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Nuove birre da War, Altavia, Lieviteria, Rurale, Kashmir e Meneghino

Una delle birre più sconvolgenti (in senso positivo) del recente Ballo delle Debuttanti è stata la (S’è) Espresso del birrificio War: una bassa fermentazione aromatizzata con l’aggiunta di Specialty Coffee. Quella creazione ha sfidato le convenzioni e le aspettative – una birra chiara con caffè! – mostrando la capacità del birraio Davide Gagliardi di realizzare un prodotto molto equilibrato, ma capace di esaltare al meglio l’ingrediente speciale. La stessa idea di giocare fuori dalle regole si trova nell’ultimissima novità di War, battezzata Salty Salty (6%) e annunciata proprio in concomitanza con la Italy Beer Week: è una Pale Ale decisamente sui generis, perché brassata con l’aggiunta di sale e purea di lime. La base fermentescibile è costituita da solo malto Pils, mentre il luppolo è utilizzato con parsimonia (solo in bollitura) per ottenere un amaro leggero e non invadente. Il lime domina il profilo aromatico aggiungendo un tocco acidulo nel finale, mentre il sale conferisce sapidità. Birra molto dissetante e dunque perfetta per l’estate.

A proposito di Italy Beer Week, uno degli eventi più interessanti proposti nel corso della manifestazione è stato quello del birrificio Altavia. In occasione del lancio della sua nuova birra, infatti, il produttore ligure ha organizzato un’escursione tra i boschi, partendo dalla chiesa di San Sebastiano a Roviasca per arrivare al Teccio del Tersè, luogo simbolo della Resistenza di Quiliano (SV). Qui è stata presentata la nuova creazione, battezzata non a caso Tersè (6%), che appartiene alla tipologia delle Festbier della cultura brassicola tedesca. La ricetta è piuttosto fedele al modello di riferimento e prevede una maturazione a freddo di circa 6 settimane in tank orizzontali, che le dona pulizia aromatica e un bell’equilibrio al palato. La Tersè è la prima prodotta nel nuovissimo impianto di Quiliano, che Altavia ha inaugurato recentemente; l’idea era dunque di legare questo evento a un luogo simbolo del territorio.

Dalla Liguria ci spostiamo in Puglia, per presentare la new entry del birrificio Lieviteria. In questi anni il birraio Angelo Ruggiero ci ha abituato a tipologie brassicole poco diffuse, se non addirittura desuete. In realtà la gamma di Lieviteria si compone anche di stili “normali”, che in alcuni casi strizzano l’occhio alle tendenze più consolidate del mercato. Possiamo allora far rientrare in questo gruppo la nuovissima Ocean Beach (4,8%), un’American IPA che in alcuni aspetti incarna le tendenze luppolate più recenti. La ricetta infatti prevede l’impiego di una percentuale di avena non maltata, mentre della fermentazione è responsabile il lievito Vermont, usato in sinergia con l’American Ale. Interessante la scelta dei luppoli, perché esula dal ricorso alle varietà più utilizzate in questo periodo: qui sono stati impiegati Callista e Cashmere. Il risultato è una birra molto facile da bere, con un ventaglio aromatico dominato dalla frutta esotica (mango in primis), ma accompagnato da sfumature agrumate (lime e chinotto).

È stata invece presentata sabato scorso la Bud Scars Kellerpils (4,8%), primogenita del progetto Bud Scars del Birrificio Rurale (sito web). Con questa linea parallela il produttore brianzolo intende sviluppare un controllo totale sul lievito, grazie a un sistema di propagazione e controllo oggetto di recenti investimenti. L’obiettivo è di sviluppare un profondo know-how nella materia, così da ottenere maggiore flessibilità nella produzione del lievito ed esaltare i differenti ceppi. Il primo frutto del progetto Bud Scars – il nome significa “cicatrice da gemmazione”, con chiaro riferimento al processo di mitosi – è dunque una Pils non filtrata ottenuta con lievito Munich Lager, molto in linea con lo stile di riferimento. Le prossime creazioni della linea dovrebbero essere una Bitter e una Session IPA.

A proposito di lieviti, negli ultimi mesi abbiamo registrato un certo calo di entusiasmo per il Kveik, che in passato aveva a lungo monopolizzato l’interesse del settore. Non che il suo impiego sia scomparso totalmente, come dimostra l’ultima nata in casa Kashmir (sito web), birrificio molisano tornato di recente a sfornare novità con una certa regolarità. La Hell & Back (5,8%) è una Red Ale di stampo moderno brassata con il “miracoloso” ceppo di lievito norvegese. Il Kveik però non è l’unica particolarità della ricetta, poiché è prevista anche il ricorso a un’abbondante quantità di luppolo Sorachi Ace, aggiunto tramite un hop stand (luppolatura durante il raffreddamento del mosto) a 90 °C. Il nome è un’espressione americana traducibile con “toccare il fondo e ripartire” ed è stata scelta perché la birra fu progettata durante il periodo più duro di restrizioni anti-Covid.

Chiudiamo con due birre inedite, annunciate di recente dal Birrificio Meneghino (sito web). La prima si chiama Punk Ina (7,6%) ed è una DDH IPA luppolata con varietà Centennial, Simcoe, Sabro e Azacca. Il modello di riferimento è quello delle West Coast IPA: attacco pungente e resinoso, carica tropicale riconducibile a mango e cocco, amaro deciso ma aggraziato con una discreta secchezza a chiudere. Il nome non è un refuso: la Punk Ina fa parte della linea MilanIconSeries e omaggia la classica panchina verde della città. Appartiene alla medesima serie anche la Velasca (6,3%), una Bock reinterpretata in chiave moderna: parte dolce con note maltate di biscotto, poi vira sul floreale e sullo speziato grazie all’impiego del luppolo ceco Kazbek, infine chiude secca ostentando un’ottima bevibilità. Qui il riferimento è chiaramente all’omonima celebre torre di Milano.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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