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Rivoluzioni birrarie: anche la Germania si lancia nella produzione di luppoli aromatici

Se la birra artigianale rappresenta la più concreta rivoluzione nelle abitudini dei bevitori di tutto il mondo, il luppolo è senza dubbio il più importante fattore di novità nel vivace mondo della birra artigianale. In qualche modo è proprio con questo ingrediente che i birrai sono riusciti ad esprimere il proprio carattere nelle loro birre, restituendogli una giusta dignità dopo che l’industria lo aveva mortificato in nome della globalizzazione del gusto. Oggi il luppolo è protagonista indiscusso della rivoluzione birraria internazionale, decretando il successo di stili che tendono a esaltarne le caratteristiche – pensiamo ovviamente alle IPA e a tutte le relative derivazioni. Il mercato dei luppoli in questi anni è cambiato sensibilmente, con la forte ascesa delle varietà americane e, successivamente, di quelle più “esotiche”.

Gli attributi delle qualità di luppolo che oggi vanno per la maggiore sono ben diverse da quelle tradizionali. Come spiega Brewers’ Guardian, stiamo assistendo a una crescente domanda di nuove varietà, definibili con l’appellativo di “luppoli aromatici”, capaci di placare la continua richiesta di birre con gusti e aromi nuovi e completamente diversi. Una domanda costante e sempre più pressante, che negli ultimi anni ha spinto i birrai a sperimentare luppoli sempre più aromatici. Pensiamo ad esempio al neozelandese Nelson Sauvin, che con il suo forte aroma di frutto della passione sconvolse radicalmente le papille gustative degli appassionati. E stiamo parlando di una varietà che ha iniziato a diffondersi (almeno in Italia) non più tardi di cinque anni fa.

Fino a oggi questa rincorsa verso i luppoli più sorprendenti era rimasta a quasi esclusivo appannaggio delle nazioni birrarie emergenti – e quindi più propense alla sperimentazione. Su tutte gli Stati Uniti, dove c’è una grande disponibilità di tante qualità di luppolo aromatico, ma anche i paesi scandinavi e l’Italia. Le nazioni birrarie più tradizionali erano invece rimaste legate alle proprie radici, sfruttando l’immensa qualità di luppoli cosiddetti nobili. Una situazione che tuttavia sembra in procinto di mutare a breve.

Sempre secondo la testata inglese, la Germania è pronta a lanciarsi nello sviluppo di varietà di luppoli aromatici, potendo beneficiare di un programma statale orientato proprio a questo obiettivo. Già nel corso del 2012 saranno lanciate le prime varietà inedite, che risponderanno a nomi piuttosto evocativi: Polaris, Mandarina Bavaria, Hallertau Blanc e Huell Melon.

Ognuna delle nuove varietà avrà dei segni distintivi ben precisi: il Polaris ad esempio sarà estremamente floreale, mentre l’Hallertau Blanc ricorderà l’uva. Anche se non sono illustrati, è facile immaginare i descrittori per le altre due tipologie, che hanno nel nome i frutti che presumibilmente richiamano (mandarino e melone). Luppoli da macedonia, verrebbe da pensare, e ovviamente il rischio principale è che la caratterizzazione di questi luppoli sia così netta da influenzare profondamente il gusto di una birra.

A tal proposito, Johann Pichlmaier, direttore amministrativo del progetto, si è affrettato a chiarire che le birre che utilizzeranno queste varietà avranno pur sempre un sapore di luppolo, ma con l’aggiunta di speciali sfumature gustative. Una precisazione doverosa, poiché i media tedeschi avevano subito esaltato l’aspetto sensazionalistico della notizia, parlando di birre aromatizzate ai fiori e all’uva. E in un paese così legato alle proprie tradizioni birrarie sappiamo bene quanto scalpore possa fare una novità del genere…

Il successo di queste varietà dipenderà dalla disposizione dei birrai nei loro confronti, ma a quanto pare i primi feedback sono molto confortanti. Le prime manifestazione d’interesse sono arrivate da tutto il mondo e sono partite sia da birrifici artigianali che dalla grande industria. E quest’ultimo dettaglio è assai importante, perché potrebbe indicare la prossima evoluzione dei prodotti delle multinazionali, di cui recentemente abbiamo avuto qualche segnale. Ogni riferimento alla Summer Cascade di Poretti (gruppo Carlsberg) è assolutamente voluto 🙂 .

In conclusione è possibile che nei prossimi mesi saremo invasi da una valanga di luppoli aromatici, provenienti anche da paesi storicamente legati a varietà più tradizionali. E’ un bene o un male? Credo che la risposta dipenda dalle convinzioni personali: c’è chi apprezzerà una maggiore possibilità creativa per i birrai e chi si scaglierà contro il forte impatto aromatico di questi luppoli.

