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Disponibile per il download il rapporto dell’indagine sui consumatori di birra artigianale

Come forse saprete, a fine 2009 ho promosso sulle pagine del blog la prima indagine on-line sugli usi e le abitudini dei consumatori di birra artigianale, ideata dal sottoscritto. L’iniziativa ottenne un ottimo successo, con diverse centinaia di partecipazioni raccolte nel giro di qualche settimana. A febbraio 2010 resi pubblici i risultati dello studio in anteprima a Pianeta Birra, grazie allo spazio offertomi da Unionbirrai. In tale sede comunicai che in futuro avrei reso i dati consultabili da tutti, così da oggi è possibile scaricare il documento del Rapporto 2010 della ricerca in formato pdf. Per farlo occorre lasciare il proprio indirizzo email e il link per il download sarà comunicato alla fine dell’operazione.

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Il documento è abbastanza corposo e analizza approfonditamente le risposte degli utenti al questionario proposto su queste pagine. Come anticipato in altre occasioni, i risultati mostrano dati interessanti, alcuni in linea con le credenze sul “consumatore tipo” in voga nell’ambiente, altri invece piuttosto sorprendenti. In generale, si nota come tra gli addetti ai lavori esistano dei luoghi comuni piuttosto radicati, che solo in parte sono confermati dallo studio in oggetto.

In tal senso, i risultati più inattesi riguardano la dicotomia artigianale contro industriale, i disincentivi all’acquisto, i luoghi di consumo della birra artigianale. In generale emerge che il movimento è ancora piuttosto giovane e che i prodotti dei microbirrifici sono lontani da una diffusione costante e capillare sul territorio italiano. Comunque per avere un’idea precisa vi consiglio di scaricare il documento della ricerca.

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Concludo lasciandovi con la panoramica sui dati dello studio – presente anche all’interno del pdf –  che offre una visione d’insieme sulle risposte offerte dai partecipanti.

Dal presente studio, emerge che il consumatore medio di birra artigianale è maschio, di età compresa tra i 31 e i 45 anni, di profilo culturale medio-elevato. E’ per lo più un bevitore occasionale, che è entrato in contatto con i prodotti dei microbirrifici da relativamente poco tempo (non più di 3 anni) e che è ben lontano da una totale fedeltà alla birra artigianale: spesso beve anche birra industriale, se non addirittura in quantità prevalenti rispetto alla prima.

In parole povere, l’utente medio non è un appassionato con una lunga esperienza alle spalle. Al contrario, nella maggior parte dei casi è piuttosto un consumatore saltuario, incuriosito magari dalla birra artigianale, che tuttavia conosce limitatamente e che acquista con discontinuità. Non è un caso che il budget medio riservato agli acquisti si attesti tra le 10 e le 30 euro mensili, un dato piuttosto modesto, soprattutto se paragonato al prezzo dei prodotti artigianali.

A proposito di prezzo, questo elemento rimane uno dei freni più evidenti all’acquisto. Tuttavia, il problema principale per il consumatore medio è la reperibilità: si manifesta dunque una certa difficoltà nel trovare attività commerciali specializzate – totalmente o solo in parte – nella vendita di birra artigianale. Nonostante il boom del settore, i prodotti dei microbirrifici non sembrano ancora aver raggiunto una distribuzione omogenea e capillare sul territorio nazionale.

Il consumo di birra artigianale è per lo più un fenomeno circoscritto alle mura domestiche. In altri termini, il consumatore medio preferisce acquistare birra da asporto per poi berla a casa propria o di amici e conoscenti. A differenza di altre nazioni, il pub e la birreria non sono i luoghi prescelti per il consumo di birra artigianale: segno che locali di questo genere sono ancora legati ai prodotti industriali, probabilmente per un problema nel concepire dinamiche commerciali diverse da quelle pre-esistenti.

Il consumatore medio acquista in prevalenza prodotti provenienti da microbirrifici italiani, sebbene dimostri anche una forte predilezione per la birra artigianale prodotta in Belgio. Le altre nazioni birrarie – Germania, Regno Unito e USA – risultano decisamente staccate.

Infine, il consumatore associa alla birra artigianale concetti quali “gusto”, “cultura” e “compagnia”. E’ dunque una bevanda che fa leva sulle percezioni sensoriali del bevitore e della quale viene riconsciuto il valore socializzante e il retroterra culturale nel quale si è sviluppata nel tempo. Per il consumatore, la birra ideale deve essere “sorprendente”, “particolare” e “complessa”; deve essere in grado di strabiliare, di catturare l’attenzione di chi beve con caratteristiche organolettiche originali e multiformi.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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14 Commenti

  1. Una nota alle tue considerazioni: bisogna comunque considerare che quella fatta è un’indagine prima che sul consumo di birra artigianale sulla frequentazione dei siti di appassionati.
    E quindi si torna all’identikit del maschio 31-45 con medio-alta formazione culturale, insomma chi ha facilità di accesso a Internet e maneggia il computer spesso sia al lavoro che nel tempo libero.
    Un tipo di persona anche più incline al consumo tra le tranquille mura casalinghe che in pub affollati e più o meno casinisti.
    Non che la ricerca in sè non abbia validità (anzi!), come le tue considerazioni generali. Ma credo che sarebbe cieco tralasciare questo fattore.

  2. @Alessio
    Nel documento ho sempre sottolineato la natura del mezzo utilizzato (Internet) laddove mi sembrava determinante. Non vedo influenze nell’identikit emerso, che tra l’altro è quasi identico a quello di consumatore di birra in generale. Che poi chi usa Internet è più propenso al consumo domestico che a quello nei pub è una tua congettura: per mia esperienza posso affermare tranquillamente il contrario.

