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I piani di Baladin entro il 2028: crowdfunding, 100.000 hl annui e birrificio collettivo

Questa mattina si è tenuta a Milano un’importante conferenza stampa del birrificio Baladin di Piozzo (CN), indetta per presentare i piani dell’azienda per i prossimi anni, con orizzonte il 2028. Si tratta di un disegno estremamente ambizioso che procede lungo tre direttrici: una campagna di equity crowdfunding per raccogliere fino a un massimo di 5 milioni di euro; la nascita di un grande birrificio condiviso in partnership con cinque rinomati birrifici italiani; la creazione di un ciclo dell’acqua circolare con la costruzione di un pozzo. La visione di Baladin per i prossimi anni non solo è molto ambiziosa, ma anche confortante in un periodo in cui la birra artigianale è percepita in stallo dall’ambiente, solo in parte a causa del momento storico che stiamo vivendo. Durante la conferenza stampa Teo Musso, fondatore di Baladin, è apparso entusiasta e molto sicuro delle sue idee, che meritano di essere analizzate nel dettaglio. Alcuni elementi, infatti, potrebbero spingere la birra artigianale italiana in una nuova fase di sviluppo.

La campagna di equity crowdfunding

A partire da domani, giovedì 15 febbraio, partirà la fase di pre-lancio della campagna di equity crowfunding battezzata Beer Revolution. Non è la prima volta che l’azienda di Piozzo utilizza questo nome per le sue iniziative, declinandolo ora in un nuovo concetto – è una strategia comunicativa adottata in passato anche per altri progetti come Open, che peraltro, come vedremo, torna anche in questa occasione. La campagna di crowdfunding, ospitata dalla piattaforma Mamacrowd, permetterà a Baladin di mantenere la propria indipendenza raggiungendo al contempo i suoi obiettivi: 50 milioni di euro di ricavi entro il 2028, un margine operativo lordo del 25% e una produzione di 50.000 hl annui nel solo impianto di Piozzo. “Solo” perché, come vedremo, Baladin a breve disporrà di un secondo polo produttivo, destinato a un progetto brassicolo con una sua precisa identità.

Teo Musso presenta così la campagna:

Abbiamo scelto di aprire il capitale dell’azienda per crescere insieme alla nostra community e condividere il percorso che abbiamo immaginato. Il coinvolgimento di coloro che amiamo definire i baladiniani, che insieme a noi condividono valori identitari e filosofia del birrificio, rappresenta, infatti, uno dei pilastri dell’azienda. Non cerchiamo solo soci, ma veri e propri ambasciatori pronti a disegnare insieme a noi il Birrificio Baladin di domani.

Gli fa eco Isaac Musso, Crowdfunding Manager & Investor Relation di Baladin.

Questa campagna di crowdfunding è una grande opportunità per Baladin in quanto ci consentirà di compiere un significativo salto dimensionale e di sviluppare ulteriormente alcuni valori fondanti della nostra realtà. L’apertura del capitale rappresenta, inoltre, un primo importante approccio ai mercati finanziari.

La scelta del crowdfunding è molto interessante, perché solitamente è associata alle start-up e non alle società già consolidate. L’obiettivo è valorizzare l’ampia community che il birrificio è riuscito a costruire negli anni, sia nell’ambito B2B che B2C. Non è la prima volta che Baladin si affida a una simile forma di sviluppo aziendale: nel 2016 ci provò, invero con altre risorse, per la creazione del suo Open Garden nello spazio produttivo inaugurato pochi mesi prima. In quel caso il traguardo fu fissato poco sotto i 200.000 euro, quindi con prospettive molto meno ambiziose rispetto a quelle attuali.

