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Birra artigianale nel centro di Genova: tre indirizzi per un itinerario a piedi

Non sono un fanatico delle statistiche, personalmente ritengo ci sia sempre bisogno di una contestualizzazione e di una conseguente rielaborazione delle stesse, ma devo ammettere che poche volte in occasione di trasferte lavorative è capitato di recarmi in una città costiera. La fortunata eccezione mi ha portato a Genova, e, pertanto, ho approfittato per fare una visita a qualche pub del luogo, concentrandomi su quelli ubicati nella zona del centro storico e del porto antico, escludendo i locali “monomarca” e le taproom dei birrifici. Genova è una città maestosa, piena di contraddizioni, ancorché urbanistiche: spesso infatti mi è accaduto di camminare per i vicoletti del centro storico e all’improvviso ritrovarmi davanti a palazzi sontuosi e chiese architettonicamente davvero interessanti, come il Duomo o la Chiesa del Gesù. Ciò premesso, e facendo un raffronto con la mia ultima visita nel corso del 2018, ho notato un incremento dell’offerta birraria nelle zone del centro storico e del porto antico, che mi ha permesso di costruire un mini itinerario da percorrere rigorosamente a piedi.

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Partendo da piazza De Ferrari, con 10/12 minuti di cammino si arriva in zona Porto Antico. Dopo aver attraversato la via Aurelia si raggiunge via del Molo, dove è situato il Toulì Craft Beer (pagina Facebook), pub operativo dall’ottobre 2020. Basta scendere alcuni gradini per ritrovarsi nell’unica sala, molto suggestiva per via del soffitto in mattoncini strutturato con volte a botte e a crociera. I tavoli sono in legno, spaziosi e ben distanziati fra loro. Non ho potuto far a meno di pensare che questo locale ospitasse originariamente un magazzino o un deposito di materiali o vivande. Sul bancone, situato in fondo alla sala, campeggiano 8 spine e una pompa, che ostentano una selezione piuttosto variegata e a mio modo di vedere equilibrata, ove coesistono referenze sia di realtà regionali che nazionali.

Qui ho bevuto innanzitutto una soddisfacente Gelbe Strasse (5,0%) di Shire Brewing, prodotta presso l’impianto del birrificio Biren: una Zwickel che regala al naso sentori di cereale, fieno, fiori bianchi, lievi sentori speziati, seguiti da una carbonazione appropriata e un corpo medio/leggero, per poi stagliarsi con fragranti note di crosta di pane e chiudere con un profilo amaricante erbaceo di moderata persistenza e intensità, perfettamente integrato con gli altri aspetti della birra. Ho poi proseguito, con viva soddisfazione, con la Ring Anniversario di Bonavena (6,6%), fondamentalmente una West Coast IPA dove il blend di luppoli australiani, neozelandesi e americani dona sentori resinosi ed erbacei, ma al contempo agrumati e tropicali, conditi da una buona persistenza e da un finale amaro abbastanza intenso e profondo.

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Dopo aver ringraziato il publican per il servizio attento e la piacevole chiacchierata, sono risalito verso il centro storico, percorrendo vico dei Mattoni Rossi e via di San Bernardo, per poi svoltare a sinistra, all’altezza dell’Officina Iblea, per via Chiabrera e arrivare in 10 minuti davanti Ai Troeggi. Il locale è molto frequentato, per lo più da clientela under 30, e unisce un’offerta che spazia dalla birra artigianale a vini naturali e non, oltre alle bollicine. Si sviluppa in due ambienti: il primo sui toni del giallo e dell’arancione che parzialmente celano i soffitti anche qui con mattoncini e volte a botte; il secondo, più raccolto e intimo, che invece ha mantenuto la descritta conformazione originale. Nel primo ambiente si trovano la cucina, il bancone con 6 spine e un piccolo frigo a doppia vetrina, mentre le pareti sono abbellite da diverse bottiglie di vino, stampe e oggetti di modernariato.

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Ai Troeggi ho assaggiato una Schigera di Menaresta (4,5%), una Blanche in cui è facilmente distinguibile l’apporto del lievito Weizen e che rivela note di segale, pepe rosa, zenzero e scorza di limone, ma che non mi ha convinto per la presenza di sentori riconducibili presumibilmente a una fermentazione primaria troppo lunga, con conseguente scomposizione degli acidi grassi, o più semplicemente a un bicchiere non sciacquato perfettamente. La seconda scelta, più fortunata, è stata la P’ipa (5,6%), sempre di Menaresta, un’IPA sui toni della frutta esotica (mango, papaya) e del melone bianco, con carbonazione appropriata e discreta persistenza.

Da Ai Troeggi, in 5 minuti a piedi attraversando piazza San Lorenzo, si giunge alla Scurreria Beer e Bagel. Superati i tavolini all’esterno, si entra in una piccola anticamera, dove sono posizionate ulteriori sedute, e si arriva nella sala principale ove è posto un bancone spazioso e vivibile, di cui finalmente posso approfittare, e dal quale, guardando le 12 spine e due pompe di cui dispone il locale, noto subito la Vinohradskà 11 del brewpub di Praga Vinohradsky Pivovar. L’aspetto, complice anche il servizio più che attento, oserei dire scrupoloso, è veramente invitante: colore dorato, leggerissima velatura, schiuma pannosa e consistente, senza tracce di grana grossa. Stiamo parlando di una Pils da cui olfattivamente emergono sentori erbacei e un leggero fruttato. La carbonazione è adeguata e il corpo medio, il mouthfeel si apre con una note mielata, un tocco di cereale, mentre nel finale esce una nota amaricante che ricondurrei all’erba tagliata, persistente ma non molto intensa, perfettamente integrata. Birra vivamente soddisfacente, nella quale ho avvertito equilibrio, pulizia e rusticità al tempo stesso. Ammetto di avere fatto il bis.

Tra una Pils e l’altra, mi accorgo dell’ottimo sfruttamento degli spazi nel locale, nonché della presenza di “micro zone” più tranquille, tutti elementi a mio avviso funzionali a fare della Scurreria un posto frequentato da persone senza distinzione di età, dotato di una selezione qualitativamente importante, che si staglia tra referenze di realtà regionali, nazionali ed internazionali. In parole povere, un locale di primaria rilevanza nazionale, e non da oggi.

In conclusione, mi ritengo abbastanza soddisfatto della visita a Genova, seppur limitata alle zone del porto antico e del centro storico. L’offerta mi è sembrata complessivamente di buon livello, con il plus delle brevi distanze tra i locali visitati.

Pierluigi Nacci
Pierluigi Nacci
Appassionato di birra artigianale sin dal 2004, ha frequentato numerosi corsi di degustazione e nel corso degli anni ha sviluppato una predilezione per i viaggi birrari all'estero, comprensivi di visite a taproom e pub, e per i festival internazionali. Senza assolutamente tralasciare la scena italiana.

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