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Nuove birre da Lucky Brews, Crak, Busa dei Briganti, Mastri Birrai Umbri e Chianti Brew Fighters

L’avvento delle lattine nel mondo della birra artigianale ha generato molti effetti secondari non trascurabili. Uno dei più importanti è stato l’universo di possibilità che si è aperto per i birrifici in termini di design e grafica: da questo punto di vista le potenzialità del nuovo contenitore sono impareggiabili rispetto alle risicate etichette delle bottiglie. Negli ultimi anni abbiamo ammirato vere e proprie opere d’arte impresse sulle lattine di birra, ma probabilmente sono ancora molte le potenzialità inespresse a livello di marketing. Il birrificio Lucky Brews, ad esempio, ha recentemente lanciato una nuova birra con un’etichetta in 3D, apprezzabile grazie agli storici occhialetti bicolore tanto di moda negli anni ’80, che ritrae una locomotiva-tender in piena marcia. Il nome della birra è per l’appunto Locotender (10,5%) e appartiene vagamente alla categoria delle Pastry Stout: la ricetta prevede l’impiego di cacao amaro, fave di cacao, nocciole Igp del Piemonte e lattosio, oltre a una dose di frumento in aggiunta al malto d’orzo. I ragazzi di Lucky Brews suggeriscono di tenere gli occhiali per tutto il tempo della bevuta al fine di ottenere la sensazione di un “viaggio lisergico”: faremo la prova appena possibile!

Due sono invece le novità provenienti dall’instancabile birrificio Crak. La prima si chiama Drynuary (3%) ed è una Session IPA prodotta con un mix di luppoli americani tra cui spicca il Citra. Il nome può essere tradotto con “gennaio a secco” ed è un invito a rientrare nei ranghi (alimentari) dopo gli inevitabili bagordi delle festività natalizie. Per farlo, i ragazzi di Crak hanno pensato a una IPA leggera, dal basso contenuto calorico e che strizza l’occhio alle birre compatibili con il fitness, senza rinunciare però a un profilo aromatico deciso caratterizzato da note di agrumi, frutta fresca e resina. La seconda new entry di Crak è invece la Discovery Sei (7,5%), sesta incarnazione della linea dedicata alle “sperimentazioni ponderate”. È una DDH IPA luppolata con varietà Strata e Nelson Sauvin e vuole essere una sorta di autocelebrazione del birrificio, in particolare ricordando la scelta pionieristica per l’Italia di affidarsi a lattine nere nell’inedito formato da 400 ml.

È interessante notare come in questo periodo in Italia vadano per la maggiore due tipologie brassicole molto diverse tra loro: oltre alle già citate Pastry Stout, infatti, stanno godendo di un buon momento di popolarità le basse fermentazioni “facili”, come Pils, American Lager e Dunkel, tutte però reinterpretate con un tocco italico. Rientra in questa famiglia l’ultima nata dal birrificio Busa dei Briganti, battezzata Signora G (4,3%) e definita Italian Lager. Il nome è un omaggio a Giorgio Gaber e in particolare alla sua canzone Io non mi sento italiano, che è citata con una parafrasi riportata in etichetta: “una birra che non si sente italiana, ma per fortuna, o purtroppo, lo è”. La Signora G è infatti prodotta con soli ingredienti nazionali: orzo (maltato) coltivato dal birrificio e luppolo fornito dall’azienda Italian Hops Company. A proposito di luppolo, la varietà impiegata è l’inossidabile Cascade, che con il suo contributo aromatico rende tutt’altro che banale l’ultima bassa fermentazione di Busa dei Briganti.

Ancor più patriottico è il messaggio veicolato da Azzurra (5%), la nuova Lager di Mastri Birrai Umbri (sito web) appartenente al brand Monkey Style, la linea speciale pensata appositamente per i pub. Coerentemente con quanto affermato poco sopra, Azzurra è brassata sul modello delle Keller Pils ed è anch’essa prodotta con sole materie prime italiane. Il nome è stato deciso tramite un contest online in cui è stato chiesto ai consumatori di avanzare le proprie proposte: tra le oltre 400 proposte ha vinto quella capace di incarnare al meglio lo spirito di una birra semplice ma non anonima, dedicata agli sportivi italiani e alle loro vittorie. Facilissima da bere, Azzurra si contraddistingue per le classiche sfumature di crosta di pane ed erba appena sfalciata, nonché da un tocco speziato che ricorda il pepe nero. È la prima birra della linea Monkey Style a finire in bottiglie da 75 cl: una scelta verosimilmente dettata anche dal momento che stiamo vivendo. Da segnalare inoltre che sul canale Youtube del birrificio è stata lanciata una serie animata intitolata “Segui le scimmie” e che rappresenta una soluzione innovativa di promozione del marchio nel settore italiano della birra artigianale.

Concludiamo la panoramica di oggi tornando nel campo delle Imperial Stout, sebbene in questo caso lo stile sia interpretato in maniera molto più tradizionale. La scorsa settimana il birrificio Chianti Brew Fighters (sito web) ha infatti annunciato L’Esorcista (9,5%), dichiarando di aver espressamente ricercato la fusione tra l’intensità sensoriale e la facilità di bevuta. La ricetta prevede l’aggiunta di una percentuale di fiocchi di avena e segale a integrazione del malto d’orzo, mentre la luppolatura si muove su binari molto classici: per l’amaro è stato impiegato il tedesco Magnum, per l’aroma la storica accoppiata britannica Fuggle – East Kent Golding. Non manca un pizzico di zucchero candito scuro, mentre la fermentazione è stata affidata al lievito neutro US-05. Il risultato è una birra potente, con note di caffè, fave di cacao, liquirizia, nella quale si avverte il piacevole abbraccio caldo dell’alcol. Ottima per scaldarsi nelle giornate più fredde di questo (socialmente) freddo 2020.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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