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IBF Roma 2013: il mio resoconto

ibfDopo la pausa di ieri torno a scrivere sul blog per un veloce report sul recente Italia Beer Festival edizione capitolina, tenutosi lo scorso fine settimana. Ci sono stato sabato pomeriggio e ho avuto modo di bere diverse cose interessanti (e alcune meno, ma fa parte del gioco). Formula confermatissima al 100%: identica location (l’Atlantico Live all’Eur), numero di birrifici analogo (oltre una ventina) e laboratori su diversi temi. La zona esterna dell’Atlantico era l’unica con qualche differenza sostanziale, in particolare la parte coperta che immagino sia tornata utile nella giornata di venerdì. L’affluenza mi è sembrata in calo rispetto al passato: sabato pomeriggio la situazione è rimasta tranquilla per molto tempo e la folla ha iniziato a invadere gli stand solo dalle 22,00 in poi. Questo mi ha permesso per diverse ore di bere con calma e dilungarmi in lunghe chiacchierate con i birrai.

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Tra gli assaggi mi piace partire con la birra più fuori di testa degli ultimi tempi. Si tratta della Yrgalem (4,5% alc.) di Amiata, brassata con l’aggiunta del caffè omonimo che prende il nome dalla cittadina etiope in cui viene coltivato. Se vi immaginate una birra scura, magari una Coffee Stout, siete assolutamente fuori strada. Straordinariamente si tratta invece di un’alta fermentazione chiara, con un bel finale amarognolo e agrumato nonostante la ridotta quantità di luppolo impiegato (peraltro Styrian Golding, se non vado errato). Gli aromi derivano infatti proprio da caffè, che i fratelli Cerullo avevano portato per strabiliare i presenti con i suoi profumi. La Yrgalem risulta poi non solo particolare in termini produttivi, ma anche molto piacevole da bere. Ottima one shot!

Quella al caffè non era l’unica novità di Amiata, visto che era presente anche con un Wheat Wine Ale. Di questa tipologia scrissi qualche mese fa, indicandola come una delle nuove sfide nelle quali si stavano cimentando i birrai americani: delle produzioni assimilabili ai Barley Wine (birre alcoliche di stampo anglosassone), ma realizzate con un’ampia percentuale di frumento. Nonostante fosse ancora giovane, l’inedita di Amiata mi ha fatto una discreta impressione e sono molto curioso di riprovarla in futuro.

Altra birra in anteprima è stata la Dry Hard di Turan, una godibile Belgian IPA brassata con luppolo di qualità Citra. Chiaramente la parte amara la fa da padrona, ma in modo non invasivo e con un buon bilanciamento di tutte le componenti. Come le due di Amiata, anche questa è una one shot, quindi una creazione unica che -forse, probabilmente, chissà – non verrà più riprodotta.

Tra gli altri assaggi segnalo una sempre ottima Pecora Nera di Geco – splendido il corpo e l’equilibrio tra il tostato, il leggero bruciato e le altre componenti provenienti dai malti scuri – e una Rob de Matt di Lambrate, da bere a ettolitri e spillata dal Monarca in persona (almeno finché è rimasto ai posti di combattimento, poi ha dato il meglio di sé 😛 ). Per rimanere sul sicuro non posso non citare anche una buonissima Scubi di Birrone e una favolosa Clelia di Maneba, una delle migliori bevute della giornata.

Tornando alle one shot, mi è impossibile non citare Toccalmatto, uno dei birrifici più attivi da questo punto di vista. Oltre alla Tabula Rasa, già provata a Rimini, Bruno proponeva la Kilo Watt, una IPA che fa largo uso di luppoli americani, tra cui l’emergente Mosaic. Anche se ho parlato di one shot, Bruno mi ha rivelato che questa birra, così come la Tabula Rasa, sono entrate in produzione più o meno costante. Segnalo poi la crescita del Birrificio Pontino, che sta diventando una realtà sempre più importante nel panorama laziale. Realtà già rappresentata secondo me da Free Lions, presente con una Golden Ale perfetta per il periodo. Soliti standard elevatissimi poi per Opperbacco, con la novità Triplipa Special Editon, e ottima la Matthias del conterraneo Maiella. Occhi aperti poi su Retorto e sul suo progetto di Barley Wine in legno, di cui ho potuto assaggiare una base assai convincente.