Chiudiamo richiamando in causa ancora il Nelson Sauvin. Prima ho accennato alla curiosità che produsse nell’ambiente durante i primi mesi… beh, quella curiosità durò poco e ben presto in molti si stancarono del suo profilo aromatico così caratterizzante. Pochi birrai capirono come usarlo in modo vincente, molte birre risultarono noiose e monocordi. La moda del Nelson Sauvin durò il tempo di una stagione, ma bisogna ammettere che in quel lasso di tempo rappresentò una proficua novità da dare in pasto agli appassionati. Un luppolo mordi e fuggi, diventato cult in pochissime settimane e dimenticato da molti in ancor meno tempo. Perfetto per assecondare quell’isteria di novità che pensavo tipica solo di determinati ambienti e che invece vedo montare con costanza anche nel mondo della birra artigianale. Chissà che ne pensano di tutto questo quei vecchietti bavaresi che in questo momento si staranno trincando il loro Zoigl in totale relax. Prodotto solo con luppoli nobili…

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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23 Commenti

  1. E’ un male. Punto.
    Se anche la conservatrice Germania comincia a seguire i trend più stronzi del momento siamo sull’orlo del baratro.
    Non ci potremo lamentare quando le bock sapranno di uva e le Kolsch di melone.. (ho un brivido lungo la schiena)

    • Per il momento abbiamo una Weizen che sa di frutto della passione http://www.ratebeer.com/beer/schneider-weisse-tap-x-mein-nelson-sauvin/148420/
      Però pare buona (io non l’ho mai provata)

      • Provala se puoi… e’ indubbiamente OTTIMA! Come tutte le birre della Schneider Weisse d’altronde…

        • Quoto. Così come condivido il discorso di colonna. Purtroppo un grosso pericolo è proprio la noia del mercato tedesco che uccide anche la tradizione. La scoperta di birre nuove può portare anche alla (ri)scoperta di quelle tradizionali.

    • Dipende…Il recente festival di Monaco ha portato alla ribalta dei nuovi e preparatissimi produttori, come le birre di Fritz, Freigeist e le nuove sperimentazioni (riuscitissime) di Bayerischer Bahnhof. Sta nascendo una piccola rivoluzione anche in Germania, e conoscendo gli attori di questa rinascita non posso che restarne felicemente colpito. Tanto che sulla nave abbiamo predisposto un laboratorio dedicato a questo fenomeno (che ripeteremo a Roma) e anche al Dome di Michele o allo Sherwood di Nino queste birre sono protagoniste…quando si trovano, essendo di produzione limitatissima

      …Poi finchè c’è Andreas il problema non si pone 😉

      • E in effetti l’ultima frase mi rincuora. Per il resto: siamo così convinti che una rivoluzione, se fatta in questi termini, sia salutare per la Germania? E perché?

        • Innanzitutto credo sia giusta per dare nuova spinta e nuovo mercato a un paese che sta praticamente morendo di noia…Mettendo i conto che anche a uno come me, che gira la Franconia parecchie volte l’anno, trovare una buona birra diventa un’impresa anche negli stili classici…Uno scossone ci vuole.

          Sai quanto sono tradizionalista e quanto ami una ottima keller, ma quello che sto vedendo nei “sotterranei” di quel mercato mi affascina, soprattutto perchè chi sta muovendo le fila è spinto da una notevole passione e competenza. Senza dimenticare di FAR BENE anche gli stili classici.

        • Andrea… a Bamberga ti attende la Imperial IPA di Andreas…

  2. va bene tutto, basta che non spariscano i luppoli nobili, e soprattutto le birre che li utilizzano!! 🙂

  3. non si capisce bene perché in Italia, climaticamente perfetta per il luppolo, qualche mega papavero non abbia ancora pensato ad un programma di incentivo e coordinamento agricolo serio per fare la stessa cosa, con supporto di ricerca universitaria

    forse essere in un paese vinicolo non aiuta molto l’azione della Confagricoltura

    • Ci si provo’ tanti anni fa’.. in friuli… peccato che arrivò un nutrito gruppo di agricoltori bavaresi e distrusse i campi sperimentali sviluppati. Ahimè storia brassicola del tempo che fu

    • ho visionato il progetto di Angelo del birrificio Karspel Brau di Pagani (SA), realtà storica campana: coltivazione di luppolo sperimentale nei suoi appezzamenti, progetto pronto per partire su scala più grande ma boicottato da chiunque, partendo dagli uffici comunali preposti e finendo ai fornitori. cadono le braccia.

