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Un tour tra le Oud Bruin di Oudenaarde: la città della birra dimenticata

Oudenaarde è una città di 30.000 abitanti situata nelle Fiandre Orientali sulle rive del fiume Schelda, distante all’incirca un’ora e un quarto di auto da Bruxelles. Da queste parti due cose vanno per la maggiore: il ciclismo (qui arriva il prestigioso Tour des Flandres) e la birra. Oudenaarde è infatti una vera e propria città brassicola con una storia paragonabile a quella di luoghi come Plzen o Burton-on-Trent. Qui infatti sono di casa le Oud Bruin, letteralmente “birre scure invecchiate”, che sono state protagoniste della storia birraria della città. Sono birre uniche, da sempre caratterizzate da una prolungata bollitura del mosto (secondo alcune fonti responsabile del caratteristico colore rosso-bruno, causato dalla caramellizzazione degli zuccheri) e, almeno in passato, dallo stoccaggio in botti di legno. Le Oud Bruin nascono da un assemblaggio tra una porzione giovane e una invecchiata tra i 4 e gli 8 mesi. L’acqua della zona, ricca di ferro e di calcio, gioca ovviamente la sua parte. Oggi rappresentano ancora uno stile di nicchia ma, lentamente, stanno riguadagnando terreno con tanti birrifici in giro per l’Europa che provano a riprodurle, alimentando l’interesse degli appassionati.

Nel momento di massimo splendore Oudenaarde e l’area che la circonda ospitarono fino a ben 17 birrifici. Ora ne sono rimasti attivi solo tre e un quarto, Smisje, è in dismissione. Degli altri produttori oggi non resta praticamente nulla: come accaduto in altre città del Belgio, in molti casi sono stati trasformati in edifici abitativi o semplicemente abbattuti. Desideravo visitare la zona dai tempi pre-Covid e grazie all’ospitalità di un amico fiammingo originario della zona ho potuto esplorare bene le varie realtà presenti.

Il tour è cominciato nello storico birrificio Roman. Situato fuori dal centro della città, è raggiungibile percorrendo una piacevole strada tra le bellissime, rurali e collineggianti Ardenne fiamminghe. Un paio di curve prima di arrivare a destinazione, è ancora riconoscibile la struttura di uno dei birrifici scomparsi della zona, ora divenuto un condominio di appartamenti. Roman è il più antico birrificio familiare in Belgio: fu fondato nel 1545 da Joos Roman, che all’epoca possedeva anche una locanda chiamata De Clocke, una fattoria, un mulino e una malteria. Con il passare degli anni la produzione della birra divenne l’attività principale della famiglia Roman. Gli edifici attuali risalgono agli anni ’30.

Il periodo di maggior successo del birrificio Roman fu quello fra i due conflitti mondiali, quando la birra scura di Oudenaarde era un prodotto celebre. La Seconda Guerra Mondiale determinò un pesante crollo delle vendite e l’azienda si riprese solo grazie al lancio di una bassa fermentazione, la Romy Pils. Negli anni successivi la produzione si ampliò in maniera costante, toccando vari stili con diverse tipologie di birra (Adrien Brouwer, dedicata al celebre pittore originario di queste parti e Gentse Strop) e nuovi marchi (come le birre dell’Abbazia di Ename). Oggi purtroppo nel range di birre prodotte non è più presente una Oud Bruin.

Attualmente il birrificio è arrivato alla quattordicesima generazione ed è guidato da Carlo e Lode Roman. È onnipresente a Oudenaarde e dintorni, dato che negli anni ha acquisito tantissimi bar della zona. La tap room del birrificio è situata all’interno con una terrazza che da sull’ampio cortile circondato dagli edifici in mattoni rendono l’atmosfera piacevolmente retrò. In loco ho assaggiato la Sloeber, una classica Blonde, e la Adriaen Brouwer Oaked, maturata in botti di sherry e whisky.

La seconda tappa è il celebre birrificio Cnudde (sito web), situato nel villaggio di Eine, frazione di Oudenaarde. Si tratta di uno storico produttore reso celebre dai racconti di Kuaska e dalla leggenda che vuole che l’acqua utilizzata per fare le birre provenga da una falda acquifera situata sotto il cimitero del paese, dislocato appena fuori dal birrificio. Mentre diversi abitanti del luogo mi hanno smentito questa leggenda (che probabilmente però aveva un fondo di verità in passato), le condizioni sono praticamente le stesse descritte da Kuaska. Il birrificio è molto complicato da visitare, per bere i prodotti locali c’è invece il Cafè Casino.