Il mio report finisce qui causa poco tempo a disposizione. Chi di voi c’è stato? Cosa avete bevuto di buono?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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45 Commenti

  1. azz, a quanto pare tutte le migliori le ho mancate e in effetti nessuna mi ha esaltato in particolare, anche se ho apprezzato la Runner Ale del Pontino, Birraland di Doppio Malto e Laziale di Turan… poi tantissimi altri assaggi ma anche moltissima confusione

  2. Confermo calo mostruoso delle presenze, domenica complice la bella giornata stavano tutti da me a Ostia… e io andavo all Eur.
    L’ elenco dei birrifici non mi convinceva ma poi la presenza di Lambrate mi ha dato un friccico al cuore, Anche Domenica il Monarca ha tenuto banco dentro e fuori lo stand.
    Confermo Kilo Watt, Dry Hard e Yrgalem, aggiungo Overdose di Opperbacco a 409 IBU e 9.5°, rivalutata completamente (in postivo) la Hells Diablo, a Rimini avevo assaggiato la versione di Amiata, sta volta quella di Croce di Malto…
    Retorto mi ha deluso quando l’ anno scorso mi aveva stupito.
    Nessuno nuovo, solo conferme.

    • Ciao, ti volevo solo informare che di Helles Diablo ne è stata prodotta un unica cotta, per cui hai solo assaggiato la stessa birra ma solo in due momenti diversi. EHH il buon Casari fà miracoli..

      • Grazie della precisazione, forse a Rimini l’ ho assaggiata un tantino troppo in la’… tipo ormai lesso. Faccio ammenda.

    • Beh, dai in fondo lo Spring Beer Festival solo un mese fa ha fatto il pienone..

      Però, dando la mia opinione da semplice fruitore, in generale secondo me bisognerebbe pensare a delle formule più attraenti per il pubblico non (ancora) affezionato.. In un posto dove alla fin fine non fai altro che girare in tondo e bere (i laboratori sono sempre pochi, poco evidenti e gioco-forza dedicati a poche persone), una persona qualunque non ci va una volta al mese, o non ci torna dopo aver provato una volta, o comunque non ci resta più di tanto. Sbaglio?

      Un’idea potrebbe essere aggiungere elementi d’interesse: creare convivialità, magari ispirandosi alle “Fest” tedesche o ai Biergarten (non semplicemente piazzando neutri baracchini e tavoli+panche); abbinare un festival di musica live (come mi pare abbia fatto ELAV vicino Milano, per l’appunto, riscuotendo successo); predisporre più opportunità di consumo di buona birra, oltre alla degustazione centellinata.. o no?

      • chiedo eh. se gli anni passati, stesso periodo, stessa struttura (scorso anno) c’era il pienone e quest’anno no qualcosa si è inceppato e volevo capire

      • Lo spring beer festival ha attirato più persone perchè era gratis e perchè era a testaccio…..se non sei appassionato di birra non vai a spendere 8 euro solo di ingresso ad un festival di birre 🙂 mentre un evento gratis e oltretutto posizionato strategicamente nel cuore della movida romana attira un sacco di gente in più…..scommettete che nonostante la distanza abbastanza ravvicinata tra di loro e con l’ibf il summer beer festival di testaccio e quello al gianicolo a fine giugno richiameranno molto più persone perchè non si paga l’ingresso?

