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Nuove birre da Brewfist, Alder, Siemàn, Renton, Birrone + Foglie d’Erba e altri

A settembre del 2020 la gamma di un ancora giovane birrificio Alder fu impreziosita dalla Soling, una DDH IPA con scorze di agrumi realizzata in collaborazione con Brewfist. A distanza di due anni e mezzo la partnership si rinnova, ancora nel segno del luppolo, con la nascita della Borussia Norfolk (6,8%). Si tratta di una West Coast IPA brassata ancora presso Brewfist, che esalta al massimo il contributo aromatico delle varietà Nelson Sauvin e Strata, provenienti in forma “arricchita” dall’azienda statunitense Crosby Hop Farm. Disponibile in lattina da mezzo litro, sicuramente non deluderà tutti i bevitori hop addicted. La Borussia Norfolk però non è l’unica novità di Alder, poiché qualche giorno fa è stata annunciata anche la Gasthaus (5,5%), prodotta con la tecnica della decozione utilizzando malti Pils, Monaco e Cara e luppoli Tettnanger e Spalter Select. È definita una Vollbier, termine che in generale indica birre tedesche leggere ma abbastanza “piene”, il cui uso rimane ormai quasi totalmente circoscritto alla Franconia. Se siete amanti di quella straordinaria cultura brassicola, non lasciatevi sfuggire la Gasthaus.

Alcune delle migliori birre alla frutta disponibili sul mercato sono realizzate con pesche, dunque non è un caso che negli scorsi mesi il birrificio Siemàn abbia deciso di lanciarsi in una produzione del genere. Coerentemente con la sua filosofia produttiva, l’azienda veneta ha cercato un fornitore non banale, trovando infine un contadino della zona che ha recuperato vecchi alberi di antiche varietà di pesche. La frutta è stata tagliata a mano in spicchi e poi lasciata macerare in una selezione delle birre della casa maturate un anno in botti di rovere con i lieviti indigeni della cantina. Questo processo è durato ben tre mesi e il risultato è stato battezzato On The Peach (5,3%). È una birra molto profumata, fresca ed equilibrata, con una delicata acidità bilanciata dalla frutta. Conoscendo come lavora Siemàn non rimane altro che assaggiare questa inedita creazione.

Da quando nell’ambiente si è cominciato a parlare di dip hopping, diversi birrifici italiani hanno cominciato a confrontarsi con questa nuova tecnica di luppolatura. Se non andiamo errati però il birrificio Renton è stato il primo ad applicarlo a una bassa fermentazione per creare la sua nuovissima Violet (6%). Appartiene infatti al filone delle India Pale Lager, interpretato in questo caso in chiave West Coast. Protagonisti sono chiaramente i luppoli, utilizzati nelle varietà Cryo Pop Blend, Bru 1, Ekuanot e Idaho 7, il cui contributo aromatico è valorizzato al massimo dal dip hopping. La Violet risulta complessa ma anche elegante, facile da bere grazie a una decisa secchezza. Occorre poi segnalare anche la versione 2022 della natalizia di Renton, la Black NEIPA (7%). La ricetta è identica ogni anno, ma prevede una diversa luppolatura: per le festività all’orizzonte sono state scelte le tipologie Cryo Pop Blend, Bru 1, Mosaic e Citra.

Curiosamente rientra nella categoria delle India Pale Lager anche la collaboration brew annunciata ultimamente dai birrifici Birrone (sito web) e Foglie d’Erba (sito web). I due birrai, rispettivamente Simone Dal Cortivo e Gino Perissutti, prima ancora che colleghi sono grandi amici, tanto che se non andiamo errati questa è la quarta birra che producono insieme – le prime due furono presentate in altrettante edizioni di Fermentazioni, la terza nell’estate del 2018. La nuova Monälli (6%) – occhio all’umlaut! – è una bassa fermentazione dal profilo deciso e pulito allo stesso tempo, in cui è possibile ritrovare intensi aromi agrumati e terrosi. La birra sarà presentata ufficialmente domani 30 novembre presso il locale di Birrone a Padova, al prezzo promozionale di 4 euro la media.

Dal Nord-est ci spostiamo nelle Marche, dove il birrificio Godog di Jesi (AN) ha annunciato alcune novità. La prima, battezzata Trilobite (9,5%), è stata pensata appositamente per il Natale, ma è ben lontana da una Winter Warmer o da una Kerstbier. La categoria di appartenenza è piuttosto quella delle Triple IPA, interpretata in maniera personale con l’aggiunta di un blend di mieli. Le Triple IPA sono una sorta di upgrade delle Double IPA, in cui tutto (dalla luppolatura, all’alcol, alla parte maltata) è ancora più estremizzato. Nonostante la “ciccia” è però una birra relativamente snella, in cui la potenza aromatica dei luppoli si fonde con la resa del miele, aggiungendo quindi un tocco “natalizio” a un sottostile che non nasce certo in questa ottica. L’altra novità di Godog non è una birra, bensì un gin in stile London dry, in cui le botaniche più rilevanti sono ovviamente ginepro (classico e rosso), ma anche luppolo (marchigiano) e pino mugo. Il nome non poteva non essere Godogin.

Concludiamo questa ricca panoramica con la Double IPA del birrificio Qubeer (sito web), primogenita della linea Collab Series. E per inaugurare questo filone il produttore lombardo ha deciso di fare le cose in grande, coinvolgendo altri quattro birrifici e un locale: Doctor B (pagina Facebook), Newtown Park (sito web), Birra La Dama (sito web), Evoqe (sito web) e il beershop Il Culto di Ninkasi (pagina Facebook). La novità si chiama semplicemente Double IPA (7,2%) ed è brassata con malti Extra Pale e Pils per creare una solida base in grado di supportare la generosa luppolaura, particolarmente intensa grazie il ricorso a versioni Cryo. La birra è disponibile in fusto e in lattina.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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