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Tre aggettivi per definire la birra artigianale: parola agli ospiti di Al Bancone

Come forse saprete, dalla scorsa estate il “mondo” Cronache di Birra si è arricchito di un nuovo prodotto. Si chiama Al Bancone ed è la newsletter bisettimanale che arriva a tutti gli iscritti ogni due lunedì alle 18,31 – abbiamo scelto questo orario perché secondo uno studio sarebbe il momento più adatto per farsi una birra. Oltre a offrire una panoramica sugli aggiornamenti del sito e di Whatabeer, Al Bancone si contraddistingue per alcuni contenuti inediti, tra cui delle veloci interviste a importanti personaggi del settore. L’idea è che quando sei al bancone di un pub non sai mai chi ti siederà accanto: probabilmente un cliente qualsiasi, o magari un esponente del movimento artigianale. Da questa suggestione nascono delle rapide “chiacchierate” basate su cinque domande, quattro delle quali fisse per ogni intervistato e una personalizzata. Uno dei quesiti ricorrenti chiede di indicare tre aggettivi per definire il settore della birra craft e visto che fino a oggi abbiamo raccolto dieci risposte, ho pensato di riassumerle qui per capire com’è percepito il nostro mondo dall’interno. Come immaginerete gli spunti di riflessione non mancano…

Di seguito riporto dunque le opinioni di 10 addetti ai lavori, ordinate secondo la data di invio della relativa newsletter. Se volete ricevere Al Bancone potete iscrivervi a questo link.

Marco Valeriani

Dinamico, stimolante, incompreso (in Italia molto di più)

Il primo ospite della nostra newsletter fu un birraio (e che birraio!): Marco Valeriani. All’epoca Marco ancora non era partito con il suo nuovo birrificio Alder e ci raccontò dei ritardi causati dall’immancabile burocrazia italiana. Nel frattempo per fortuna tutti gli ostacoli sono stati superati e in pochissimo tempo la sua creatura si è imposta nel panorama nazionale, com’era facilmente pronosticabile. Ritroveremo concetti come “dinamico” e “stimolante” in altre risposte ed è interessante il terzo aggettivo, che secondo Marco in Italia assume un peso ancora maggiore.

Teo Musso

Passionale, creativo, femminile

Il fondatore di Baladin e una delle figure più influenti per la birra artigianale italiana fu il secondo intervistato di Al Bancone. Teo Musso utilizzò tre aggettivi che in qualche modo hanno caratterizzato la sua visione di birra in tutti questi anni. Interessante ma non casuale l’uso del termine “passionale” al posto di un più scontato “appassionante”, mentre se qualcuno di voi può rimanere meravigliato dal ricorso alla parola “femminile” allora deve studiare meglio la storia di Baladin.

Francesco Antonelli

Dinamico, coinvolgente, rischioso

Successivamente abbiamo voluto dare una voce all’homebrewing italiano con uno dei suoi più grandi evangelisti, nonché collaboratore di lungo corso di Cronache di Birra: Francesco Antonelli. Se i termini “dinamico” e “coinvolgente” sono scontati ma assolutamente condivisibili, l’aggettivo “rischioso” getta una luce sinistra sul settore. Ma essendo un acuto osservatore del microcosmo legato alla fabbricazione casalinga, evidentemente Francesco sa bene quanti homebrewer coltivino il sogno di aprire un birrificio. Sogno che però nasconde molte insidie.

Michele Galati

Caotico, rischioso e per certi versi incompreso

Finalmente un publican! Anzi, uno dei publican storici più importanti per la birra artigianale italiana. Curioso che un operatore esperto come Michele Galati abbia utilizzato tre aggettivi non proprio positivi per il nostro movimento. Nella sua lista troviamo due termini già indicati da altri (“rischioso” e “incompreso”), mentre il terzo (“caotico”) è sicuramente figlio delle evoluzioni vissute nell’ambiente negli ultimi anni, dove oltre al numero di birrifici è aumentato quello di tutti gli attori coinvolti nella filiera.

Simone Cantoni

Vivace, appassionante, fragile

Simone Cantoni racconta ormai da anni le mille sfaccettature della birra artigianale e quando gli abbiamo chiesto di indicare tre aggettivi ha tirato fuori termini molto diversi tra loro. Tuttavia ritroviamo nel suo elenco molte delle caratteristiche già sottolineate da altri intervistati: “vivace” può essere equiparato a “dinamico”, così come “appassionato” a “coinvolgete”. La parola “fragile” incorpora in parte il “rischioso” incontrato due volte precedentemente, ma sottolinea anche la dimensione del tessuto imprenditoriale del mercato, tutt’altro che solida.

Luigi D’Amelio

Autoreferenziale, volubile, pettegolo. Direi che c’è tutto, potrebbero sembrare tre aggettivi negativi, ma in ognuno c’è anche il bello di questo mondo.

C’è poco da aggiungere a quanto specificato da Luigi D’Amelio del birrificio Extraomnes. I tre aggettivi da lui utilizzati calzano benissimo per il movimento della birra artigianale (italiano, ma non solo) e sono solo apparentemente negativi. O quantomeno nascondono un’altra faccia della medaglia, che poi è ciò che custodisce parte del successo di questo settore a livello internazionale. Diciamo pure che per superare tanti limiti dell’ambiente bisognerebbe ripartire da questi tre aggettivi, mantenendo solo la loro parte positiva.