        • Il problema è che l’IBF dovrebbe attrarre principalmente i non appassionati, perché chi ama le birre moltissime di queste le ha bevute e ribevute e conosce posti dove spendere i soldi diversamente. L’atmosfera in questa edizione all’interno era di una tristezza infinita, l’anno scorso c’era anche l’accesso al secondo piano e un bel palco, tutta un’altra storia… Sembrava un festival a 360°, un posto dove passare una serata divertendosi e bevendo, non un meeting di nerd intenti a degustare. Io ho totale fiducia in ADB e sono sicuro che avranno già capito cosa non ha funzionato alla perfezione (poi magari sono solo impressioni e i numeri invece sono stati paurosi, questo non lo so). Io non ridurrei il tutto al discorso degli 8€, che comunque incidono. A Testaccio è stata una bella festa, a prescindere dalle birre e dai costi.

    • beh confrontando le 2 liste Milano-Roma il risultato è abbastanza impietoso secondo me
      ad ogni modo ho sentito moltissimi boicottare per “poco interesse verso prodotti triti e ritriti” in abbinamento con il pedaggio d’entrata

    • Parlo per me personalmente. Potevo andarci solo domenica, ma tornato dal lavoro alle 5 di mattina, sveglio alle 13 e alle 21 di nuovo al lavoro non avevo tempo per andare fino all’EUR. E sopratutto, spendere 8€ per trovare sempre gli stessi produttori (non sto discutendo la loro qualità, sia chiaro), alcuni dei quali già presenti allo Spring Fest, ha fatto il resto. C’è davvero bisogno di spendere 8€ per assaggiare di nuovo Amiata, Birradamare, Retorto, FreeLions, Croce di Malto, Lambrate e tanti altri soliti nomi?

      • Ma questo discorso ce lo possiamo fare noi che abbiamo una conoscenza delle scena abbastanza alta, e magari possiamo valutare se andare o meno per questa ragione ( io personalmente sono rimasto abbastanza soddisfatto perchè ho assaggiato parecchie cose che non conoscevo e riassaggiato miei vecchi amori) ma siamo seri la maggior parte della gente che stava a testaccio ignorava che esistessero molti di quei birrifici, come d’altronde quelli dell’ibf. La differenza nell’utente medio l’han fatta quei 8 euro, altrochè.

        • In tempi di crisi 8 euri non sono pochi 🙂 Gli altri anni ce li ho spesi più che volentieri e ce li avrei spesi pure quest’anno se avessi avuto più tempo a disposizione

  3. Io aggiungerei all’ottima rassegna qui presentata un paio di cosette interessanti:
    – la IPA (Trhibu) e la APA (Vaitrà) del birrificio HIBU che non si trovano facilmente a Roma e che sarebbero secondo me un buon ampliamento dell’offerta in termini di birre luppolate.
    – la Rye Ale del birrificio BQ che mi ha lasciato molto piacevolmente sorpreso: nome banalmente azzeccato per una birra dedicata alla segale e che ne restituisce intatto l’aroma, secco, di biscotto integrale.

    Sono stato molto felice di leggere che la Kilo Watt di Toccalmatto non è una one shot e che potrebbe presto trovarsi sugli scaffali dei beershops, perché io me ne sono innamorato al primo sorso!

  4. Spettacolare il barleywine di Retorto, di cui sia la Krakatoa, sia la Black Lullaby si confermano particolarmente in forma. Marcello Ceresa ha davvero talento.

    La ruffianissima Kilo Watt di Bruno Carilli, qualora entrasse in produzione seriamente, potrebbe diventare un nuovo punto di riferimento, come successe per la Zona Cesarini.
    I sentori di litchi, uva spina, mango, ananas, kiwi, fragola acerba in un corpo leggermente oleoso che in bocca richiamava il miele, il caramello e l’albicocca con un buon finale amaro fanno di questa la più promettente delle birre da me degustate all’IBF di Roma (barleywine di Retorto a parte).

    Maneba, in generale, mi ha sorpreso, tutte le 4 birre proposte erano prive di difetti, ed in particolare ho trovato interessante la Clelia, blanche dalla particolare speziatura.

    Costanti in positivo Doppio Malto, Opperbacco e Amiata.

