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La svolta della filiera italiana della birra: ecco i progetti LOB.IT e FILO

Ciò che sta accadendo alla filiera brassicola italiana è qualcosa che non ha precedenti. Fino a qualche anno fa il concetto stesso di filiera della birra era praticamente inesistente. Poi sono partiti i primi progetti sperimentali, cui sono seguite alcune iniziative commerciali. Solo ora però si comincia a guardare alla filiera in maniera organica e strutturata, con l’idea da una parte di fare rete coinvolgendo tutti gli attori, dall’altra supportando la ricerca e lo sviluppo del settore. Mai come in questo momento l’attenzione delle istituzioni e della ricerca è rivolto alla filiera della birra artigianale, come dimostrano due progetti presentati o ripresentati negli ultimi giorni: LOB.IT del CREA e FILO del Consorzio Birra Italiana. L’obiettivo di entrambi, che si muovono lungo percorsi simili e in parte sovrapponibili, è fornire un impulso decisivo al segmento della birra artigianale nel suo complesso.

LOB.IT (CREA)

Giovedì 26 ottobre è stato presentato LOB.IT del CREA, ossia il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, espressione del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf). La prima parte del nome è l’acronimo di “luppolo, orzo, birra”, la seconda il riferimento alla biodiversità italiana, che il progetto vuole valorizzare. A coordinare LOB.IT c’è Katya Carbone, che da anni si occupa con il CREA di ricerca sulla filiera della birra italiana: il progetto infatti si avvarrà anche del know-how e dei dati sviluppati in passato da altre iniziative dell’ente, come Luppolo.it e Innova.luppolo.

LOB.IT ha durata triennale e si sviluppa lungo quattro linee di ricerca:

  • Luppolo – Sono tre i work packages che interessano il luppolo, finalizzati rispettivamente a nutrizione, maturazione e breeding (incroci controllati), risanamento in vitro e prodotti innovativi per fini officinali e brassicoli.
  • Cereali – L’orzo sarà chiaramente l’oggetto di un work package specifico, con l’obiettivo (tra gli altri) di sviluppare nuove linee di orzo da birra. L’altro blocco di lavoro si concentrerà invece sullo sviluppo di malto da frumenti antichi e moderni.
  • Lieviti – La ricerca sui lieviti è affascinante quanto ambiziosa e LOB.IT sembra puntarci con decisione. Anche in questo caso sono previsti due work packages, uno incentrato sui lieviti spontanei, l’altro su birre a ridotto contenuto alcolico, ovviamente ottenuto da lieviti non convenzionali.
  • Analisi statistico-economica – Importante dedicare una linea di ricerca allo scenario economico del settore, con analisi della redditività aziendale e mappatura dell’offerta, fino alla costituzione di un osservatorio normativo.

L’aspetto interessante di LOB.IT è che tutte le linee di ricerca, apparentemente separate, si muovono in realtà con un coordinamento dall’alto, che dunque fornirà uno sviluppo organico dell’intero progetto. Ottima anche la scelta di definire un team ad hoc per la comunicazione, aspetto che purtroppo viene spesso trascurato da iniziative di stampo istituzionale. In questo senso è lodevole l’idea di creare un portale web dedicato al progetto, già piuttosto ben fornito di informazioni e articoli. In LOB.IT sono coinvolti diversi centri di ricerca del CREA, nonché il Dipartimento di scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma.

FILO (Consorzio Birra Italiana)

Questa mattina presso la sede di Coldiretti a Roma si è tenuta la Giornata nazionale del luppolo italiano, iniziativa del Consorzio Birra Italiana che ormai si svolge da tre anni. Oltre a fare il punto della situazione sullo stato dell’arte della coltivazione del luppolo – per la cronaca il clima nefasto ne ha ridotto le quantità raccolte e gli alfa acidi – l’evento è stata l’occasione per tornare su un progetto lanciato di recente dal consorzio e battezzato FILO. Anche in questo caso il nome è un acronimo che significa Filiera del Luppolo e dell’Orzo per il settore brassicolo, ma restituisce anche l’idea di voler sviluppare un fil rouge tra i vari attori della filiera. Sono infatti coinvolti nel progetto 19 soggetti di diversa natura: coltivatori della materia prima (orzo e luppolo), aziende di stoccaggio della materia prima (orzo), aziende di trasformazione della materia prima e di prodotti finiti (luppolo, orzo, malto, birra), consorzi, associazioni di categoria e organismi di ricerca.

Diversi sono gli istituti universitari che partecipano a FILO. La Scuola Superiore Sant’Anna si occuperà di fornire alla filiera strumenti per misurare l’impatto ambientale e pianificare la propria sostenibilità. La disponibilità di tali strumenti sarà possibile tramite diverse azioni, come lo sviluppo di soluzioni di contabilità ambientale, la creazione di processi di economia circolare, la costruzione di un prototipo per il recupero della CO2 dalla fermentazione, l’analisi del rischio per la filiera. L’Università di Parma – che come abbiamo visto è coinvolta anche in LOB.IT – si occuperà di luppolo, lavorando su nuovi genotipi (mediante selezione di selvatici), sulla sostenibilità dei coltivatori (ricorrendo a Smart Agriculture, cioè agricoltura 5.0) e sulla valorizzazione dei sottoprodotti (non necessariamente limitata al luppolo). Infine in FILO l’Università di Udine si concentrerà sull’orzo, in particolare sviluppando la maltazione di orzo distico nazionale (varietà Pariglia) e la valorizzazione della biodiversità cerealicola (ad esempio promuovendo l’uso di cereali antichi).

Il progetto FILO è finanziato con i fondi del PNRR e avrà anch’esso durata triennale. È la dimostrazione dell’ottimo lavoro compiuto dal Consorzio Birra Italiana sin dalla sua fondazione, che peraltro sta crescendo di anno in anno: attualmente conta un centinaio di associati e l’80% degli ettari di luppolo coltivati in Italia sono collegati al consorzio. I soci del Consorzio Birra Italiana producono tra il 20 e il 25% della birra artigianale del nostro paese.

Conclusioni

Come tutti i settori, anche quello della birra artigianale sta vivendo un periodo di sofferenza e sacrifici. Questo periodo arriva in una fase in cui si respira un’apparente disinteresse da parte del pubblico per il mondo dei microbirrifici, almeno rispetto alla moda incontenibile di qualche anno fa. In generale l’impressione è che il vecchio modello di business sia esaurito e non permetta ulteriore crescita. In questo senso lo sviluppo di una filiera brassicola nazionale rappresenta non solo un’opportunità, ma probabilmente l’unica strada sulla quale ha senso puntare per il futuro. Non solo per i vantaggi economici che potrebbe portare, ma anche perché risponderebbe a molte delle richieste del mercato.

Sia LOB.IT che FILO sono progetti con un’orizzonte temporale di tre anni. Alla loro conclusione speriamo di poter contare su una filiera più solida e strutturata di quella odierna. Le possibilità ci sono tutte, perché accanto alla ricerca si registrano tante iniziative imprenditoriali private, che sono imprescindibili in tal senso. Ma tornando alle richieste del mercato, parallelamente il settore dovrà trovare una soluzione a un suo problema atavico, quello cioè della reperibilità della birra artigianale. Se non si supera questo limite, se non si trovano nuove soluzioni distributive e commerciali, lo sviluppo della filiera si bloccherà in un collo di bottiglia a valle, rendendo sforzi e investimenti pressoché inutili. L’auspicio è che ci renda conto di questo problema e si cerchi di risolverlo al più presto.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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