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Viaggio nelle Fiandre (parte 1): Bruxelles e Gent

La scorsa settimana vi abbiamo raccontato in anteprima i dettagli del Belgian Beer World, il nuovo polo esperienziale dedicato alla cultura brassicola del Belgio, inaugurato recentemente a Bruxelles. Ho potuto visitarlo di persona grazie all’iniziativa dell’Ente del Turismo delle Fiandre, che per l’occasione non si è limitato a organizzare un tour al museo della capitale belga, ma ha addirittura proposto un viaggio tra alcune memorabili tappe birrarie distribuite tra Bruxelles, Gent e le Fiandre Occidentali. L’idea dunque è stata di toccare con mano (e con le labbra) gli elementi caratteristici di un paese dalla straordinaria tradizione brassicola, partendo idealmente dal Belgian Beer World per poi muoversi tra le numerose destinazioni previste dal  nostro programma.

La prima tappa del tour è stato lo storico birrificio Cantillon (sito web). Si tratta di una meta leggendaria per migliaia di appassionati da tutto il mondo e non nascondo che anche per me, che ormai vivo da anni a Bruxelles, recarsi al numero 56 di Rue Gheude ad Anderlecht, a 5 minuti a piedi dalla Gare du Midi, è sempre un’emozione particolare e un viaggio all’indietro nella storia.  Visitare il Musée Bruxellois de la Gueuze permette infatti di ammirare strumenti e processi di produzione vecchi di decenni, contenitori di rame, tini di fermentazione secolari, bottiglie polverose e apprendere la straordinaria la bellissima storia del birrificio.

La preservazione della tradizione è una delle scelte di campo che la famiglia Cantillon-Van Roy ha compiuto in passato, decidendo di difendere la secolare tradizione produttiva del Lambic e farla conoscere nella maniera più autentica possibile, senza ricorrere ad alchimie commerciali. A differenza degli altri produttori di Lambic e Gueuze, Cantillon non riporta la denominazione “Oude” sulle etichette dei suoi prodotti, poiché secondo Jean-Pierre Van Roy esiste solo il Lambic tradizionale, il resto è una cosa differente. La brasserie ha, fin da subito, rifiutato di aderire al cartello HORAL (High Council for Traditional Lambic Beers) per la presenza al suo interno di produttori industriali.

Una parte importante della preservazione e della promulgazione della storia del Lambic sarà portata avanti grazie all’apertura del Conservatoire del Lambic, ancora in fase di costruzione (al piano superiore del birrificio) e che abbiamo potuto visitare in anteprima. Si tratta di un progetto fortemente voluto da Jean-Pierre Van Roy, il quale nel corso degli anni ha raccolto tantissima documentazione storica che ora vuole lasciare come eredità.

Un birrificio storico come Cantillon non è però immune dagli avvenimenti del presente. Il cambiamento climatico, negli ultimi anni molto evidente in Belgio, ha ridotto sensibilmente il periodo utile per la produzione, poiché la produzione di Lambic avviene in genere solo nei mesi freddi. La finestra è ormai limitata da metà novembre (l’inizio quest’anno è previst, clima permettendo, per l’11) a marzo, quando in passato cominciava addirittura a maggio. Non si può prevedere cosa accadrà in futuro e se il birrificio riuscirà a mantenere le attuali 50-60 cotte all’anno.

Altro elemento interessante è la costruzione nell’edificio vicino, di una nuova ala del birrificio in cui potrebbe essere collocata una seconda coolship. La visita si è conclusa con il tradizionale assaggio della mitica trilogia Lambic (invecchiato 2 anni), Gueuze e Kriek.

La seconda tappa brusselese ha riguardato uno dei locali più conosciuti e apprezzati dagli appassionati di birra: il Moeder Lambic Fontainas. Negli anni, grazie al sapiente lavoro di Jean Hummler e Nassim Dessicy, il Moeder Lambic è diventato un vero e proprio avamposto delle birre artigianali di tutto il mondo, oltreché una delle mecche del turismo brassicolo mondiale. Il Covid e la crisi dovuta all’aumento dei prezzi di materie prime ed energia ha portato però notevoli cambiamenti anche qui, tanto che le birre craft americane e britanniche, molto presenti in passato, hanno lasciato spazio a giovani produzioni cittadine o del resto del Belgio. Il Moeder Lambic Fontainas inoltre produce limonata e kombucha a marchio (e in futuro Dry Mead) in collaborazione con la Brasserie H20.

Tutti questi cambiamenti e la nuova filosofia ci sono stati raccontati da uno spumeggiante Jean Hummler mentre abbiamo degustato nell’ordine una Harmony della Brasserie des Legendes (Blonde ai sentori di pompelmo), una XX Bitter del celebre birrificio De Ranke, una Dreaming Citra della Brasserie Surrealiste di Bruxelles, una Jambe de Bois della Brasserie de la Senne e una Kriek di Cantillon.

Dopo la visita al Belgian Beer World, da Bruxelles ci siamo spostati nella meravigliosa Gent (Gand in francese). Gent è una città gioiello delle Fiandre, situata nella confluenza dei fiumi Lys e Schelda. Edifici medievali ottimamente conservati, romantici canali navigabili e una serie di interessanti musei e gallerie d’arte compongono il centro storico medievale. La sua bellezza è, a mio avviso, pari, se non superiore, a quella della rinomata Bruges.

