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Le collaborazioni inaspettate: Ricola, Kellogg’s, Fernet Branca, Fabbri e Jameson

Ormai da diversi anni le collaborazioni sono una costante fissa della birra artigianale, come documentiamo settimanalmente nelle nostre panoramiche sulle nuove creazioni dei birrifici italiani. A livello internazionale l’usanza iniziò simbolicamente nel 2004 con la nascita della Collaboration not Litigation, con cui i birrifici americani Russian River e Avery Brewing si riconciliarono dopo alcuni dissidi in materia di copyright. Inizialmente le collaboration brew riguardarono solo i birrifici, poi cominciarono a coinvolgere altri soggetti dell’ambiente: locali, associazioni, homebrewer, distributori. In maniera naturale, il fenomeno si allargò oltre i confini prettamente birrari: i birrifici cominciarono a collaborare con fornitori di ingredienti particolari da inserire in ricetta, come torrefazioni, apicoltori, aziende agricole, cantine vinicole e via dicendo. Il risultato è stato lo sviluppo di un processo di convergenza sempre più evidente, fino a un’inversione di ruoli per la quale i birrifici sono diventati partner di iniziative nate in mondi lontani da quello della birra. Come vedremo di seguito, questa tendenza ha spesso coinvolto grandi nomi dell’industria alimentare, ma apparentemente poco associabili alla nostra bevanda.

Nella panoramica che segue non parleremo di collaborazioni “commerciali”, come quella roboante tra Burger King e Mikkeller. La nostra carrellata invece si concentrerà su progetti produttivi, dove cioè la convergenza tra due universi distanti (di cui uno è quello birrario) porta alla nascita di un prodotto completamente nuovo.

Ricola

Cosa c’entra una grande azienda svizzera produttrice di caramelle balsamiche con la birra? Domanda lecita, per rispondere alla quale dobbiamo tornare allo scorso 15 giugno. Fu allora che sulla pagina Facebook di Ricola apparve un post inequivocabile:

Solitamente non produciamo birra, ma lo scorso anno per il festival estivo del nostro staff abbiamo creato The Herbaliser. Nata in collaborazione con un birrificio locale, utilizza la nostra famosa miscela di 13 erbe. Una bevanda perfetta per una calda giornata di sole.

Il birrificio in questione è Unser Bier, un piccolo produttore con sede a Basilea, e la birra rientra nella categoria spesso denominata Spice, Herb or Vegetables, cioè di quelle prodotte con l’aggiunta di spezie ed erbe. Inutile che cerchiate informazioni online sulla The Herbaliser: come spiegato dalla stessa Ricola, è un’etichetta creata appositamente per il party dello staff e non disponibile sul mercato.

Kellogg’s

Come vi abbiamo raccontato in passato, a fine 2018 il birrificio inglese Seven Bro7hers lanciò una birra “sostenibile” battezzata Throw Away IPA, rappresentante del crescente filone delle produzioni realizzate recuperando scarti alimentari. A differenza di molte creazioni analoghe, però, la ricetta della Throw Away IPA non prevede il ricorso a pane vecchio, bensì l’impiego degli avanzi ottenuti dalla produzione dei cornflakes Kellogg’s – chiaramente previo accordo con la multinazionale alimentare. Quella folle idea risultò vincente, tanto che a distanza di qualche mese Kellogg’s rinnovò la partnership con Seven Bro7hers per la creazione di un’intera linea di birre dedicate.

Oggi alla Throw Away IPA si affiancano altre due birre realizzate in collaborazione con Kellogg’s: la Sling It Out Stout è brassata con l’aggiunta di Coco Pops (riso soffiato aromatizzato al cacao), la Cast Off Pale Ale ricorre invece all’impiego di Rice Krispies (riso soffiato). Per sostituire il malto d’orzo occorre una grande quantità di cereali Kellogg’s di scarto (il rapporto è 1 a 80), che comunque non mancano di certo nel processo produttivo della multinazionale.

Fernet Branca

Nel 2017 la Fratelli Branca Distillerie di Milano ingaggiò il birrificio americano Forbidden Root per la creazione di Fernetic (8,4%), una Imperial Black Ale prodotta con l’impiego di oltre 20 tra spezie ed erbe. Inutile precisare che quest’ultime (tra cui rabarbaro, menta piperita, zafferano, angelica, assenzio e anice stellato) rappresentano una parte delle botaniche previste dalla ricetta del celeberrimo Fernet Branca. La birra non fu un progetto estemporaneo, poiché a distanza di anni la Fernetic è ancora stabilmente presente nella gamma di Forbidden Root, come si può verificare sul relativo sito web.

In occasione del lancio di Fernetic, furono molto interessanti alcune dichiarazioni rilasciate da Edoardo Branca, vice presidente di Branca USA e appassionato di birra:

Negli ultimi 10 – 15 anni il concetto di birra è cambiato parecchio, così come i suoi consumatori. Al giorno d’oggi chiedono più aromi e complessità e sono più interessati a qualcosa del genere (un prodotto come la Fernetic ndR).

Jameson

Probabilmente l’esasperazione del processo di convergenza spiegato in apertura è incarnato da Jameson, uno dei più famosi marchi di Irish whiskey. Da qualche tempo nella gamma del brand irlandese (ma di proprietà francese) sono presenti due prodotti battezzati Jameson Stout Edition (pagina web) e Jameson IPA Edition (pagina web). Sia chiaro, parliamo di distillati e non di birra, ma la nostra bevanda ricopre un ruolo chiave nel processo produttivo. Le due edizioni speciale di whiskey sono infatti affinate in botti che hanno in precedenza ospitato rispettivamente una Stout e una IPA, entrambe “craft”. L’aspetto curioso è che a loro volta le botti vengono normalmente usate nella produzione brassicola per affinare le birre e caricarle di caratteristiche particolari provenienti dal legno e dalla bevanda ospitata precedentemente (vino o distillati). Nel caso di Jameson quindi si compie un giro completo: il whiskey è marchiato dal passaggio in botte dove ha riposato una birra affinché fosse a usa volta marchiata dal passaggio in botte. Roba da far girare la testa prima ancora di cominciare a bere!

Fabbri

Rimanendo fuori dai prodotti meramente brassicoli bisogna segnalare l’infatuazione di Fabbri 1905 per la birra artigianale. Durante l’ultimo Beer Attraction l’azienda alimentare italiana presentò lo Sbritz, cioè lo Spritz in versione birra, nato per alimentare la contaminazione tra la nostra bevanda e il mondo della mixology – se avessimo scritto questa frase solo qualche anno fa Cronache di Birra sarebbe esploso sul momento. Gli Sbritz prodotti da Fabbri sono tre: Hugo è creato con birra Pils e fiori di sambuco, Due Soli con birra Blanche e sciroppi di bergamotto e mandarino, Christmas ancora con birra Pils, liquore Merendry, sciroppo Chai e la classica amarena simbolo di Fabbri. Non ho avuto modo di assaggiare i tre miscelati, ma sicuramente colpisce che un nome importante come Fabbri si sia interessato alla cosiddetta “beer mixology”.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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