  4. Il Polaris (che prima era chiamato “semplicemente” 728 con 24% AA) viene usato nella Delia del Birrificio Italiano

  5. Quoto.

    Reduce dalla Beer Bloggers Conference di Leeds, nella quale un rappresentante di Charles Faram ha fatto il punto sullo stato attuale della produzione del luppolo: tra i primi 26 produttori mondiali, paesi mediterranei come Francia, Spagna e Croazia, che hanno climi sicuramente non distanti dal nostro.

  6. Mi sa che, dato che molti aromatici americani sono terminati, i tedeschi hanno pensato bene di inserirsi nel mercato per colmare questo vuoto, ora e quandunque si ripresenteranno queste ghiotte occasioni. Non mi preoccupo più di tanto perchè credo saranno proprio per l’estero, non per le loro produzioni…

  7. Francesco Donato

    Se penso a tutti i terreni destinati a canapa sequestrati alle mafie che potrebbero essere riconvertiti avviando un progetto finanziato…

    • dio ce ne scampi a finanziamenti ad hoc…. PAC, set aside e michiate varie portano solo a utilizzare posti sbagliati in maniera sbagliata (vedi le ultime minchiate su Soja, Uva, messa a distillazione, barbabietole, grano duro…)

  8. E’ semplicemente il mercato…in UK è lo stesso …si stanno riscoprendo vecchie varietà che erano state scartate dall’industria perchè avevano un sapore troppo americano….
    Le varietà che ultimamente si stavano selezionando erano tutte orientate alla grande produzione di Alpha Acidi x ettaro…..e la ricerca era ovviamente finanziata dalle Multinazionali con il rischio di perdere anche le varietà tradizionali dei territori maggiormente vocati.
    E’ solo grazie alla richiesta dei Microbirrifici Americani (es. Samuel Adams ed altri..) e di qualche industria ancora ancorata alla tradizione che si sono salvate varietà nobili tedesche come Mittlefruh, Hersbrucker, Tettnanger…. altrimenti eravamo qui solo a parlare di High Alpha e di Estratti…..
    La rivoluzione birraria degli ultimi anni porta inevitabilmente dei vantaggi…da un lato si salvaguardano varietà tradizionali (altrimenti destinate a scomparire…) e dall’altro si sviluppano interessantissime varietà aromatiche …..poi quello che conta è la diversità e la possibilità di scelta…..

    Varietà=Libertà

    • Quoto! Bell’intervento!
      ricordiamoci che il mercato del luppolo è ben più concentrato di quello della birra industriale (sono 5 di numero che controllano l’85% del mercato mondiale).
      Ma questi 5 di numero sono ben contenti di sviluppare Tettnang, Mittlefruh, Herbrucker (ed il buon vecchio Saaz Saaz) su cui marginano moooolto di più. Forse anche più contetni anche degli agricoltori!!

    • in brewdog utilizziamo ancora molti “classici” checché se ne dica 😀 (tettnanger, willamette, first gold su tutti). purtroppo, non appena si affaccia sul mercato un nuovo luppolo un tantino più funky, così arrivano le miriadi di birre monoluppolo (e ne so qualcosa) ed ecco che ci si stufa in un attimo. IMHO la giusta via è usarli per arricchire il bouquet e per caratterizzare in maniera variegata, l’importante è non andare a caso e fare le cose con buon senso e cognizione di causa.

  9. Rauchbierlover

    L’importante è che continuino a produrre quello che han prodotto negli ultimi 600 anni. Se Einbecker di punto in bianco si mette a fare solo bock ultraluppolate abbandonando la sua tradizione è un peccato. Ho detto Einbecker tanto per associare un birrificio ad un determinato stile, ma si potrebbe citare qualsiasi altro birrificio storico. Questo non toglie che la sperimentazione e l’innovazione sono sempre le benvenute, saremo poi noi consumatori a decidere cosa bere. Del resto qualcosina si è già mosso. A parte Schneider (la Tap X non mi è piaciuta per niente, mentre la Tap5 m iha piacevolemnte stupito… ma so gusti) c’è chi sta già sperimentando. L’altra settimana ho bevuto l’imperial stout di Schönramer, che ha iniziato a produrre anche IPA, pale ale e stout. Poi c’è Camba Bavaria che fa di tutto di più (http://cambabavaria.com). Per non parlare di chi produce porter da un sacco di tempo (Hopfner e Neuzelle)

  10. bastiancontrario

    vedo che ancora non si è capito che l’ingrediente principale della birra è il malto d’orzo e non questi luppoli aromatici,che usati per giunta in modo scriteriato, coprono totalmente le sue caratteristiche.
    Abbiate almeno rispetto per la birra e provate a chiamare questa nuova bevanda LUPPOLINA..!!!

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