  5. Sono rimasto anche io piuttosto deluso, l’anno scorso fu tutta un’altra storia, anche a livello di ambiente, non solo di birrifici. Personalmente ho gradito molto la TripleXXX di Croce di Malto, le birre di Lambrate, la Black Lullaby di Retorto e la Pecora Nera del Geco. Per rispondere a Ricci, secondo me si è perso un po’ di entusiasmo intorno all’evento. Ormai l’offerta è talmente ampia che l’IBF è diventato un evento “normale”. Secondo me un altro dato che gli organizzatori devono considerare è anche l’incredibile successo dello Spring Beer Festival, evento con ingresso gratuito che ha letteralmente sbancato, difficile trovare qualcuno a Roma che non ci sia stato. Io lo dico sinceramente (e con dispiacere), secondo me il prossimo anno se non si rafforza la lista dei birrifici presenti, ci sarà ancora meno gente.

  6. Per me le più convincenti tra novità assolute e quelle che non avevo provato sono state la Overdose (Opperbacco-Dada- Foglie d’erba), la Emigrante ( Maiella), la Cinabro (Amiata), la Imperial Ghisa ( Lambrate) e la Black Lullaby ( Retorto) ma ho trovato di livello abbastanza convincenti anche le già citate Tabula rasa, Dry hard e Yrgalem la Sosweet di Geco e la Polska di Amiata, oltre alla riconferma di classici più volte assaggiati come la Bucefalo di Maiella e la X-ray di Brewfist….discreea ma non da strapparsi i capelli la wheat wine e la ry’eccomi di amiata, la purple ale di pontino e sempre di pontino la olim palus che nata secondo me come loro prodotto di punta si è persa abbastanza col tempo. Scolastiche ma senza mordente la Gotha e la Mood di Hibu e la Neverendinf di Free Lions. Troppo particolari per i miei personali gusti per essere apprezzata la Marsilia ma non mi sento di bocciarla. Da bocciare invece la Jale di Brewfist per il terrificante aroma ferroso di sangue che è durato per più di 10 minuti buoni, la “buona la prima” di birradamare che senza il Randall sarebbe stata piatta e mediocre pure di naso e la Bittertrapp di Sannita, una mappazza informe di alcohol senza corpo che si puà fregiare del titolo di peggiore strong dark ale del mondo secondo me….

  7. Poche le birre che mi hanno stupito; confermo l’ottimo livello di Opperbacco e, come l’anno scorso, mi è piaciuto Retorto; sono rimasto colpito da Maiella, di cui ho trovato gradevolissime sia la Matthias sia la Bucefalo. Invece mi chiedo se sono stato l’unico ad avere difficoltà con la Sant’Ambroeus…

  8. Sono stato 2 giorni per poter provare il maggior numero di birre, alla fine ne ho provato 18.
    La kilowatt e la tabula buone birre, toccalmatto aggiunge ipa/apa alla lunga collezione, ottima la black lullaby di Retorto ed anche la krakatoa, come sempre interessante la ryeccomi di Amiata. Molto buona la scubi di birrone e la pecora nera di geco, nessuna novità invece per brewfist, peccato. Lambrate si conferma sembra un birrificio garanzia.
    Altre buone birre anche per 3lions, opperbacco e bq.
    Per quanto riguarda l’evento ma soprattutto la location sono bocciate in pieno, capisco se la gente va al mare piuttosto che chiudersi in un casermone mal organizzato.
    A mio avviso sembra che non ci sia nessun interesse a sponsorizzare eventi di questo tipo, era tutto assolutamente anonimo, nessuna forma di marketing presente. Veramente un gran peccato che eventi come questo siano destinati solo ed unicamente ad un pubblico di esperti, sono piuttosto fiducioso per il birroforum di giugno, se non sparano alto con i prezzi verrà fuori sicuramente un bel evento.

