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La vittoria a Birraio dell’anno chiude un 2020 magico per Ritual Lab

Nonostante i problemi legati alla pandemia, comuni a tutti i birrifici italiani, possiamo affermare che il 2020 per il romano Ritual Lab non è stato affatto un anno da dimenticare. Al contrario, se ci limitiamo esclusivamente ai riconoscimenti conquistati, è stato un anno indimenticabile, capace di lanciare definitivamente l’azienda di Formello (RM) nel gotha dei produttori nostrani. L’ultima consacrazione è arrivata sabato scorso con la vittoria a Birraio dell’anno, il premio indetto da Fermento Birra che rappresenta una sorta di Pallone d’oro brassicolo: la classifica non è infatti stilata assaggiando alla cieca le produzioni dei vari birrifici, ma semplicemente conteggiando le preferenze espresse da un’ampia platea composta da publican, distributori, degustatori e altri protagonisti del comparto artigianale. La vittoria di Giovanni Faenza segna un punto d’arrivo (speriamo solo temporaneo) di un percorso di crescita iniziato solo pochi anni fa, ma già in grado di regalare immense soddisfazioni.

Non bisogna infatti dimenticare che il trionfo di Giovanni a Birraio dell’anno non è stato un caso isolato, ma un tentativo finalmente riuscito dopo due edizioni concluse al secondo posto. Secondo posto che tra l’altro – e qui cominciamo a comprendere la potenza dei numeri di Ritual Lab – è il peggior risultato ottenuto dal produttore romano nel concorso indetto da Fermento Birra. Se ripercorriamo i risultati di Giovanni Faenza a Birraio dell’anno, ci accorgiamo che ciò che emerge ha dell’incredibile: vittoria come Birraio emergente nell’edizione 2017 alla sua prima partecipazione, secondo posto in quella del 2018 dietro Marco Valeriani (al tempo sotto contratto con Hammer), ancora secondo posto nell’edizione 2019 dietro Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini (MC-77) e adesso il primo posto ottenuto solo poche ore fa. Cifre che restituiscono il valore acquisito in questi anni da Ritual Lab, grazie a un progetto solido e alla grande preparazione di Giovanni, capace di essere un grande professionista e una persona squisita allo stesso tempo.

Decretare la consacrazione di un birrificio riferendosi a un solo concorso – tra l’altro basato su una formula particolare come Birraio dell’anno – sarebbe estremamente limitativo. Ma il 2020 ha riservato a Ritual Lab un altro prestigioso riconoscimento: la vittoria generale al concorso Birra dell’anno di Unionbirrai, ottenuta sommando tutti i punteggi delle birre arrivate sul podio delle varie categorie. Una doppietta davvero straordinaria, difficile anche solo da immaginare. Le due iniziative infatti sono molto diverse tra loro: se Birraio dell’anno è basato più sulla forza del brand e sulla capillarità della diffusione, Birra dell’anno tende a premiare esclusivamente la qualità delle birre, essendo giudicate alla cieca. In futuro sarà difficile per qualsiasi birrificio  ripetere un’accoppiata del genere e questo dovrebbe bastare per capire il livello raggiunto dal produttore di Formello – operativo, ricordiamolo, solo dal 2013. Dopo un anno del genere è normale chiedersi come Ritual Lab potrà migliorarsi ancora, ma la risposta è semplice: dal punto di vista aziendale ci sono grandi aspettative sulle future evoluzioni, come il definitivo lancio del programma di affinamenti in legno e l’ampliamento del birrificio; dal punto di vista dei riconoscimenti è facile attendersi affermazioni anche a livello internazionale, in concorsi come lo European Beer Star e altri.

Tornando a Birraio dell’anno, di seguito la classifica completa dell’edizione 2020:

1° Giovanni Faenza del birrificio Ritual Lab di Formello (RM)
2° Marco Valeriani del birrificio Alder di Seregno (MB)
3° Luigi Recchiuti del birrificio Opperbacco di Notaresco (TE)
4° Pietro Fontana e Matteo Bonfanti del birrificio Carrobiolo di Monza (MB)
5° Mauro Salaorni del birrificio Birra Mastino di San Martino Buon Albergo (VR)
6° Marco Raffaeli del birrificio Mukkeller di Porto Sant’Elpidio (FM)
7° Josif Vezzoli del birrificio Birra Elvo di Graglia (BI)
8° Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani del birrificio MC77 di Serrapetrona (MC)
9° Samuele Cesaroni della Brasseria della Fonte di Pienza (SI)
10° Luciano Landolfi del birrificio Eastside di Latina
11° Conor Gallagher Deeks del birrificio Hilltop di Bassano Romano (VT)
12° Emanuele Longo del Birrificio Lariano di Sirone (LC)
13° Pietro Di Pilato del birrificio Brewfist di Codogno (LO)
14° Luigi D’Amelio del birrificio Extraomnes di Marnate (VA)
15° Nicola Perra del birrificio Barley di Maracalagonis (CA)
16° Agostino Arioli del Birrificio Italiano di Limido Comasco (CO)
17° Gino Perissutti del birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sopra (UD)
18° Enrico Ciani del birrificio Birra dell’Eremo di Assisi (PG)
19° Fabio Brocca del Birrificio Lambrate di Milano
20° Lorenzo Guarino del birrificio Rurale di Desio (MB)

A proposito di numeri, non si può non citare la performance di Marco Valeriani del birrificio Alder: se da una parte c’è la delusione per una vittoria mancata per poco (si è piazzato secondo), dall’altra c’è la conferma di un percorso di estremo valore a Birraio dell’anno. Oltre a essere l’unico ad aver conquistato il premio due volte, infatti, Marco nelle ultime quattro edizioni a cui ha partecipato ha ottenuto due primi e due secondi posti. E sicuramente sarà in lotta per la vittoria anche il prossimo anno.

Relativamente agli altri birrai finalisti è evidente il salto in avanti compiuto rispetto al 2019: Luigi Recchiuti di Opperbacco è passato dal 15° al 3° posto e Mauro Salaorni di Mastino dal 16° al 5°, mentre lo scorso anno Pietro Fontana e Matteo Bonfanti (Carrobiolo) non erano comparsi nemmeno nella Top 20. Al contrario alcuni partecipanti hanno incassato un evidente declino rispetto al 2019: Marco Sabatti di Porta Bruciata non è entrato nei migliori 20 (lo scorso anno fu 5°), Luigi D’Amelio (Extraomnes), Fabio Brocca (Lambrate) ed Emanule Longo (Lariano) hanno perso cinque posizioni ciascuno (rispettivamente dalla nona alla quattordicesima, dalla quattordicesima alla diciannovesima e dalla settima alla dodicesima), Gino Perissutti di Foglie d’Erba sei (dall’undicesima alla diciassettesima). Alcuni nomi hanno sostituito altri nella Top 20, mentre diversi birrai hanno mantenuto una posizione simile a quella del 2019, segno che, a parte singoli exploit, nel lungo termine Birraio dell’anno è un premio poco esposto a fluttuazioni radicali.

L’edizione 2020 di Birraio dell’anno è stata molto strana e sicuramente la pandemia ha avuto effetti sul percepito di molti birrifici (che è l’elemento chiave per definire i vari piazzamenti). Speriamo che già dal prossimo anno l’iniziativa possa tornare a tenersi con le caratteristiche che ha sempre avuto in passato, a partire dall’interessantissimo premio per il birraio emergente che quest’anno non è stato assegnato per ovvie ragioni.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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