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5 banconi del cuore (italiani e stranieri) di cui sentiamo la mancanza

Come gli appassionati sanno, il bancone è l’elemento cardine della vita da pub: conviviale per eccellenza, aggregante per necessità, il bancone rappresenta per molti di noi un approdo sicuro, la cui sopravvivenza oggi è minacciata da ciò che stiamo vivendo. Il Covid-19 sta stravolgendo molti degli assiomi che hanno retto negli anni e ciò va ben oltre l’Italia, relativamente nuova nell’universo brassicolo. In un’epoca dove – non sappiamo ancora per quanto – saremo costretti a mantenere un distanziamento di almeno un metro, come sarà ancora concepibile vivere l’esperienza del pub al bancone? Si badi bene: non stiamo parlando del fatto che, come sta avvenendo già da anni in Inghilterra, molti locali rischieranno di scomparire per sempre per cause principalmente economiche. Parliamo invece di uno stile di vita, di un modo impareggiabile di passare una serata, di un elemento sociale fortissimo (si pensi ai Village pub) che non potrà mai essere rimpiazzato dal servizio al tavolo, per quanto competente e accurato possa essere.

Tornare ad appoggiare i nostri gomiti su quel legno spesso umido, consumato dagli anni (e dagli avventori!) è per ora un sogno: consoliamoci dunque con un viaggio tra i banconi del nostro cuore, quelli che ci mancano (e mancheranno) di più.

Ma che siete venuti a fà – Roma

Chiunque abbia varcato almeno una volta nella vita quella soglia lo sa: il doppio bancone del Macche rappresenta un luogo dove già solo trovare lo spazio per appoggiare il proprio boccale è una conquista pura. Handpump nascoste a sinistra, batteria di spine davanti. I tre-quattro posti disponibili, una volta agguantati, invitano alla bevuta compulsiva, tra le certezze dalla Franconia e le ultime novità italiane. Da non sottovalutare il micro-spazio giusto davanti alle scale che conducono al mitico “bunker”.

‘t Brugs Beertje – Bruges

La maggior parte di noi sarà stato in Belgio per il suo primo viaggio a tema. La stragrande maggioranza di questi, avrà fatto tappa a Bruges. Tutti, senza eccezioni, si saranno seduti al bancone di Daisy: circondati da bicchieri di ogni forma, seduti spesso a fianco di qualche local ormai abituato al flusso turistico, è qui che si è aperto un mondo. In Belgio il servizio al tavolo è comunque molto diffuso, ma bere una Saison Dupont fresca al bancone del Brugs Beertje bancone è una esperienza imprescindibile.

The Harp – Londra

Il bancone di un pub inglese è il centro del mondo: la sensazione che si prova varcando la soglia in inverno e vedendo la calca (non ditelo al comitato tecnico-scientifico) davanti alle handpump è unica. Molti sono dei veri gioielli di epoca vittoriana, altri più spartani: abbiamo scelto quello di questo celebre pub vicino Covent Garden, anni fa Pub of the Year per il CAMRA. Sormontato da migliaia di sottobicchieri appesi alla struttura sovrastante, il bancone del The Harp è il luogo ideale dove inanellare pinte su pinte di Harvey’s Best Bitter fino al drinking up time.

Birrificio Lambrate – Milano

Nella sua sede storica di via Adelchi, il bancone del Lambrate dall’ora dell’aperitivo in poi diventa uno dei luoghi più iconici dove bere in compagnia. Tra un vassoio di cibo da happy hour e l’altro, in attesa della perfetta spillatura di una American Magut, una serata al bancone del Lambrate rappresenta il puro divertimento (figuriamoci quando c’è anche il Monarca…), l’essenza stessa del vivere questo mondo.

Pork’n’Roll – Roma

Foto: Vice

Concludiamo questo breve excursus in casa, con un pub che non vanta la storia di quelli appena citati, ma che per molti di noi a Roma è diventato negli anni uno dei pochi locali di vero carattere. Il bancone del Pork’n’Roll è per me il luogo dove ho passato tante serate post lavoro, dove chi spilla sa cosa mi piace bere e anticipa il mio ordine, dove un buon panino può accompagnare la bevuta, dove ho ricevuto belle notizie e passato serate altrimenti difficili, insomma ciò che di più simile c’è a una seconda casa.

L'autore: Piergiorgio Bianchini

Ascolano di nascita, a Roma dal 2005 dove si occupa di finanza per una banca. Ha macinato chilometri tra viaggi nelle Fiandre, in Franconia e tra i pub londinesi, sua vera passione assieme al cinema. Ama gli stili tradizionali e il loro rilancio, non rinuncerebbe mai a una pinta di Bitter.

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