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Come cambierà il mercato della birra nel 2024? Scenari e previsioni

Da qualche ora il 2023 è andato in archivio e probabilmente molti avranno tirato un sospiro di sollievo. L’anno appena passato è stato complicato da molti punti di vista e dunque non ne sentiremo la mancanza, ma è difficile pensare che le cose cambieranno radicalmente con l’inizio del 2024. Quindi è lecito attendersi dodici mesi ancora molto difficili, forse anche più di quelli appena passati, caratterizzati da meno incertezze ma dalla stessa (se non maggiore) instabilità, tanto a livello internazionale quanto nella quotidianità di ognuno di noi. Alcune problematiche emerse nel corso del 2023 si cronicizzeranno e non sarà possibile tornare allo stato precedente, dunque occorrerà rimboccarsi le maniche ed essere pronti ad affrontare nuove sfide. Con la consapevolezza che gli sforzi potrebbero non bastare.

L’aumento dei prezzi sarà un gravoso tormentone anche nel corso del 2024. Il tasso di inflazione sta lentamente scendendo rispetto alla cavalcata del 2022, ma il costo della vita (e del fare impresa) continuerà a crescere con ripercussioni facilmente immaginabili. Come già accaduto nei mesi passati, alcuni progetti non saranno più sostenibili e obbligheranno o a un netto ridimensionamento, o alla chiusura degli stessi. Le difficoltà toglieranno entusiasmo anche alle attività in discreta salute, convincendo alcuni operatori del settore a mollare la presa per stanchezza o mancanza di prospettive. Per quanto riguarda le accise, al momento non ci sono novità rispetto a un eventuale prolungamento degli sgravi attuali: non dovrebbe essere previsto nella prossima Legge di Bilancio, probabile perciò che, come lo scorso anno, al massimo rientri negli interventi del del decreto Milleproroghe. Un po’ di ossigeno dovrebbe arrivare nel corso dell’anno quando, secondo le opinioni di alcuni analisti, la BCE ridurrà i tassi d’interesse. Ma ammesso che sia un taglio sostanziale, gli effetti di una simile decisione si avvertiranno solo a distanza di tempo.

In primavera dovrebbe essere pubblicato l’Annual Report di Assobirra, che confermerà la contrazione del mercato birrario in Italia. I numeri serviranno non tanto a ufficializzare una tendenza ormai data per sicura, quanto per comprenderne la portata: sarà una sorta di rimbalzo tecnico dopo anni di crescita impressionante o l’inizio di una vera e propria crisi? Allo stesso modo sarà interessante verificare la salute del comparto artigianale, sebbene, come ormai sappiamo bene, i dati relativi al segmento sono sempre pochi e parziali. Per molti le inevitabili chiusure saranno la prova che la birra artigianale in Italia non tira più come prima, ma questa è una verità appurata ormai da alcuni anni, quindi non ha senso ritenere che è tutto perso proprio ora. Rispetto a questo trend è necessario riposizionarsi, cercare nuove strategie e anticipare le ulteriori trasformazioni. Sarà sempre più difficile, chiaramente, perché i margini di errore sono sempre minori. I progetti sbagliati o nati come poco più che un hobby saranno destinati a morire, è inevitabile.

Le conseguenze di tutte queste difficoltà si ripercuoteranno sul prezzo della birra artigianale, che già negli ultimi mesi è cresciuto sensibilmente. I consumatori hanno già cambiato abitudini al pub e questo aspetto non è certo di aiuto per il settore. Gli operatori lo considerano un passaggio inevitabile, ma in realtà la diffusione degli stili più leggeri e quotidiani avrebbe permesso di limitare l’impatto di alcuni aumenti. Peccato che i locali italiani, a parte alcune eccezioni, da anni abbiano scelto di rinunciare a proporre la birra a prezzi con decimali, prevedendo incrementi fissi di 1 euro indipendentemente dal tipo di prodotto. In un periodo storico in cui i pagamenti elettronici sono all’ordine del giorno, la scusa delle “monetine” non regge più – ammesso e non concesso che prima fosse plausibile. Ma ormai il danno è fatto.

A proposito dell’offerta di pub e birrerie, continueranno a trovare spazio gli stili “da bancone” della tradizione europea. Questa riscoperta porterà a un’esasperazione dell’effetto “old-fashioned”, con i birrifici che preferiranno puntare a certe tipologie al posto di altre meno evocative. In altre parole sulle etichette troveremo scritto sempre più spesso London Porter invece di Stout, Landbier o Hausbier invece di Helles, Svêtly Ležák invece di Pilsner. È un modo per strizzare l’occhio agli appassionati più smaliziati, che stanno mostrando un certo interesse per produzioni del genere. Una strategia di adattamento che cavalca in modo intelligente le aspettative del mercato, ma pur sempre rivolta a una super nicchia di consumatori. Peccato che invece non si avvertano analoghe strategie per raggiungere un bacino di utenti più ampio e indefinito, che dovrebbe essere la priorità di birrifici e associazioni di categoria.

Nel 2024 continueranno gli investimenti nella filiera brassicola italiana, sia con interventi privati che con i progetti a partecipazione pubblica già avviati in precedenza. La birra artigianale italiana sarà sempre più un prodotto del territorio, realizzata con materie prime locali: un elemento che il grande pubblico percepirà come un valore aggiunto e sul quale sarà importante lavorare nei prossimi mesi, così come nel futuro. L’obiettivo è aumentare la disponibilità di luppolo e orzo per i birrifici italiani, ma soprattutto innalzare la qualità delle materie prime, procedendo lungo quel percorso intrapreso neanche troppo tempo fa. Di contro i moderni prodotti per la luppolatura continueranno a invadere il mercato, sperimentando nuove tecniche non necessariamente legate al luppolo in quanto tale.

Non è facile cominciare un nuovo anno conoscendo le difficoltà che ci attendono all’orizzonte, ma purtroppo la situazione è questa è dobbiamo accettarla. Sarà un 2024 costellato da chiusure (soprattutto all’estero), scelte conservative, budget limitati e prospettive a breve termine. Ma non mancheranno nuovi interessanti progetti, investimenti di un certo rilievo, sprazzi di entusiasmo. Ci auguriamo che il 2024 possa riservarvi grandi soddisfazioni nonostante tutto, come d’altra parte è accaduto nei dodici mesi passati a chi ha saputo muoversi in maniera corretta.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Perdonate se sarò diretto, ma parlo da consumatore che percepisce uno stipendio da 1500 euro al mese, che ha subito anch’esso gli aumenti in bolletta e che non vede un aumento in busta paga ormai da anni (come confermano i dati italiani), ma soprattutto parlo da consumatore che vive al bancone del pub: l’euro in più a pinta (che poi pinte non sono, perché ormai sono tutte o quasi a 0,3 cl) fa la differenza anche per noi, se prima te ne bevevo 5, ora te ne bevo 3. Non la vedo come una contrazione, ma come una recessione globale. Troppi problemi tutti in una volta per tutti.

    • Considerazione che non fa una piega, ovviamente la vendita al dettaglio è l’elemento ultimo di tutto il processo

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