  9. Anche io sono stato sabato sera e ho bevuto: Ligera di Lambrate, Dry Hard Turan, X ray di Brewfist, Bucefalo di Maiella (ottima seriamente,non la avevo ancora assaggiata), Deep underground Opperbacco e Black Lullaby di Retorto.
    In generale, condivido molti commenti su una certa ripetitività (metterei un tetto alle IPA/APA/black IPA presentabili dai birrifici partecipanti). sulla location vorrei aggiungere che non è in effetti felicissima (Villa Piccolomini era altra storia), soprattutto ha ragione chi parlava di musica live che non guasta mai (ho avvertito allucinanti passaggi da Iggy Pop a la macarena come se nulla fosse). È anche vero che pure a Londra il Gbbf si svolge all’interno dell’Olympia, magari per ragioni di spazio, ma non è che pregiudichi il giudizio positivo che, almeno per me, si basa sulla qualità dei partecipanti e sull’organizzazione (ricordo come un incubo il Bdb day 2012 per le file fatte). Per quanto riguarda la convivialitá, secondo me sta a chi partecipa all’evento: quando sono stato al Gbbf si beveva quasi tutti in piedi gironzolando tra uno stand e l’altro, vai a Bamberga e in due secondi sei già amico del vecchietto che gioca a carte…sta alla mentalità “birraia” di ciascuno, e in Italia la cosa é ancora in formazione.

    • Concordo con te nel giudizio sul dj set. Per il resto sì, è vero che la convivialità deve essere vissuta dalla gente in prima persona, ma di certo una location e un allestimento migliori e più accattivanti aiuterebbero!

  10. birrone con un’ottima cibus che profumava di aventinus ,stupenda punto g ,indiscutibile ss46 ,peccato non aver potuto assaggiare la spontanea lola che il birraio raccontava con fierezza. riconferma birradamare con le solite ,e bella storia anche il randal di ekg sulla golden ale. non male blanche bq ,meno clelia ,delusione personale polska di amiata anche se bella l’idea del recupero di un’antica ricetta
    buona la bitter a pompotron di brewfist e la trappista di art of beer
    la barley wine me la sognavo per chiudere ma non sapevo ci fosse da retorto.
    ….e poi le solite gare a chi c’ha il pino silvestre più lungo con l’ambito “1° premio bocca allappata tipo cachi acerbo dell’anno”!!!…de gustibus 🙂

  11. A Londra si svolge indoor all’olympia, ma a) il clima non è paragonabile a quello italiano b) l’olympia è un edificio decisamente più importante dell’Atlantico c) la portata dell’evento non è nemmeno paragonabile al nostro povero IBF, in più se ci metti che abbiamo grandi risorse in termini di Ville e piazze e siamo costretti a farla in un casermone… soprattuto in considerazione che c’è un mercato in forte espansione come quello romano, dove anche nell’alimentari in periferia cominciano a comparire i primi prodotti artigianali, se non “spingi” ora queste iniziative quando lo fai?. il “non stand” di ADB che dovrebbe promuovere la birra artigianale a livello nazionale, era composto da: nr 2 sedie di plastica nr 1 tavolino di plastica nr 1 striscione di 1×1 mt

    • Per l’appunto, l’idea di sfruttare le meravigliose ville romane mi sembra ottima.. certo tra il dire e il fare.. speriamo bene!
      Ho anch’io l’impressione che ci sia il rischio di perdere una certa congiuntura favorevole, se il livello dell’organizzazione degli eventi rimane questo.

  12. Parlando di birre non posso che menzionare positivamente:
    PURPLE – PONTINO
    MADDEKE – FREE LIONS
    IMPERIAL GHISA – LAMBRATE
    DEEP UNDERGROUND – OPPERBACCO
    PECORA NERA – GECO
    KILOWATT – TOCCALMATTO

    Parlando del festival mi accodo a parecchia gente che ha scritto prima di me. Innanzitutto parliamoci chiaro, la gente paga 8 euro per cosa?
    Un bicchiere da vino e, di pomeriggio, neanche musica di sottofondo?
    Per fortuna la gente queste birre inizia a conoscerle e berle in tanti posti a Roma, quindi il festival rischia di piacere solo a noi del settore che abbiamo la possibilità di parlare con i birrai e tra di noi.
    Il periodo è quello che è… 10 euro li investireste su due pinte in uno dei vari pub artigianali di Roma oppure per due assaggi da 0,1 in un posto semplicemente affollato ma senza nessuna attrattiva?
    Secondo me ormai questi eventi o si fanno gratis oppure bisogna unirli a musica dal vivo e altro che animi la serata.