Eduardo Villegas

Innovativo, provocatorio e pieno d’arte

Eduardo Villegas è stato il primo esperto straniero che abbiamo ospitato nella nostra newsletter. Nonostante abiti dall’altra parte del mondo (Messico), è un grande amante dell’Italia e in particolare della nostra cultura birraria. Gli aggettivi che ha usato mostrano una vena romantica, che siamo sicuri Edu associ tanto alla birra artigianale italiana quanto a quella messicana. Eh sì, perché come ci ha spiegato in un’altra risposta della sua intervista, in Messico c’è un movimento craft vivace e dinamico, con alcuni elementi non dissimili da quello nostrano.

Alessio Leone – Anna Managò

Coinvolgente, ingenuo, chiacchierone

Trascinante, indomabile, fanatico

In questi mesi Al Bancone si è concesso anche un’intervista doppia, quella cioè rivolta ad Alessio Leone e Anna Managò di ByVolume, agenzia di comunicazione londinese molto attiva nel comparto craft (con importanti clienti anche in Italia). Per entrambi il settore è sia appassionante (“coinvolgente” e “trascinante”) sia tendenzialmente autoreferenziale (“chiacchierone” e “fanatico”). Alessio poi lo definisce “ingenuo”, aggiungendo una sfumatura infantile che non è difficile riscontrare qui e lì. Anna invece ricorre a un termine positivo (“indomabile”), sottolineando la forza di un fenomeno in continua ascesa.

Diego Vitucci

Appassionato, mutevole e iperselettivo (sia in senso positivo che in senso negativo).

Ieri infine abbiamo dato spazio a Diego Vitucci, conosciuto nell’ambiente per gestire (insieme ai suoi soci e al suo staff) due locali romani fondamentali per l’intero movimento: Luppolo Station e Luppolo 12. I primi due aggettivi (“appassionato” e “mutevole”) riprendono termini già incontrati precedentemente, il terzo invece è abbastanza particolare e, come specificato da Diego, può essere letto con accezioni opposte. Per lui la birra artigianale è anche iperselettiva: un aspetto positivo perché ricerca sempre la massima qualità, ma anche negativo perché tende a bruciare velocemente mode e protagonisti.

Dalle varie interviste si possono isolare alcuni concetti ricorrenti. Il primo è quello che definisce il movimento della birra artigianale dinamico e mutevole, così tanto da sfociare nel caotico. Il secondo lo identifica come un fenomeno coinvolgente, aggettivo che immagino sia condivisibile da tutti. Questo sua caratteristica a volte ci fa dimenticare le fragilità del settore, che come una sirena ammalia pericolosamente. E poi, immancabilmente, è un ambiente chiacchierone, pettegolo, puerile, che spesso di parla addosso e probabilmente anche per questo visto con sufficienza dall’esterno.

Per concludere anticipo la risposta che troverete nella prossima puntata di Al Bancone, l’ultima del 2019, il cui invio è programmato per lunedì 23 dicembre. L’ospite sarà un giornalista e giudice birrario americano, ma che da anni vive in Europa. Questi gli aggettivi che ha usato:

Auto-indulgente, superficiale, infantile.

Se volete sapere chi è e leggere l’intera intervista, o comunque se non volete perdere neanche una puntata di Al Bancone, iscrivetevi alla newsletter. Come vedete gli spunti di riflessione non mancano, così come quelli di evasione.

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L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Manifesto della birra artigianale italiana
    Edu Villegas
    La birra é una bevanda che fa compagnia all’essere umano da migliaia di anni, attraverso numerosi scambi è diventato il liquido di molti colori e pieno d’aromi che oggi tutti noi conosciamo bene.
    La bellezza piu importante di questa bevanda è proprio quella di essere diversa, non solo tra le varie bevande, ma anche tra sé stessa. Ecco che la birra è diventata diversa e anche originale negli Stati Uniti, in Belgio, in Giappone, in Germania, in Inghilterra e senza dubbio in Italia.
    La ricchezza culturale italiana accanto alla passione gastronomica danno forma alla nuova birra italiana: la birra italiana artigianale (o indipendente).
    La birra Italiana artigianale é il risultato della magia creativa che non si ferma sulle frontiere dello stile. Gli stili classici sono solo l’ispirazione per imparare e prendere le basi su cui é stata creata la nuova birra.
    La diversità della birra italiana è data dall’uso creativo delle spezie, dei fiori, della frutta, delle botti, del miele e di tanti altri ingredienti tipici del luogo dove viene elaborata. Questo bel mosaico, apre infinite possibilità di piacere.
    La birra italiana deve salvaguardare e proteggere questo inestimabile valore: l’originalità (risultato chiaro della creatività). É proprio la creatività, il valore che la rende diversa e unica tra le tante altre scuole di birra (per esempio quelle menzionate sopra). La birra belga si distingue per la sua originalità lo stesso la birra tedesca, ecc., ecco perché il birraio italiano deve fomentare l’originalità, non si deve fermare alla quadratura dello stile, deve rompere le catene di ciò che è già stato fatto, e iniziare (o continuare) a creare birre uniche.
    La buona notizia é che questo cammino é già stato avviato, ma non si deve abbandonare, e nemmeno andare dietro alla ricerca di imitazioni. Non ne vale la pena di diventare una fabbrica nazionale che produce imitazioni di birre straniere.
    Il birraio italiano ha la responsabilità di trasmettere quest’idea e passione ai suoi clienti, cosi anche i consumatori possono chiudere questo circolo virtuoso.
    La birra italiana artigianale é una bevanda lontana dello snob, ma vicina alla raffinatezza, alla qualità, alla creatività, all’amicizia, ma soprattutto alla sua terra e alla sua gente. Non é una moda, ma uno stile da vivere.
    Finalmente dobbiamo essere consapevoli che la scuola italiana della birra é arrivata!

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