Al momento della mia visita era in ristrutturazione, ma il bar era aperto in una sala adiacente, popolata da anziani locali intenti a bere Pils industriali e a seguire su vecchi schermi le gare di piccione (molto popolari da queste parti fin da inizio Ottocento). Con estrema soddisfazione ho assaggiato sia la Cnudde Bruin sia la Bizon (blend fra una Bruin e una Kriek, il cui nome è un tributo al bisonte simbolo dell’Ohio, stato di appartenenza dei soldati americani che liberano la città). Non potevo però non venire ad Oudenaarde senza acquistare qualche bottiglia di Cnudde da portare a casa: per reperirle mi sono recato presso il fornitissimo beer shop Pede Drinks (sito web), situato nel centro di Oudenaarde.

La tappa successiva è stato il birrificio Liefmans. Si tratta di un altro storico birrificio belga, fondato nel 1679, che ha fatto la storia dello stile della Oud Bruin. Dal 2008 è di proprietà del colosso Duvel Moortgat che lo ha acquistato dal birrificio Riva di Dentergems, che a sua volta aveva assunto il controllo del brand Liefmans nel 1990. La birra di bandiera, la Goudenband, rimane un’ottima birra. A differenza delle classiche Oud Bruin la frazione di blend affinato invecchia per almeno 12 mesi in botte e successivamente in bottiglia in cantina prima di essere commercializzata. Il risultato è una birra vinosa dal forte e unico carattere dolce-acidulo. Come le Gueze, più invecchia più è buona.

Dopo un’ottima grigliata e qualche assaggio di birre vintage (tra cui un’incredibile Oud Kriek di 3 Fonteinen del 2008, un’Orval del 2013 e il Megablend Oud Bruin 2021) mi reco all’ultimo appuntamento della giornata: un festival di birra locale chiamato Brouwers In ‘t bos (birrai nella foresta). Si tratta di una manifestazione a cui partecipano birrifici e micro birrifici situati nelle Fiandre orientali, organizzato ogni anno nella frazione di Ename. Frequentato praticamente solo da gente del posto (ero l’unico “forestiero”) è un Festival “old style”, con famiglie con bambini e rimpatriate fra vecchi compagni di classe. Tra i birrifici presenti, oltre al conosciutissimo Verzet (sito web) e la sua incredibile Kameradski Balsamico, segnalo il micro-birrificio Stroom (sito web), basato a Gent, di cui credo sentiremo parlare nei prossimi anni (da provare la West-Coast IPA).

Un tour ad Oudenaarde è un viaggio indietro nel mondo della birra, lontano dai sentieri ormai fin troppo battuti dai turisti di altre zone del Belgio. Qui è ancora possibile assaporare l’autentica atmosfera del Belgio di una volta. Parlando con la gente del posto – la presenza del mio amico madrelingua ha aiutato molto, il mio olandese è a livello meramente elementare – si percepisce l’orgoglio per la storia della birra della città e per lo stile delle Oud Bruin. Di beer hunters e turisti birrai ce ne sono ancora relativamente pochi, per questo si viene osservati con una certa curiosità dagli abitanti del luogo.

Oudenaarde è una tappa ultra consigliata per gli amanti delle Oud Bruin, stile che, a mio avviso, è destinato a seguire le orme del successo che stanno caratterizzando le Geuze del Pajotteland (ma l’impressione è che, come per le celebri acide del Pajotteland, il gusto è destinato a mutare in qualcosa di meno marcato). Approfondiremo il discorso dopo il primo Oud Bruin Beer Festival, organizzato da Verzet e previsto per il primo week end di ottobre dopo il rinvio per Covid dello scorso anno.

L'autore: Niccolo' Querci

Bergamasco di nascita. Vive a Bruxelles dal 2011 dove si occupa di fondi europei. Ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer Academy di Londra, ha scritto una guida birraria su Bruxelles ed è membro della British Guild of Beer Writers. Ama girovagare per il Belgio e per l'Europa per scoprire nuovi birrifici e nuove birre. Ha una predilezione per le Saison e una venerazione per la birra trappista Orval.

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