    Penso che il 99% della gente venuta all’IBF 2013 si ricorderà soprattutto di quella magnifica ruota panoramica coi 150 stinchi di maiale…

  13. Intanto grazie a tutti quelli che hanno partecipato.
    Premesso che per chi partecipa meno affluenza dovrebbe voler dire servizio migliore (meno code, piu’ relax coi birrai ecc) quindi ci piacerebbe capire alcune critiche senza ausilio di motivazione, sulla scarsa organizzazione.
    Sul discorso spazi, piazze e ville bellissime non è per niente facile ottenerle (tutele ecc), la Piccolomini non è piu’ a disposizione, i comuni chiedono comunque molti soldi per gli spazi rispetto al passato (tagli agli enti locali ecc). Organizzare una manifestazione costa, tantissimo.
    Sulla musica dal vivo spesso si sente la voce contraria, cioè che disturba e che le persone vengono per bere.
    Sono stati fatti 9 laboratori con una media di 50 partecipanti e finora i riscontri sono stati buoni.
    Sul discorso birrifici presenti “sempre gli stessi” leggiamo anche di tantissime birre nuove non facilmente reperibili che molti non avevano mai provato.
    Sicuramente Roma ha una grossa offerta di eventi e molti publican hanno i loro. Lo spring festival aveva una formula totalmente differente (e anche li le critiche non sono mancate), IBF permette di provare tante cose con la degustazione da 10cl anziche’ la pinta o la mezza pinta. Anche i birrifici devono fare delle scelte e non possono partecipare a tutto.
    Pensiamo che la formula dell’IBF sia ancora la migliore per quel che riguarda il perseguimento dei nostri obiettivi, se ci saranno da fare aggiustamenti sicuramente saranno fatti, non siamo autolesionisti.

    • la formula di degustazione a mio parere è perfetta, con una spesa sensata posso assaggiare parecchie birre diverse (nel mio caso 13/14 in due giorni) e non preoccuparmi di bere litri e litri per finire i bicchieri o sprecarla (giammai!)
      Per quanto riguarda lo spazio, era un po’ anonimo, la musica in effetti da’ fastidio, ma forse se passata “di sottofondo” potrebbe rallegrare (allo spring ad esempio non si riusciva a parlare).
      Per i birrifici nulla da eccepire, solo un appunto sul fatto che forse per la prossima volta sarebbe carino magari realizzare una mini-guida alle birre che si troveranno all’interno e sopratutto per segnalare quali birre sono quelle nuove, personalmente le due di amiata me le sono perse (ma non la loro gose).

    • Io infatti sono dell’idea che l’organizzazione non è stata così pessima come certi sostengono e che la scelta birraia era notevole….alcune delle birre presentate erano one-shot e sarà praticamente impossibile da rivederle, altre onestamente non sono sempre facilissime da trovare alla spina ( come la imperial ghisa, la bucefalo, la overdose) e c’erano le interessanti novità di amiata. La scelta cibo era migliore e più ampia di quella dell’anno scorso con più spazio per la gente che voleva mettersi comodamente seduto a mangiare. Sul discorso musica io sono d’accordo con voi: allo SBF ad esempio il porre il palco dove si suonava al centro di uno spazio lungo e stretto ha creato non pochi problemi ed era impossibile scambiare due parole in orario concerto ( oltre al fatto che era quasi impossibile muoversi, ma immagino che questo va ritenuto un successo della manifestazione)….meglio onestamente l’ambiente un po meno caoticvo dell’ibf dove comunque la musica è stato messa dai vari dj ( anche se con esiti a volte un po discutibili :P). Le critiche semmai vanno mosse alla gestione impicciosa e poco pratica delle casse e allo stand effettivamente miserino che ha portato adb: se forse era sbagliato in senso opposto quello dello SBF che si era ridotto ad un ulteriore stand di spillatura, quello che c’era all’atlantico era veramente troppo scarno e non dava una buona immagine dell’associazione tant’è che molti lo hanno snobbato. Non entro nei meriti dei laboratori a cui non ho partecipato ma chi c’è stato mi han detto che erano molto interessanti, a livello di quelli dello SBF. Alla fine da quello che ho sentito i dati di affluenza non sono stati poi così più bassi rispetto a quelli dell’anno scorso nonostante la moltiplicazione degli eventi di un certo tipo a Roma….semmai sempre dalle voci di quello che mi è arrivato che in media la gente ha bevuto di meno….