Avvio di Open Hub, il primo birrificio condiviso

Una delle iniziative più interessanti di Baladin per i prossimi anni è la nascita di Open Hub, il primo birrificio condiviso d’Italia. Nel 2022 l’azienda piemontese ha infatti acquistato un nuovo impianto produttivo a Bernareggio (MB), che ora sarà destinato a sviluppare un progetto innovativo in partnership con cinque importanti birrifici italiani. I nomi coinvolti sono di primissimo piano per il panorama nazionale: Ritual Lab nel Lazio, Opperbacco in Abruzzo, Birra Perugia in Umbria, MC77 nelle Marche e Altavia in Liguria. Con ognuno di loro Baladin metterà a punto una birra ad hoc, alla quale si aggiungerà la Nazionale della casa. Open Hub sarà attivato nella seconda metà del 2024 e funzionerà anche da “incubatore” per i birrifici partner, fornendo loro uno strumento importante per crescere nei prossimi anni.

Un’idea interessante, ma che posta così non sembra particolarmente rivoluzionaria. In realtà è entrando nei dettagli che emergono almeno due aspetti decisamente innovativi. Il primo è nelle dimensioni dell’impianto di Bernareggio, non certo irrilevanti per la birra artigianale italiana: parliamo di una capacità paragonabile a quella di Piozzo, che, secondo le previsioni, permetterà di arrivare a una produzione annua di 50.000 hl entro il 2028 – ai quali si aggiungeranno agli altri 50.000 hl menzionati sopra. Il secondo aspetto, secondo noi di importanza capitale, risiede nelle scelte distributive che saranno adottate. Le sei birre infatti saranno disponibili solo in fusto e rivolte esclusivamente alla rete commerciale dei grossisti che operano nel mercato Horeca, rispondendo così all’alta domanda del mercato delle birre alla spina che oggi non viene sfruttato appieno dai produttori di birra artigianale. La produzione sarà gestita dal team Baladin che assicurerà alti standard qualitativi, disponibilità del prodotto e una rete vendita dedicata, altamente qualificata. La stessa rete vendita sarà coordinata da Lorenzo Ferrando Damillano, figura professionale di esperienza consolidata, proveniente da Heineken.

Creazione di un ciclo dell’acqua circolare

La terza linea di sviluppo rientra infine nell’ambito della sostenibilità ambientale e prevede la creazione di un ciclo dell’acqua basato sui concetti di economia circolare. L’obiettivo dell’intervento, che rientra nel cosiddetto Baladin Green Project, è di rendere autonomo il birrificio nell’approvvigionamento dell’acqua grazie alla costruzione di un pozzo adiacente lo stabilimento di Piozzo. La novità consentirà di creare un “ciclo dell’acqua circolare” che garantirà la riduzione dell’impatto del consumo idrico sul territorio e sicurezza nella continuità di produzione anche in caso di crisi idrica. Il pozzo consentirà di prelevare l’acqua a 300 metri di profondità da una riserva sotterranea inutilizzata, mentre le acque di scarto saranno depurate biologicamente e riutilizzate per irrigare i campi attorno al birrificio.

Conclusioni

Ancora una volta Teo Musso si dimostra un imprenditore visionario, proiettato sempre verso il futuro e un passo (o due passi) davanti a tutti. Non sappiamo se il progetto di crescita si rivelerà un successo o un fallimento, ma è indubbio che Teo, pur perseguendo i suoi interessi imprenditoriali, è ancora una volta uno dei pochi (l’unico?) che cerca di imporre una svolta alla birra artigianale italiana. L’ha fatto all’inizio con un posizionamento del prodotto seguito quasi da tutti quelli arrivati dopo, l’ha fatto più recentemente contribuendo in maniera decisiva allo sviluppo della filiera italiana, ci riprova ora con l’obiettivo di ampliare la sua azienda superando al contempo uno dei freni più grandi dell’intero settore.

A tendere l’obiettivo di Baladin è la quotazione in borsa, che punta a raggiungere entro il 2028, alla fine del percorso che intraprenderà letteralmente a partire da domani. Se ciò non sarà possibile, il piano di riserva prevede di affidarsi a un’ulteriore campagna di equity crowdfunding. Intanto il progetto ha già ottenuto un successo: riportare entusiasmo ed elettricità in un ambiente che sembrava arenato su dinamiche consolidate e su un certo (e forse infondato) pessimismo.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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