web) si è rivelato il più prolifico in Italia, almeno in termini di birre inedite. Prima della fine dell’anno è evidentemente intenzionato ad aumentare lo score, come dimostra l’ultima novità annunciata qualche giorno fa. Si chiama Wairau (7,2%) ed è una West Coast IPA che, come ormai succede sempre più spesso tra i produttori italiani, ricorre al “luppolo” YCH 303, ossia una miscela di luppoli in formato Cryo e Phantasm, un prodotto ricco di precursori tiolici solubili. La ricetta prevede anche l’impiego di luppoli Mosaic, Cascade, Citra ed Ekuanot, nonché una base fermentescibile composta da soli malti tedeschi. Come da copione è una birra limpida, secca e amara, con un profilo aromatico che richiama la frutta tropicale e a bacca e gli agrumi.

Anche il giovane Nama Brewing (sito web) non scherza a livello di novità, tanto che sono ben tre le new entry annunciate di recente. La prima si chiama D is for Dangerous (7%) ed è un’American IPA realizzata in collaborazione con i catalani di Garage Beer Co. (pagina Facebook). La peculiarità è nell’impiego di Kohia Nelson, un blend di luppoli (Nelson Sauvin e Rakau) di Freestyle Hops arricchito da passion fruit della Nuova Zelanda. La seconda novità si chiama Duality (4,9%) ed è una Session IPA in chiave hazy creata in collaborazione con la beer firm croata Maskeron (pagina Facebook). La Duality è un omaggio al luppolo, che qui è utilizzato nelle varietà Superdelic, Strata e Motueka. L’ultima birra inedita di Nama Brewing si chiama infine Mr. Haterman (9,5%) e può essere considerata la nemesi della Mr. Loverman uscita lo scorso anno. Se quella era una Imperial Stout aromatizzata con caffè, in questo caso siamo al cospetto sempre di un’Imperial Stout, ma caratterizzata dall’aggiunta di fave di cacao tostate e peperoncino habanero. È una birra ricca, potente, morbida e vellutata (nel grist compaiono anche frumento e avena), da apprezzare a piccoli sorsi durante le fredde giornate invernali.

Nella carrellata odierna ancora non abbiamo incontrato una bassa fermentazione, ma provvediamo subito introducendo la Um-pà-pà (5,2%), una Vienna Lager frutto della collaborazione tra l’abruzzese Bibibir (sito web) e il calabrese Funky Drop (sito web). La ricetta è per certi versi molto classica, ma presenta alcuni elementi di modernità. Se la base fermentescibile rispetta pienamente le aspettative dello stile (malti Pils, Carafa e Vienna), è nella luppolatura che la birra devia dai dettami della tipologia, perché oltre al Mittelfrüh inserito in bollitura (fiori e pellet) è stato aggiunto in late hopping del Cascade coltivato direttamente da Bibibir. In realtà anche la parte dei grani ha qualcosa di peculiare, perché per il Carafa è stata impiegata la tecnica del cold steeping, finalizzata a estrarre aromi dai malti speciali senza portarsi dietro note sgradevoli o “dure”. La Um-pà-pà è stata presentata ufficialmente venerdì 8 dicembre.

Concludiamo con una birra molto particolare annunciata recentemente da Testadariete (sito web), beer firm cooperativa legata a Right Beer. Creata insieme al birrificio Filodilana (sito web), la novità si chiama Père au Chocolat (9,5%) ed è una Quadrupel decisamente sui generis, perché realizzata con l’aggiunta di cacao biologico e purea di pere Williams. Di colore marrone scuro, si contraddistingue ovviamente per aromi di pera e cioccolato (questi ultimi enfatizzati anche dai malti), ma anche da sfumature di frutta sotto spirito, frutta secca e torrefatto. Al palato risulta piuttosto dolce, ma i malti scuri e il cioccolato bilanciano la bevuta e la rendono relativamente facile da bere nonostante il contenuto alcolico e la ricchezza aromatica.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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