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Nuove birre da Edit, Carrobiolo, Sieman, Cask Irpinia, ECB e Chianti Brew Fighters

Come non aprire la panoramica di oggi sulle nuove birre italiane con una creazione natalizia? L’obbligo è ancora più stringente se alla base della sua concezione c’è un’operazione di stampo solidale. Recentemente infatti il birrificio torinese Edit ha annunciato La Buona (8%), una “Christmas Tripel” prodotta in partnership con la onlus 1 Caffè. La ricetta punta a ricreare una sorta di “panettone liquido”, aggiungendo in bollitura uvetta e candidi a una base che si ispira alle Tripel di stampo belga. Morbida, profumata e avvolgente, La Buona è confezionata in lattina e presentata da una bellissima etichetta che ricorda gli orridi maglioni di Natale. Una parte del ricavato proveniente dalla sua vendita sarà devoluto all’associazione in questione.

La Buona non è però l’unica novità a firma Edit. Ancora più bella e “nostalgica” è probabilmente l’etichetta della 8-Bitter (4,5%), con la quale il produttore piemontese ha ricercato una crasi stilistica tra le classiche Bitter britanniche e le moderne luppolature americane. Prodotta in collaborazione con l’homebrewer Matteo Sepertino, prevede il ricorso alla tecnica del dry hopping per aggiungere intense note agrumate e tropicali al tradizionale profilo delle Bitter. Due new entry interessanti da un birrificio in grande crescita.

Esattamente un anno fa – giorno in più, giorno in meno – il birrificio Carrobiolo di Monza presentò Barric, la sua linea di birre affinate in botti e anfore. Al debutto le etichette furono quattro, alle quali poi si aggiunsero nei mesi successivi (almeno) altre due creazioni. Prima di chiudere questo disgraziato anno ci sono due ulteriori birre inedite che vanno a impreziosire la gamma: Stoneislao e Winter Farmhouse. La Stoneislao (11,5%) è un Barley Wine potente ed elegante allo stesso tempo, frutto di un passaggio in anfora durato un intero anno. La birra di base è la Stanislao, il Barley Wine standard di Carrobiolo, che dopo il trattamento si è caricato di note di miele e caramello che richiamano la struttura maltata, oltre ad aromi di frutta secca (noce e pasta di mandorle), biscotto e frutta matura (ciliegia, fichi). Al palato si è invasi da un piacevole calore alcolico che anticipa un finale lungo e appagante.

La seconda novità si chiama invece Winter Farmhouse (8%) ed è il risultato di un blend ottenuto con due birre agli antipodi: da una parte una Saison (40%), dall’altra un Barley Wine (60%). Il mix è stato lasciato riposare un anno in anfora, ottenendo un prodotto che riesce a fondere perfettamente anime molto diverse tra loro. Gli ingredienti protagonisti sono il malto e il lievito: il primo grazie al Barley Wine, che fornisce una solida base accompagnata da note maltate e concretezza alcolica; il secondo per merito della Saison, che si impone come una lama portando in dote i fenoli del lievito (cardamomo, cumino) e una secchezza preziosa per agevolare la bevuta, supportata dal lavoro del Brett.

A proposito di affinamenti particolari, due sono anche le new entry annunciate recentemente dal birrificio veneto Sieman. La prima si chiama Samba (6%) ed è una birra aromatizzata con fiori di sambuco e un’antica varietà di mele locali appena colte, che vengono aggiunte al termine della maturazione. La stessa maturazione (così come la fermentazione) è stata precedentemente effettuata in botti di rovere con la compartecipazione dei lieviti indigeni della cantina Sieman. La base è costituita da malto Pils, frumento e luppolo suranné: materie prime che sono alla base della creazione del Lambic. La seconda novità si chiama invece Berry Hills (5,9%) e segue lo stesso iter produttivo della Samba, ma è aromatizzata con il ricorso a more fresche coltivate in zona e uva Tai Rosso, raccolta molto matura per limitarne il contributo in acidità, già presente per altri motivi.

Chiudiamo la tripletta di progetti dedicati alle maturazioni in legno per introdurre due nuove creazioni del giovane marchio Cask Irpinia Barrel (sito web). La prima si chiama Wild Scotch Ale (6,5%) e, come suggerisce il nome, è una birra in stile scozzese con caratteristiche “selvatiche” derivanti dal passaggio in botte, realizzata in collaborazione con il birrificio Stimalti. Ciò che non è possibile dedurre è però l’aggiunta di due ingredienti non così diffusi per aromatizzare le birre: datteri freschi e fave tonka. Il risultato è una birra con un profilo aromatico molto particolare, unico userei dire, che riesce a trovare una quadra nonostante le tante componenti diverse. Il gusto ricorda alcune preparazioni alimentari tipiche delle festività, candidando la Wild Scotch Ale a una birra di Natale sui generis. La seconda novità si chiama invece Belgian Dark Brett (7%) e in questo caso riassume tutto già nel nome: è una Belgian Dark Strong Ale in cui le caratteristiche aromatiche dello stile (caramello, nocciola, prugna) si arricchiscono del contributo dei Brettanomyces, intervenuto durante l’affinamento in barriques.

Chiusa l’ampia parentesi dedicata a legno e anfore, occupiamoci di novità più convenzionali. Dall’Irpinia ci spostiamo a Roma, dove il birrificio Eternal City Brewing ha da poco annunciato la sua nuovissima Mr. Nandoo (5,6%). Creata in collaborazione con il locale Ultra Bar (zona Balduina), la Mr. Nandoo è una Black IPA dal corpo piuttosto esile, contraddistinta sia da note di caffè, liquirizia, cioccolato e avena, sia dalle sfumature erbacee, resinose e di frutta esotica tipiche dei luppoli americani impiegati. Interessante la scelta di rilanciare uno stile di nascita relativamente recente, che però era scomparso dai radar dopo aver goduto di un paio di anni di grande successo. Se volete assaggiare la neonata di casa ECB, potete trovarla presso l’Ultra Bar oltre che nel brewpub capitolino.

Concludiamo la corposa panoramica di oggi con una Italian Grape Ale, nata recentemente tra i fermentatori di Chianti Brew Fighters. Il birrificio toscano non poteva esimersi dall’impiegare mosto di Sangiovese per la sua nuovissima La Rivolta (10,5%), la cui base fermentescibile è composta principalmente da malto Maris Otter. La scelta di affidarsi a una varietà inglese rappresenta un omaggio nei confronti di Sean “Il Guercio” O’Callaghan, alla guida della cantina Tenuta di Carleone da dove proviene il mosto d’uva previsto dalla ricetta. L’ingrediente speciale è aggiunto in bollitura e in quantità non irrilevanti (30%); dopo la fermentazione la birra subisce una maturazione di sei mesi in acciaio e altri sei in botti ex Sangiovese di quarto passaggio, infine una maturazione in bottiglia di almeno un anno. I profumi ricordano le violette, le visciole, le more di gelso e i frutti rossi, che si fondono con le note tostate del passaggio in legno e alla morbidezza della struttura maltata.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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