  14. Dovrebbe esserci un pò più di ricambio – c’erano quasi tutti gli stessi produttori dello scorso anno e solo alcuni con novità

  15. Io quest’anno ho fatto la 3 giorni!! Ne ho assaggiate tante, molte fuori forma ma fortunatamente anche tante splendide.
    Diverse tra quest’ultime sono già state citate e non mi ripeterò se non per lodare la bella sorpresa che ho avuto dalla Sosweet di Geco :).

    La formula delle degustazioni per me è ok, ma per chi paga il biglietto magari anche solo ricevere un bicchiere ‘decente’ e due stupidaggini in più forse aiuterebbe.

    • Il bicchiere è davvero da rivedere. sono edizioni ed edizioni che ci si lamenta della cosa. Eppure, come dimostrato da altri festival, le alternative esistono eccome.

      Personalmente non mi lamento della location, anzi.
      Magari nel costo di ingresso sarebbe preferibile avere almeno UNA degustazione omaggio.

      Anche una maggiore rotazioni di birrifici e birre sarebbe gradita. di DAVVERO interessante o imperdibile non mi ricordo molto.

      P.S.
      Grazie a tutti i birrifici presenti che, chi più chi meno, andavano ben oltre l’assaggio da un gettone.

      P.P.S.

      Quando l’ho bevuta io la purple aveva chiari problemi di fermentazione; giudizio NC

      • Sul bicchiere è la prima volta che sentiamo lamentele. “ci si lamenta” a cosa è riferito? Cosa non va nel bicchiere?

        • Per esempio che non ve lo riprendete indietro.
          Ho ancora in casa bicchieri del milano beer festival, a cosa diavolo dovrebbero servirmi?
          Oppure il bicchiere e’ una scusa per chiedere qualcosa di piu’ e ci guadagnate pure su quello?

          • in effetti si poteva fare come al festival di Eataly dove per gli odiosissimi Teku c’era la cauzione….poi se volevi te lo riportavi a casa il bicchere, sennò ti riprendevi i soldi e bon

          • La gestione dei resi e delle cauzioni non è “gratis”, si riverserebbe comunque come costo. Avere persone che gestiscono cauzione, lavano i bicchieri e, soprattutto, si prendano carico di un anno intero in magazzino, ha costi logistici che sono paragonabili dall’avere il bicchiere nel biglietto di ingresso, che incide per una piccola percentuale e su cui non abbiamo interesse a farci del margine. Il vero problema sono i costi esorbitanti delle location e dei servizi a contorno (sicurezza, utenze, vvff, ecc).
            Battuta semiseria: sui bicchieri poi la cosa buffa è poi che tutti si lamentino di averne troppi a casa e poi nei locali ne spariscono centinaia. Nell’ultima degustazione col bicchiere “free” ne sono spariti circa il 20% (proprio di quelli di IBF).

          • @ADB

            comprendo il punto ma con una moderata dose di intelligenza si potrebbe anche trovare una soluzione semplice che vado a descriverti

            se affermi il vero, dici che sul bicchiere non fate margini. perfetto. quanto costa un bicchiere? 1 euro e mezzo? fate in modo che chi si presenta con un bicchiere IBF regolarmente graduato possa entrare con uno sconto di 1.5 euro. semplice no?

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