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Non sottovalutate mai l’importanza del luppolo

In modo piuttosto curioso, recentemente diversi siti specializzati hanno puntato i riflettori sull’argomento “luppolo”. Questa mattina l’ha fatto Alberto Laschi su In Birrerya, ispirato da un precedente articolo di Charlie Papazian in cui si riassume l’impiego dell’ingrediente nella produzione brassicola, in special modo americana. L’autore statunitense sottolinea le caratteristiche delle varietĂ  locali, spiegando come negli ultimi decenni sono stati selezionati e sviluppati quei “ceppi” capaci di fornire aromi insoliti, riconducibili agli agrumi, al frutto della passione, al pino e via dicendo. Aromi ben diversi da quelli a cui ci avevano abituato le qualitĂ  tradizionali di luppolo coltivate in Europa. E’ vero, l’America negli ultimi 30 anni ha iniziato una “rivoluzione luppolata”, ma non dobbiamo dimenticare che prima ancora il luppolo è stato rivoluzionario da un altro punto di vista…

Il luppolo è il simbolo della rinascita della birra artigianale contro i prodotti delle multinazionali. Se nel tempo avete abituato il vostro palato alle creazioni dei microbirrifici, ribevendo qualche birra industriale avrete notato un evidente particolare: il luppolo è praticamente assente. Nella migliore delle ipotesi l’amaro è appena pronunciato e non c’è alcuna traccia dei tipici aromi regalati dalla pianta.

Le birre industriali tendono a mortificare il luppolo, relegando il suo potere amaricante a un elemento da limitare il piĂ¹ possibile. Nel tentativo di catturare il piĂ¹ ampio bacino d’utenza possibile, i prodotti delle multinazionali si propongono come privi di carattere, e dunque di un’anima. Non solo ricorrono spesso a succedanei e all’impiego di conservanti, ma utilizzano ricette in cui ogni elemento di “personalitĂ ” è ridotto ai minimi termini.

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In qualche modo la rinascita dei microbirrifici è passata anche attraverso la rivalutazione del luppolo, non piĂ¹ abbandonato in un’umiliante posizione secondaria, ma elevato a protagonista principale. Mentre gli uffici del marketing cercavano di abolire l’amaro, in quanto ritenuto sgradevole dalle masse, i birrifici artigianali puntavano a questo aspetto, ottenendo successo e risvegliando il gusto nei consumatori di birra.

Il successo delle IPA testimonia quante persone apprezzino l’amaro nella birra, nonchĂ© tutti quegli aromi alla cui formazione contribuisce il luppolo. Fenomeni come la rincorsa al record di IBU o l’uso di quantitĂ  smodate di luppolo sono spesso aberrazioni, ma permettono di comprendere quanto possano essere fuorvianti le opinioni comuni – nella fattispecie che alla gente non piaccia la birra amara.

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In un mondo alimentare in cui lo zucchero è diventato padrone indiscusso (con il benestare di tante aziende del settore), sapere che il mercato della birra artigianale percorre una strada completamente opposta è decisamente confortante. Approcciare una birra luppolata non è facile per i palati meno allenati, ma è estremamente formativo e permette di andare oltre le consolidate conoscenze gustative.

Per questo motivo dei quattro ingredienti tradizionali, il luppolo è quello che piĂ¹ di ogni altro ha segnato la rinascita della birra artigianale. Se anche io l’ho scelto come logo di questo blog ci sarĂ  un motivo đŸ™‚ …

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. Ăˆ organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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20 Commenti

  1. Sono assolutamente d’accordo che l’utilizzo del luppolo identifichi molto la birra artigianale.

    Non sono d’accordo sul fatto che inprecedenza il luppolo non fosse utilizzato abbastanza. Birre molto amare ci son sempre state con le dovute proporzioni.
    Semplicemente veniva privilegiata la componente d’amaro piuttosto che quella d’aroma. E sapori citrici o resinosi sono presenti nelle birra non da ieri.

    Ăˆ ovviamente una discorso che ha una sua relativitĂ .

    D’altronde si sta anche esagerando molto sull’aroma rendendo parecchi esempi di stile molto squilibrati IMO

    • Verissimo, w le vere ipa di Target e EKG! Ma se si parla di rivalsa dell’artigianale allora, forse, sono gli acidissimi americani a fare da protagonisti..