A Gent abbiamo innanzitutto visitato il birrificio Dok Brewing (sito web), situato nell’area portuale a nord della città, in un vecchio deposito con il soffitto a vetrate che offre al locale un’aurea molto vintage con impianti a vista. È stato fondato nel 2018 da Janos de Beats, che in precedenza aveva lavorato come birraio presso i birrifici De Proef e Hedonis Ambachtsbier. Dok Brewing può essere considerato il precursore a Gent della new wave di birrifici e brewpub in stile americano che stanno spopolando in Belgio (con tanti esempi a Bruxelles e qualcuno ad Anversa) e nel Nord Europa. Nel locale è possibile degustare una trentina di birre alla spina (la maggior parte prodotte in loco, le altre o realizzate in collaborazione con birrifici partner o di qualche birrificio ospite). Dok Brewing organizza ogni anno, solitamente all’inizio del mese di luglio, un interessante beer festival con ospiti giovani birrifici belgi e stranieri.

Tra i vari assaggi segnalo la Pils della casa denominata 13 e la Pale Ale Waar is Loca?, che rappresentano il core range della loro produzione. Inoltre ho degustato la Saint James Porter (collaborazione con gli irlandesi di Whiplash) e la Double Uyzet (collaborazione con i bravissimi francesi della Brasserie au Baron) che si ispira all’antico stile delle Uyzet, un tempo prodotte nella zona di Gent con malti ambrati e piccole percentuali di frumento ed avena.

La giornata successiva, dopo un’interessantissima visita mattutina alla città, ci siamo spostati verso la località di Wetteren, situata a pochi chilometri da Gent, per visitare la Heilig Hart Brouwerij (sito web). Il birrificio Heilig Hart è stato fondato nel 2017 da Hans Dusselier e dal figlio Victor. La location è veramente particolare essendo una chiesa sconsacrata, per la precisione la chiesa Heilig Hart (del Sacro Cuore). Hans Dusselier, che commerciava (e commercia tuttora) vini naturali, l’ha acquistata verso la fine del 2016 e vi ha installato il proprio birrificio. Il colpo d’occhio è molto particolare: Hans ha deciso di mantenere quasi completamente l’arredamento originario, a parte l’altare, sostituito dall’impianto produttivo, e la sacrestia, che ospita le botti e i foeders per l’affinamento in legno, nonché le anfore da invecchiamento e fermentazione.

Un’altra particolarità è che Hans ha deciso di produrre birra a gravità. L’impianto da 10 hl è situato nella parte superiore della navata e la birra prodotta scorre dall’alto verso il basso, raggiungendo i tini di fermentazione senza essere mai pompata. Anche la coolship – Heilig Hart produce in aggiunta birre a fermentazione spontanea – è collocata in alto. L’altra caratteristica dirimente del birrificio è l’utilizzo delle anfore. Attualmente la dotazione consta di una quindicina di anfore, di diverse forme, dimensioni e materiale, utilizzate sia per fermentazione che per brevi periodi di invecchiamento.

Avevo visitato, quasi per caso, il birrificio nel 2019 quando avevo appena rilasciato le prime produzioni. Mi era sembrato un progetto interessante, ma non ero rimasto particolarmente colpito dalle loro prime produzioni. Quattro anni dopo ho trovato delle birre molto più complete e con maggiore complessità. Hans ci ha fatto assaggiare praticamente tutti i suoi prodotti che si dividono in tre diverse tipologie. La serie “Nel nome del Padre” è dedicata agli stili belgi tradizionali come Saison, Dubbel e Tripel. La serie “Nel nome del Figlio” è dedicata a stili innovativi e contiene una Grape Ale e due rivisitazioni di Saison e Oud Bruin. Infine la serie “Nel nome dello Spirito Santo” troviamo le fermentazioni spontanee.

I migliori assaggi sono stati la Custodia, la rivisitazione della casa dello stile Oud Bruin, prodotta con il metodo del kettle sour con yogurt greco e poi invecchiata sedici mesi in botte e tre mesi in anfora, e la Sabbat, una Saison a fermentazione spontanea con bacche di olivello spinoso, fermentata e invecchiata in botte. Altra curiosità è la venerazione che Hans Dusselier ha per il birrificio italiano Loverbeer e per il suo birraio Valter Loverier: da ciò che mi ha riferito, la Beerbeera è stata per lui una preziosa fonte d’ispirazione. Non a caso nel birrificio, oltre alle birre prodotte in loco e a svariati vini naturali, è possibile trovare anche alcune birre del produttore piemontese.

Dopo Gent ci siamo spostati nelle Fiandre Occidentali per toccare altre interessanti tappe, tra cui l’unico birrificio del Belgio a produrre regolarmente tutti i tipi di fermentazione (alta, bassa, mista e spontanea). Ma ne parleremo nella seconda parte del mio report di viaggio.

L'autore: Niccolo' Querci

Bergamasco di nascita. Vive a Bruxelles dal 2011 dove si occupa di fondi europei. Ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer Academy di Londra, ha scritto una guida birraria su Bruxelles ed è membro della British Guild of Beer Writers. Ama girovagare per il Belgio e per l'Europa per scoprire nuovi birrifici e nuove birre. Ha una predilezione per le Saison e una venerazione per la birra trappista Orval.

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