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Viaggio in Australia: dove e cosa ho bevuto

Come spiegato lunedì scorso, la scena birraria australiana è in grande fermento, ma anche minata da due problemi: l’invasione dei prodotti crafty e un livello qualitativo medio piuttosto deludente. Tenendo presente questi due presupposti, oggi passerò in rassegna alcuni luoghi in cui mi sono fermato durante il mio viaggio, concentrandomi soprattutto su quelli dove ho bevuto meglio. Chiaramente non può essere una “guida” dettagliata all’Australia e neanche ha la pretesa di esserlo: prendetela come una serie di spunti per alcune località e di ispirazione per altri giri. Senza considerare che la birra non era certo il mio primo pensiero…

Partiamo allora dalle grandi città e da Sydney, che è quella in cui sono rimasto più tempo. Un primo indirizzo da tenere seriamente in considerazione è il Bitter Phew, in zona Surry Hills, piccolo pub situato al primo piano di un palazzo con un ingresso quasi invisibile a livello stradale (quindi tenete gli occhi aperti!). L’atmosfera è calda e piacevole e si respira passione per la vera birra artigianale, con una selezione di produzioni da tutta l’Australia. Lo staff è molto cortese. Qui ho bevuto una Grapefruit Viking Ipa di Ekim e una Red Sky di Shenanigans. Posto consigliatissimo, anche per la zona decisamente pittoresca.

Un altro ottimo luogo è il Royal Albert Hotel, che ha un’impronta molto più tradizionale nonostante la bella illustrazione sulle pareti esterne. La selezione alla spina (circa 10 vie) è però di impostazione “moderna”, oltre che di ottimo livello, con birre provenienti da diverse regioni dell’Australia. La scelta è facilitata dallo staff prodigo di suggerimenti e assaggi, che si dimostra ampiamente disponibile con chi dimostra interesse dall’altra parte del bancone. Anche qui siamo a Surry Hills e una visita è caldamente consigliata. Durante la mia visita ho bevuto una Bert (creata dal locale insieme a Colonial Brewing), una Golden Ale di Two Birds e una Brown Ale di Beerfarm. Birre discrete, con una menzione in particolare per l’ultima. Una puntata al Royal Albert Hotel è caldamente consigliata.

Ben più famoso dei precedenti indirizzi è il brewpub 4 Pines a Manly, una delle più famose località balneari di Sydney. Il locale è molto accattivante, ma lo stesso non si può affermare delle birre, che sono invece ampiamente rivedibili: sia la India Summer Pale Ale che la Keller Door con zenzero e lemongrass non mi hanno entusiasmato, per usare un eufemismo. Come indirizzo è valido giusto per una sosta corroborante durante una gita a Manly. Il livello qualitativo è appena superiore all’Harts Pub, che è in pratica la taproom di Rocks Brewing, situata nella spettacolare zona di The Rocks. Qui ho provato qualche assaggio e bevuto una pinta di The Butcher, la Porter della casa: non male, ma neanche indimenticabile.

A Sydney, come in tutte le grandi e piccole città che ho visitato, la birra craft (o crafty) è rintracciabile anche nell’offerta di locali diversi da pub, compresi i ristoranti. In questo senso un posto molto particolare è Billy Kwong, che propone una carta di birre a una cucina cinese di alto livello. La scelta è molto limitata, ma offre spunti davvero interessanti: oltre ad alcune fermentazioni spontanee (Cantillon, Tilquin) a prezzi esorbitanti, è disponibile la Farmhouse della casa, realizzata con un antico lievito recuperato dalle bottiglie rinvenute nel relitto di una nave della First Fleet. Se cercate un’esperienza diversa dal solito, ve lo consiglio. In un altro ristorante di cucina asiatica (quella che va per la maggiore nelle grandi città dell’Australia) ho trovato invece la Saison di La Sirene, davvero ottima e accompagnata da un’etichetta splendida.

Tra i tanti posti da me non visitati a Sydney c’è anche il Local Tap House, che ho bypassato perché ero già stato nella sua filiale di Melbourne. Lì ho passato il pomeriggio del 31 dicembre bevendo la Pacific Pale Ale di Stone and Wood (al di sotto delle aspettative) e la Homage Ipa di Wolf of the Willows. Il locale è semplice ma accogliente e la sala superiore si avvale di un gradevole beer garden, particolarmente apprezzabile nelle giornate estive (cioè quando ci sono stato io). La clientela è composta da locals ma anche da beer geek e l’impostazione del posto è decisamente indirizzata a chi è appassionato di birra artigianale. I prezzi delle birre, come in altri pub del genere, sono mediamente elevati. A Melbourne sono rimasto troppo poco per visitare altri indirizzi degni di nota.

Uscendo dalle due principali città dell’Australia, il mio taccuino è pieno di appunti presi in giro per l’isola. Probabilmente la birra migliore che ho assaggiato durante tutto il viaggio è stata la Pale Ale (single hop Cascade) di Forrest Brewery, davvero deliziosa. La notizia negativa è che il brewpub sorge nel minuscolo villaggio di Forrest, che si raggiunge inerpicandosi per una ventina di chilometri deviando dalla Great Ocean Road. Purtroppo la mia sosta è durata pochissimo e non ho potuto assaggiare le altre produzioni, ma se dovesse capitare da quelle parti una sosta è obbligatoria. Tra l’altro il locale è molto bello e gode di un’atmosfera amichevole e rilassata.

Un altro “village (brew)pub” è il Bierhaus di Lobethal, piccolo centro a 50 km di Adelaide. Il locale ha un’anima a metà strada tra il biergarten tedesco e la birreria americana, mentre le birre (come spesso accade in Australia) seguono gli stili di stampo angloamericano. La qualità non è certo eccelsa, ma come ormai avrete capito questo è una fastidiosa costante. Costante che si ritrova anche nella selezione del Normanville Hotel, ristorante con birra craft che ho incrociato per caso nel bel mezzo del Sud Australia: immaginate di fermarvi a pranzo in un luogo random, scoprire che ha una selezione di produzioni artigianali e poi rimanere delusi dal loro livello qualitativo. Un’esperienza che in Australia è all’ordine del giorno.

Un peccato, perché la birra artigianale è veramente rintracciabile in ogni angolo. Anche sulla selvaggia Kangaroo Island, ad esempio, è attivo il birrificio Drunken Drone, che produce la sua Honey Wheat Ale col rinomato miele locale: sul risultato finale meglio soprassedere. E a proposito di isole, lo stesso discorso si può fare per Phillip Island, dove ho bevuto l’appena migliore Koala Pale Ale del birrificio locale. Di ben altro spessore è invece la Hop Hog di Feral Brewing, una delle ultime birre che mi è capitato di bere prima di tornare in Italia.

Direi che gli appunti essenziali li ho snocciolati a dovere, sperando che sia utili per un vostro futuro viaggio in Australia. Chi di voi ci è già stato? Avete altri posti da segnalare?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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