      • Non esiste il luppolo ….esistono i luppoli……

        Viva la differenza….viva la biodiversitĂ …..viva la libertĂ !

        Americani, Italiani, Neozelandesi, Giapponesi, Inglesi , Tedeschi, Ceki, Sloveni, Francesi, Russi, Polacchi, Australiani, etc….. venite a noi…..vi utilizzeremo tutti….
        poi Vi utilizzeremo come ce pare….Late Hopping, Dry Hopping, nel mash….in bottiglia….che ce frega….

        Andrè…Potenza o finezza……..????
        Dipende come si usano……..
        Anche il Saaz puĂ² diventare potente (anche se ce ne vuole una cofana)………uno dei piĂ¹ “stucchevoli” puĂ² essere l’East Kent Goldings……non solo il Cascade…….
        Dipende…..

        Ognuno faccia quello che vuole….l’importante che lo faccia bene …che la birra sia buona…..

        Poi quando vorremo fare una birra con poco luppolo faremo anche quella ….chissenefrega……

        .

        • E mica stiamo qui a censurare, ognuno fa quello che vuole. A me piacciono alcune birre potenti quanto alcune birre eleganti. Solo che le seconde si trovano con molta piĂ¹ difficoltĂ  rispetto al passato. E a me l’eleganza piace…

          • In effetti sei un gran censore raffinato… đŸ™‚

            Ah ..il passato…..

            Comunque hai ragione ,occorrerebbe fare qualcosa che somigli alla Pilsner Urquel di 30 anni fĂ ….quando me la bevevo in camera a Perugia…..dopo le lezioni all’UniversitĂ …..io facevo Agraria ma frequentavo le lezioni di lettere e biologia :-)…..e la mia cena preferita era …..Porchetta, Olive e Pilsner Urquell……
            Me sĂ  che ie tocca…..

    • Si scrive Hallertauer…..Tyrser perĂ² non facciamo gli snob…..il Nelson ed il Citra sono recentissimi (il Citra è stato usato per la prima volta in Italia l’anno passato..) …e se ben dosati sono in grado di dare grande raffinatezza alle birre….dipende come li si usa….

      Mi sembra ci sia un pĂ² di snobbismo birrario a non “usare” per forza altre varietĂ  di luppolo….che non siano europee….

      Viva la differenza e per fortuna ci sono tante varietĂ  da usare ed altre ce ne saranno in futuro……

  2. Sposo la linea di Indastria e rilancio con il reminder di Tyrser.
    Occorrerebbe fare anche un bel lavoro di rilancio dei luppoli europei, ora passati decisamente in secondo piano.
    E’ vero che se siamo in queste “nuova fase” il merito è in gran parte dei luppoli, ma prendere il consumatore attraverso l’amaro e l’aroma, alla lunga, lo vedo come una minaccia per la birra stessa come prodotto complesso

    • …o quantomeno elegante. Secondo me è molto piĂ¹ facile lavorare con luppoli che puntano sulla “potenza” piuttosto che sulla “finezza”. I gusti d’oltreoceano ricercano piĂ¹ la prima, in Europa storicamente ha prevalso la seconda

  3. Personalmente adoro i luppoli americani, ma al tempo stesso credo che dobbiamo conoscere meglio ciĂ² che sono in grado di apportare in termini di aromi i bistrattati luppoli europei, specie se utilizzati ad alte dosi. Qualche mese fa mi sono innamorato dell’aroma di “orange marmelade” emanato da alte dosi di EKG. Come diceva il buon Verdi, tornate all’antico e sarĂ  un progresso!

  4. Io sono sempre empiricamente del parere che il luppolo piace a noi geek della birra, ma il 90 e rotti % dei consumatori non apprezza e non lo apprezzerĂ  mai!
    Luppolo: o lo odi o lo ami! ahah!
    ps. disponibile a sviscerare il concetto di empiricamente…

    • sono abbastanza d’accordo. chi ama sfondarsi d’amaro ama piĂ¹ questa caratteristica che l’aroma.

      Inoltre aggiungerei che negli USA riescono a produrre birre molto “potenti” ma anche equilibrate allo stesso tempo.
      Cosa che non direi di molti birrifici scandinavi dove l’uso del luppolo ha perso totalmente senso.

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