  3. @Alessio

    da fine statistico (lol) quoto Andrea. però, a onor del vero, bisogna dire che anche “Non vedo influenze nell’identikit emerso, che tra l’altro è quasi identico a quello di consumatore di birra in generale” è una congettura, non avendo un’analisi parallela da confrontare a questi risultati…

    direi che è un’analisi sul consumatore di birra che usa il pc e mi pare anche ben fatta, anche se sull’andamento parabolico delle birrette leggere in assenza di un test di Kolmogorov-Smirnov avrei da ridire… 🙂

  4. @SR
    Intendevo che dal semplice dato sull’identikit, non c’è niente che fa pensare a un’influenza del computer più di altri fattori. Ci sono altre risposte per le quali l’uso di Internet pesa sicuramente, su quella mi sembra di no. Altrimenti si potrebbe affermare che tutti i bevitori di birra in generale (identikit Assobirra) sono anche frequenti utilizzatori di Internet, visto che il loro profilo è simile a quello dell’utente medio del web.

    Se mi spieghi cos’è un test Kolmogorov-Smirnov (ma è quello della Smirnoff Ice?) posso rispondere 🙂

    Ah comunque credo che sentir dire da un rompiballe come SR che è un lavoro ben fatto, peraltro in quello che è il suo settore di specializzazione, è una grande conquista 🙂

  5. “Internet appare malinconicamente fanalino di coda in questa classifica, proponendosi
    come uno strumento che, nonostante abbia potenzialità enormi, è ancora poco sfruttato
    per l’acquisto di birra. E’ un dato che non sorprende, ma che lascia comunque l’amaro in bocca, perché il web potrebbe rappresentare nel breve termine lo strumento migliore per superare il problema della reperibilità di prodotti artigianali, considerato uno dei principali freni all’acquisto.”

    Il problema e’ che il cartello produttori/distributori/venditori impone gli stessi prezzi quindi l’acquisto via web perde gran parte dell’appeal.

  6. @Andrea

    eheh… gli ho dato uno sguardo veloce ma mi sembra un cosa fatta bene. a fare i sofistici ci si potrebbe inserire uno specchiettino con numeri di risposte (totali) per domanda, che avevo dei dubbi sul calcolo della pag. 33 ma dalle torte mi sembra tutto bbuono

    poi, deep into the fare le pulci, il metodo di campionamento ha sempre un’influenza. un campionamento sulla popolazione web non è ovviamente rappresentativo di tutto il consumo. poi, uno che usa ed ha accesso al pc, fai il sondaggio ed ha più confidenza ad es. con la vendita on-line, quindi più mezzi per procurarsi birra da bere a casa di uno che di lavoro fa il corriere e magari si fa una birretta al baretto quando stacca e non fa il sondaggio. a maggior ragione per le zone dove non ci sono beershop, l’utente computerizzato ha una probabilità maggiore verso il consumo casalingo di chi non ha pc e beershop e non fa nemmeno il sondaggio. poi… non è detto nemmeno il contrario, semplicemente è difficile dirlo, a meno di non affidarsi al sondaggio Assobirra che non ricordo e che magari ha a sua volta un campionamento, o più banalmente delle domande poste diversamente

    ah, sempre più rompiballe, manca una cosa importante: la distribuzione geografica dei partecipanti, per zone e per densità di occasioni birrarie. e magari spaccare qualche domanda per geografia butterebbe luce ulteriore

    infine, tafazzi on

    il test di K-S è un test non parametrico per verificare se due campioni provengano o meno dalla stessa distribuzione. tradotto: è un mezzo per stabilire scientificamente se il numero degli utenti con x anni di birra alle spalle che ama le birre leggere vs altre cose. perché una differenza del 4% non detto che sia significativa anche se lo sembra. e la parabola 41-30-26-33-35 potrebbe non essere significativa, magari nel tratto 26-33-35

    quisquiglie

    tafazzi off

  7. (i segni di maggiore e minore si son fagocitati un pezzo di commento)

    infine, tafazzi on

    il test di K-S è un test non parametrico per verificare se due campioni provengano o meno dalla stessa distribuzione. tradotto: è un mezzo per stabilire scientificamente se il numero degli utenti con meno di x anni di birra alle spalle che ama le birre leggere vs altre cose rispetto al numero degli utenti con più di x anni di birra alle spalle che ama le birre leggere vs altre cose. perché una differenza del 4% non detto che sia significativa anche se lo sembra. e la parabola 41-30-26-33-35 potrebbe non essere significativa, magari nel tratto 26-33-35

    quisquiglie

    tafazzi off

  8. “Che poi chi usa Internet è più propenso al consumo domestico che a quello nei pub…”
    Io nel mio piccolo son mesi che non mi bevo una birra in casa… 😉

  9. @SR
    Giusta l’osservazione sugli acquisti on-line, ma i risultati dimostrano che comunque è un mezzo utilizzato pochissimo, quindi lo strumento di rilevazione non ha alterato la visione generale risultante da quella domanda. Quando invece scopro che Internet è uno dei mezzi principali per informarsi sulla birra, mi viene il dubbio che lo strumento di rilevazione abbia il suo peso (sarebbe stupido affermare il contrario) e infatti l’ho sottolineato – anche se per mia esperienza è assolutamente legittimo considerarlo più valido di altri canali, quindi anche in questo caso la risposta ha un senso.

    Relativamente alla distribuzione geografica hai perfettamente ragione, credo che la rimanderò a una futura integrazione o addirittura alla prossima edizione dello studio

    Grazie comunque dei consigli

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